Mystero

Posts written by The Old Man

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    Numerose tribù indiane, negli stati Uniti e nel Canada occidentali, narrano storie di piccoli uomini che si recherebbero in particolari laghi e fiumi per procurarsi l'acqua. Gli irlandesi ci hanno sempre parlato di nanetti con abiti aderenti, verdi o marroni, che frequentano laghi e fiumi in prossimità di determinati luoghi. Al di là delle credenze su gnomi, folletti e fate, esiste un numero impressionante di libri e raccolte di documenti che riferiscono sulle molteplici apparizioni di questi minuscoli ed inafferrabili esseri che, secondo le leggende, vivrebbero sottoterra. Potrebbe trattarsi di una "Seconda Razza" di umani che in tempi remoti, mentre noi ci sviluppavamo e progredivamo in superficie, si ritirarono nell'isolamento delle cavità terrestri naturali, per poi divenire, con le loro apparizioni, oggetto di miti e leggende? La storia ci ricorda che alcuni individui preistorici di piccole dimensioni hanno abitato l'Europa prima dell'arrivo dal nord dei Celti. Si trattava di una razza mongoloide dedita alla lavorazione della selce che conobbe un periodo fiorente durante l'età della pietra levigata. Questi popoli, Turanidi, Picti e Mediterranei, furono distrutti o ridotti in schiavitù dai Celti all'inizio dell'età del Bronzo. Stessa sorte toccò poi ai Celti per mano delle tribù teutoniche. E fin da allora iniziano a circolare racconti secondo cui non tutte le piccole creature erano state sterminate. Alcune si sarebbero nascoste nelle caverne dalle quali sarebbero uscite soltanto di notte per rubare viveri e compiere rappresaglie contro i loro aguzzini, impadronendosi dei loro piccoli animali e persino dei loro bambini immersi nel sonno. Sono solo racconti oppure possiamo accettare l'idea che lo sterminio di questi "nanetti" ad opera dei Celti non fu totale? Una delle scoperte più affascinanti sui piccoli esseri avvenne nel 1932, nello stato del Wyoming (USA.
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    Mentre due cercatori d'oro stavano lavorando in un burrone, alla base delle montagne Pedro, credendo di aver individuato una vena d'oro su di una parete, la fecero saltare con la dinamite. Ben presto si accorsero di aver messo allo scoperto una caverna alta e larga 1,2 mt e profonda 4,5 mt. Scrutando all'interno i due cercatori rimasero stupefatti nello scorgere su una sporgenza, una minuscola figura mummificata di un uomo seduto, con le braccia e le gambe incrociate. La mummia era di colore bronzo scuro, molto raggrinzita e non più alta (stima da viva) di 35 cm. Gli scienziati che la esaminarono rimasero increduli, sottoponendola ai raggi X stabilirono che la creatura in vita pesava circa 5,5 Kg, che era di sesso maschile, che aveva una dentatura completa e che al momento della morte la sua età doveva essere di circa 65 anni. Il peso della mummia era di soli 350 gr, la sua fronte bassissima, il naso schiacciato con narici ampie e dilatate, la bocca larghissima e munita di labbra sottili. La scienza ufficiale aggiunse che "il piccolo cadavere era appartenuto ad un'epoca estremamente remota e la sua statura, tipo e origine, ci erano del tutto sconosciute". La mummia, infatti, era molto più piccola di ogni tipo umano finora conosciuto. Alcuni abitanti del posto suggerirono agli studiosi che l'uomo era soltanto un membro di una razza di piccoli esseri che un tempo aveva popolato la regione. Superate le prime perplessità iniziarono altre ricerche e furono consultati antichi documenti. Gli indiani Arapaho e Shoshoni nelle loro leggende asseriscono che quando giunsero in quei luoghi vi trovarono dei piccoli esseri che vivevano in canyon nascosti e che guerreggiarono contro di loro. Sulle pareti del Dinwoody Canyon sono stati rinvenuti dei petroglifi (disegni incisi) che non risultano appartenere alla tradizione indiana e apparentemente non trovano giustificazione. Allora migliaia e migliaia di anni fa, e forse anche in epoche più recenti, non esistevano solo dei giganti sulla Terra, ma anche dei pigmei, non appartenenti al genere che già conosciamo. Abitarono, come sembra, l'intero pianeta? Esistono tutt'oggi? Sono domande che non hanno ancora risposta. Oltre alla mummia, anche la caverna del ritrovamento fu oggetto di accurate indagini, ma gli scienziati non vi trovarono nè prove di residenza umana, nè strumenti lavorati, graffiti o altra traccia di scrittura, null'altro all'infuori della piccola sporgenza rocciosa su cui la piccola creatura era rimasta seduta per millenni. Un solo altro gnomo mummificato giunse a nostra conoscenza dagli Stati Uniti, all'incirca nel 1925. Si tratta di un'altra piccola creatura, dai capelli rossi, trovata anch'essa su di una sporgenza rocciosa all'interno della Mammouth Cave, nello stato del Kentucky.
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    In questo caso l'omino era alto da vivo 99 cm e, alle indagini condotte dagli scienziati, risultò essere morto non più di sei o sette secoli prima. Come fecero i due "nanetti" ad entrare nelle loro tombe rimane un mistero. Come un mistero rimane la mummia rinvenuta nel 1921 dall'inglese Mike Mitchell-Edges, nell'isola di San Blas a largo di Panama.
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    La mummietta era gelosamente custodita dagli indigeni Chucumaque come feticcio a cui attribuivano poteri sovrannaturali. La scienza disse che il piccolo cadavere macrocefalo era di un feto rimosso dall'utero materno a 5 o 6 mesi di gravidanza. Il suo stato di conservazione è ottimo, con la pelle ancora intatta. Questo feto presenta una forma cranica del tutto sconosciuta e non è stato sottoposto ad alcun trattamento di fumigazione, con alcool o di essiccamento al sole. La conservazione di quest'embrione dimostra una conoscenza scientifica di alto livello in netto contrasto con le condizioni di vita dei primitivi Chucumaque. Alcuni ricercatori hanno avanzato l'ipotesi che in tutti e tre i casi citati si possa far riferimento a creature provenienti da altri mondi. Al momento l'unica certezza è che non appartengono nè alla specie Homo Sapiens, nè ad altre forme umane conosciute.
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    Edited by The Old Man - 10/11/2004, 17:49
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    In uno dei testi sacri più antichi che conosciamo, il Libro di Enoch, passo del Libro di Noè, si fa un esplicito riferimento agli Angeli che "hanno trasgredito alla parola del Signore, la legge del cielo". "Ed ecco che hanno commesso peccato - continua l'antico testo ebraico - e violato il comandamento, si sono uniti con donne e commesso peccato con loro; e hanno preso moglie tra loro, e da loro generato prole...E sulla Terra daranno vita a giganti, non dello spirito ma della carne. Questi saranno una grande piaga... e la Terra sarà lavata da tutta la corruzione... e sulla Terra verrà la distruzione". Tale racconto, che prelude al diluvio universale, trova conferma anche nei famosi ritrovamenti dei rotoli del Mar Morto, avvenuti nel 1947 in Giordania. L'epoca in cui dovrebbero essere stati compilati questi testi si aggira attorno al I secolo d.C. e riferiscono di fatti accaduti moltissimi secoli prima. Una ulteriore conferma emerge dal Libro della Genesi 6:2 "dopo che gli uomini si erano moltiplicati sulla Terra (in conseguenza forse della rivoluzione dovuta all'agricoltura) i Figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle, ed essi presero per mogli quelle che si scelsero tra tutte". Il dato di estremo interesse è che mentre la tradizione giudeo-cristiana ci ha tramandato, e ci tramanda tuttora, che gli Angeli sono di natura prettamente spirituale, e quindi incorporei e privi di sostanza, nonchè incapaci di immacolata concezione, in questi testi, dalla comprovata autenticità, si narra esplicitamente di Angeli in grado di procreare con donne mortali. Anzi, dall'unione carnale di queste creature celesti con femmine della specie umana è stata generata una stirpe di esseri giganti, mostruosi e terribili, alla quale fu posta fine tramite il diluvio universale.

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    Altro che esseri incorporei cacciati dal paradiso dall'Arcangelo Gabriele quindi. All'epoca di Iared, padre di Enoc, la narrazione parla della caduta dal cielo di ben 200 Angeli, definiti anche Vigilanti, scesi sulla vetta del monte Hermon (estremo nord della Palestina) e nel testo ne vengono addirittura fatti alcuni nomi, tra cui Semeyaza capo dei Vigilanti. "I giganti nati dall'unione dei Vigilanti con le donne consumarono tutto quello che avevano prodotto gli uomini, poi terminate queste risorse cominciarono a mangiare gli stessi uomini e peccarono contro gli animali e bevvero il loro sangue..." Tali creature mostruose, pertanto, uccisero e mangiarono uomini e animali. Secondo l'antica scrittura un Vigilante di nome Azazel "insegnò agli uomini a fare spade, e coltelli, e scudi, e corazze, e fece conoscere loro i metalli e l'arte di lavorarli", indicando che gli Angeli furono i primi a iniziare l'umanità all'uso dei metalli. Azazel "insegnò anche agli uomini a fare braccialetti e ornamenti, e a usare l'antimonio", un metallo bianco e fragile impiegato nelle arti e nella medicina, mentre alle donne insegnò "l'arte di abbellire le palpebre, e l'uso di ogni pietra costosa e di tintura colorante", segno che prima di allora la cosmesi e l'uso dei gioielli era sconosciuto. L'Angelo Azazel viene anche accusato di aver insegnato alle donne il piacere sessuale e la promiscuità, comportamento visto come empio dai narratori ebraici.

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    Altri Vigilanti vengono accusati di aver istruito i mortali in campi più scientifici, introducendoli alla conoscenza delle nuvole, della meteorologia, e dei "segni della Terra" e dell'Astronomia. A Semeyaza viene attribuito l'insegnamento "degli incantamenti e del taglio delle radici", riferito alle arti magiche. Peneum, altro Vigilante, insegnò agli umani "l'amaro e il dolce" in riferimento all'uso delle erbe e spezie nelle vivande, istruì anche sull'uso "di inchiostro e carta", sottintendendo che i Vigilanti introdussero le prime forme di scrittura. Inquietante è la descrizione dell'operato del Vigilante Kasdeya, che avrebbe mostrato "ai figli degli uomini tutti i colpi malvagi degli spiriti e dei demoni, e i colpi del feto nel grembo, affinchè cada". Questi versetti sollevano una questione fondamentale: perchè degli Angeli del cielo avrebbero dovuto possedere una conoscenza in simili campi? Che bisogno avrebbero avuto di saper lavorare metalli, usare incantesimi, scrivere, abbellire il corpo, usare l'antimonio e essere pratici di aborti? Nessuna di queste competenze rientra tra quelle che ci si aspetterebbe in un Messaggero celeste. Ma allora di cosa si tratta se non sono dei veri Angeli? Chi erano questi Vigilanti? La rivelazione di pratiche e conoscenze prima ignote potrebbe allora essere l'azione di una razza molto progredita che trasmette parte dei suoi segreti a una cultura meno evoluta che si sta ancora sforzando di comprendere i principi fondamentali della vita?

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    Forse. Per espiare la loro colpa di corruttori dell'umanità, contravvenendo ai dettami di Dio, gli Angeli vengono costretti ad assistere allo sterminio dei loro figli, i giganti, poi vengono relegati in una sorta di prigione celeste, un "abisso di fiamme" (Trasformati in diavoli e finiti nell'Inferno?). Semeyaza, reo tra l'altro di aver rivelato alla bellissima mortale Ishtahar il nome di Dio in cambio del piacere carnale, rimarrà legato e sospeso per l'eternità tra cielo e terra, a testa in giù, nella costellazione di Orione. S.M.

    Leggi anche: Gli Anunnaki


    I Giganti



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    Secondo la tradizione mitologica greca, esistevano in un tempo molto antico, i giganti, figli degli dei. Uno di questi, Prometeo, aveva donato il fuoco agli uomini, che non lo conoscevano. Tavolette cuneiformi babilonesi affermano che la conoscenza fu trasmessa all'uomo, in tempi molto antichi, da alcuni giganti sfuggiti al diluvio universale. Anche le leggende celtiche, di quella strana ed eterogenea civiltà che visse nel nord Europa, parlano di un'epoca delle origini, in cui il mondo era abitato da esseri bellissimi, di dimensioni gigantesche e con grandi poteri magici. In tutto il mondo, nel patrimonio di miti, leggende e religioni, ritroviamo ricorrente l'allusione a una razza di giganti portatrice di poteri e di conoscenze fino ad allora ignote agli uomini. Altrettanto ricorrenti sono i concreti resti archeologici di strutture di enormi dimensioni, composte da blocchi in pietra di 200 tonnellate e più, spesso trasportati sul luogo da cave distanti molti km. Per gli storici cosiddetti ÒortodossiÓ il mito, pur se comune, è frutto della reazione della fantasia popolare all'ignoto, le grandi costruzioni, sempre secondo questa categoria di studiosi, sono state realizzate da uomini normalissimi, con tecniche da individuare. Nella Cina del sud e in Africa orientale, furono effettuate negli anni '60 due scoperte piuttosto pertinenti a questo argomento ed in stridente contrasto con le teorie "ortodosse". Furono esumati i resti fossili di due umanoidi, denominati gigantopiteco e megantropo, di dimensioni veramente impressionanti: alti 5 metri e con un peso stimato, da vivi, di 500 Kg! Allora i giganti ci sono stati realmente sulla terra...



    Edited by The Old Man - 26/6/2016, 14:02
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    Antikitera è un'isoletta rocciosa a nord-ovest di Creta. Nel 1900 dei pescatori di spugne, persa la rotta a causa di una tempesta, riuscirono a trovare riparo su questa isoletta quasi disabitata dove ripresero a pescare. Fortuitamente scoprirono il relitto di una enorme nave che all'epoca trasportava statue in bronzo ed in marmo.
    Dopo la segnalazione alle autorità del ritrovamento, gli archeologi lavorarono sul relitto sino al settembre del 1901. Tra i reperti ripuliti vennero individuati un'intera serie di ruote dentate, parte di un meccanismo, molte delle quali con iscrizioni.
    Il relitto, a giudicare dalla ceramica facente parte del carico, fu fatto risalire al I secolo a.C.. Alcuni archeologi dissero che il meccanismo ritrovato era troppo complicato per appartenere al relitto. Degli esperti sostenevano che i resti provenissero da un astrolabio, mentre altri erano convinti appartenessero ad un planetario. Le varie polemiche e supposizioni arrivarono ad un punto morto ed il mistero di Antikitera rimase irrisolto.
    Nel 1951 il professor Derek de Solla Price cominciò a studiare il meccanismo esaminando minuziosamente gli oggetti e riuscendo, dopo circa vent'anni di ricerca, a riassemblare i pezzi ed a scoprire lo scopo del congegno. Risultò essere un computer per calcolare i calendari solare e lunare. Le varie ruote riproducevano il rapporto di 254:19, per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole, tenendo in considerazione il fatto che la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari.

    Probabilmente, il congegno faceva parte del carico e non serviva d'ausilio per la navigazione. Se questa fosse la vera funzione del meccanismo di Antikitera, ci fornirebbe conferma ad accenni letterari che indicavano esperimenti, di scienziati greci di quell'epoca, su macchine astronomiche. Ad esempio, Cicerone scrisse che il filosofo Posidonio aveva realizzato un globo che mostrava i moti del Sole, delle stelle e dei pianeti come appaiono in cielo. Egli annotò anche che Archimede aveva concepito un modello che imitava i movimenti dei corpi celesti.
    Una recente analisi, basata su dettagliate scansioni ai raggi-X del meccanismo, fatta da Michael Wright, curatore dell Istituto di Ingegneria meccanica al Museo delle Scienza di Londra, ha portato all'individuazione dell'esatta posizione di ogni ingranaggio. Tutto questo ha portato a pensare che Price avrebbe sbagliato una serie di osservazioni e che avesse manipolato il numero dei denti degli ingranaggi che erano incompleti.
    Wright ha trovato prove che il meccanismo di Antikythera sarebbe stato in grado di riprodurre accuratamente il moto del sole e della luna, usando un modello epiciclico elaborato da Ipparco, e dei pianeti Mercurio e Venere, usando un modello epiciclico elaborato da Apollonio di Perga. Ha inoltre dichiarato che il meccanismo deve essere stato costruito mediante l'ausilio di antichi attrezzi, anche se la realizzazione di una ruota metallica dentata implica l'utilizzo di lame sofisticate ed un altissima abilità.
    Se solo si pensa che i primi calendari ad ingranaggi, simili ma meno complessi di quello di Antikitera, furono realizzati a partire dal 1050 d.C., bisogna rivedere il nostro pensiero sull'antica tecnologia greca.

    Altre news



    Edited by The Old Man - 1/5/2016, 08:15
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    Le pietre sarebbero state rinvenute nel deserto di Ocucaje, nei pressi di Ica (Perù) nel 1960, quando il Rio Ica, a causa di alcuni smottamenti, inondò il deserto dissotterrando gli strati più profondi e portando alla luce il loro giacimento. Va detto che nessuno è però mai riuscito ad individuare tale giacimento, di cui è a conoscenza, se realmente esistente, il solo Cabrera.
    Le pietre presentano enigmatiche incisioni, non inseribili in nessun contesto culturale noto, mostrando una flora ed una fauna parzialmente sconosciuta in Sud-America, indici di un’epoca primitiva che supera di gran lunga i confini riconosciuti della storia dell’umanità. Le incisioni forniscono elementi assolutamente "fuori posto" rispetto alla presunta datazione delle pietre: mappe di territori ignoti; configurazioni stellari anomale; strumenti ottici, quali telescopi e lenti; un’ampia serie di animali preistorici estinti e relativi cicli biologici; velivoli meccanici; ma soprattutto la rappresentazione di avanzate operazioni chirurgiche, tra cui interventi a cuore aperto e trapianti di cervello.

    Prima degli Incas

    Un complesso mosaico di incisioni che, se si rivelasse autentico, potrebbe sconvolgere l’intera storia dell’umanità. Non fu il solo Cabrera ad interessarsi alle pietre di Ica. I fratelli Carlos e Pablo Soldi raccolsero un numero considerevole di reperti. Nel dicembre 1966 apparve un articolo nel supplemento scientifico del quotidiano di Lima, "El Commercio", i cui autori erano l’allora Rettore del Politecnico di Lima, Santiago Agurto Calvo e l’archeologo Alejandro Pezzia dell’Istituto Nazionale Peruviano di Archeologia, che avevano trovato pietre simili in tombe preincaiche nell’agosto dello stesso anno. Era certamente una conferma che pietre di quel tipo erano già conosciute ai popoli preispanici.
    Il ritrovamento di Carlo e Pezzia, ancora scevro da preconcetti scientifici, fu ripetuto dallo stesso Calvo a "Max Uhle Hugel", una zona archeologica protetta. Calvo raccolse oltre cento pietre e le fece analizzare in laboratorio presso l’Istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù, ottenendo il primo risultato di un certo rilievo: le pietre, in base allo stato di ossidazione che ricopriva le superfici incise, sarebbero state "vecchie" di almeno 12.000 anni.
    Una datazione rivoluzionaria, in quanto 12.000 anni fa non esisteva alcuna civiltà in grado di riprodurre gli strumenti tecnologici presenti sulle pietre di Ica.
    Una ulteriore conferma giunse dall’archeologo A. Pezzia: egli rinvenne in un’ennesima tomba pre-incaica una pietra incisa simile alle Pietre di Ica.
    Anche Cabrera richiese alla Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild analisi sui suoi reperti che, tramite il dottor Eric Wolf, fornirono un risultato identico a quelli di Calvo e Pezzia: le pietre risalivano a 12.000 anni fa.
    Ma molti specialisti rifiutarono questa datazione, generando una spaccatura che dura ancora oggi.
    A complicare le cose sono poi intervenuti i campesinos che, realizzando falsi da vendere ai turisti, contribuirono ad inquinare l’intera questione.

    Al di sopra di ogni sospetto

    Alcune pietre sono tuttora esposte al Museo Nazionale dell’Aviazione Peruviana, a Lima, il cui ex direttore, il colonnello Omar Chioino fece riportare su carta da esperti cartografi dell’aviazione i motivi incisi sulle sessanta pietre del museo.
    Alcuni disegni erano incredibilmente simili alle figure incise nel deserto di Nazca. "Solo chi è pratico di procedimenti di rilevamento topografico può comprendere che tipo di modello sia necessario per riportare in misure gigantesche un disegno originale in piccola scala, con assoluto rispetto delle proporzioni.
    I primi devono aver posseduto strumenti e sussidi di cui non sappiamo nulla (…) Inoltre escludo la possibilità di una contraffazione" ha affermato il Colonnello Chioino. Contraffazione di cui in passato è stato accusato lo stesso dottor Cabrera, ma Chioino smentisce: "il dottor Cabrera è stato sotto la sorveglianza del Servizio d’Informazione negli anni settanta e per un lungo periodo di tempo.
    Non è emerso nulla che lo potesse incastrare. La sua serietà è oggi al di sopra di ogni sospetto".
    Roger Ravinez, archeologo e membro dell’Istituto Nazionale di Cultura del Perù, accanito avversario del medico peruviano, ritiene le pietre delle falsificazioni, in quanto le incisioni non sono collegabili stlisticamente con i rinvenimenti archeologici di Tiahuanaco, Mochica, Nazca o Paracas.
    Ha tuttavia dovuto ammettere che ritiene autentica una di queste pietre, quella scoperta dallo stimato archeologo Max Uhle in una tomba preincaica. Anche su questa pietra un animale preistorico, un dinosauro, faceva bella mostra di sé.

    Un enigma archeologico
    Nella collezione di Cabrera, che negli anni ha costituito un museo personale, vi sono alcune enormi pietre che in base a quanto afferma lo studioso peruviano, provengono da un deposito sotterraneo dove sono ancora presenti migliaia di altri reperti.
    Cabrera afferma di essersi rivolto al governo per far sì che si prendessero le necessarie cautele per sbarrare e controllare militarmente il giacimento a lui noto, per evitare atti di sabotaggio e depredazioni da parte di tombaroli.
    Solo a queste condizioni avrebbe rivelato l’esatta ubicazione del deposito. Ma le condizioni non si sono mai verificate. Nella diatriba tra vero e falso si inserì nel 1974 il ricercatore francese Francis Mazière, famoso per il pionieristico lavoro svolto sulla cultura polinesiana dell’isola di Pasqua.
    Dopo un accurato lavoro di reperimento e studio. Mazière definì le pietre come "l’enigma archeologico più sconcertante del sud-America", escludendo la possibilità di falsificazioni.


    Uomini e dinosauri
    Un ennesimo interrogativo è legato al numero delle pietre e alle conoscenze che un eventuale falsario avrebbe dovuto possedere.
    Vi dovrebbero essere almeno 11.000 pietre, opera di un nutrito gruppo di falsari, i quali avrebbero dovuto possedere conoscenze geologiche, anatomiche, naturalistiche approfondite, per non dire specializzate, che non possono essere proprie di due pur abili campesinos, Basilio Uchuya e Irma Gutierrez, i principali realizzatori di falsi.
    In effetti le pietre da loro realizzate sono del tutto simili a quelle di Cabrera. Queste osservazioni sono state alla base delle accuse mosse dagli archeologi a Cabrera, in quanto unica mente della "truffa delle pietre di Ica".
    In realtà, come già detto, ammettendo che non tutte le pietre siano originali, parte di queste potrebbe davvero esserlo, come lo è quella scoperta da Pezzia in cui è raffigurato un dinosauro.
    Se alcune delle pietre sono originali, diviene di fondamentale importanza capire il significato delle incisioni. Su centinaia di esse si nota la presenza dell’uomo insieme ai grandi rettili.
    Pur risultando difficile inserire tale anomalia in un contesto riconosciuto, Cabrera è assolutamente convinto di quanto afferma. Su una delle sue pietre è perfettamente riprodotto il ciclo vitale di uno stegosauro, su un’altra quella di un triceratopo ed altre con animali acquatici, oramai estinti.

    Le pietre di Cabrera non sono l’unico indizio della contemporanea esistenza di uomini ed animali preistorici. Ad Acambaro, presso la Sierra Madre messicana, sono state ritrovate delle statuine di argilla a tutto tondo che raffiguravano uomini, stranamente abbigliati, insieme ad animali preistorici.
    Le figure di Acambaro hanno subito la stessa sorte delle pietre di Ica. Rimangono un mistero e l’archeologia si rifiuta di considerarle (ne riparleremo).
    Impronte di piedi umani fossilizzate, anche dotate di calzature, sono state trovate dai geologi, nelle vicinanze di Carson City nel Kentucky, in uno strato di rocce di 110 milioni di anni.
    Altre sono state portate alla luce dalla nota paleoantropologa Mary Leakey a Laetoli, in Tanzania, dove coesistono tracce di uomini e dinosauri, mentre proprio a Ocucaje, il Dottor Jimenez del Oso ha scoperto resti umani accanto a quelli di animali preistorici.


    L’Uomo Gliptolitico
    L’uomo raffigurato nelle pietre di Ica è una razza di piccola statura, con testa sproporzionata rispetto al corpo, occhi grandi e mento schiacciato.
    Cabrera lo chiama Gliptolitico e ipotizza che diede vita alle leggende di gnomi e folletti. Le Pietre di Ica potrebbero essere la sua testimonianza principale che permetterebbe di poter disegnare un quadro della sua società e del suo sapere.
    Sorprendenti appaiono le incisioni di operazioni al cuore e al cervello che l’Homo Gliptolitico pratica su alcuni individui. Tali incisioni sono di incredibile precisione, mostrando apparecchi collegati a pompe di alimentazione cardiaca e strumenti chirurgici.
    Inoltre gli uomini che operano sono vestiti con un cappello di foglie. L’accostamento è pertinente, in quanto la foglia nelle antiche culture pre-colombiane era il simbolo della vita.
    La cosa può sembrare sorprendente, ma è risaputo che per quanto riguarda la chirurgia i popoli incas e pre-incas erano molto più evoluti di quanto si pensa oggi. Essi conoscevano il forcipe, i narcotici a base di cocaina e la presa venosa (strumento chirurgico), il cui inserimento presuppone la conoscenza della circolazione sanguigna.
    Lo storico della medicina R. L. Moodie sostiene che essi hanno eseguito amputazioni, incisioni, trapanazioni di cranii, tagli cesarei, trapianti ossei, causticazioni ed altri interventi non chiaramente definibili (cfr HERA n°7/8 pagg.28).
    Questo sapere difficilmente si accorda con l’immagine di una civiltà basata solo su conoscenze animiche. Soltanto una tradizione scientifica evolutasi nei secoli può concepire la conoscenza di pratiche così complesse.
    E il tutto appare ancora più incredibile se si pensa che la trapanazione del cranio, ad esempio veniva effettuata, senza dubbio, su persone viventi, dato che i pazienti sopravvivevano all’intervento. Come l’uomo Inca o Paracas, ma anche quello dell’età della pietra sia riuscito a sviluppare questa tecnica resta un mistero.

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    Edited by The Old Man - 1/6/2016, 17:27
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    Salve a tutti, sono un nuovo iscritto. Il mio nick è The Old Man ed ho postato un'esperienza diretta nella sezione UFO ed ALIENI.

    Bel forum, complimenti, facciamolo crescere e rendiamolo ancora + interessante.

    Ciao
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    Messina, 22 luglio 1983 - ore 02:30 (circa)

    MI piace guardare le stelle cadenti, di notte, mentre in casa c'è un caldo soffocante, e così nella data di cui sopra, feci ciò che mi piace fare: stare nel balcone a guardare le stelle.

    Me ne stavo lì ad osservare l'immensità del cielo stellato quando scorsi uno dei soliti puntini luminosi che si muovevano nel cielo. La solita stella cadente, pensai, e stavo li per calcolare la traiettoria che avrebbe fatto quando accadde un fatto che mi fece sudare freddo: la stella cadente su nel cielo si fermò.

    Rimase immobile, luminosa nel cielo per qualche minuto, e dopo ancora diventò di un colore rosso-arancio.
    Il mio stupore aumentò così come il cambio di traiettoria di quel puntino rosso-arancio, infatti si mosse verso l'alto (credo) ad una velocità incredibile.

    Ancora oggi il ricordo è rimasto vivido nella mia mente. E' tutto.

    Edited by The Old Man - 12/6/2004, 22:47
5856 replies since 30/9/2003
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