Nel tempio dei sette pianeti

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  1. NSAx9000
     
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    CITAZIONE
    Cap. LXVII Edifici sacri e monumenti dei Sabei di Harran

    "[...] Agli estremi confini della Terra si trova un tempio di forma circolare, che possiede sette porte ed è sormontato da una cupola ettagonale, che è celebre per la sua struttura e la straordinaria altezza. In cima alla cupola venne posta nei tempi antichi una specie di pietra preziosa grande come una testa di vacca, la cui luce rischiara tutti i dintorni del tempio. Molti grandi re hanno tentato senza successo di impadronirsi di questa pietra: tutti coloro che vi si avvicinano, a una distanza di dieci passi, cadono a terra morti. Se anche si usano delle lance o strumenti simili, arrivati alla stessa distanza si fermano a mezz'aria e ricadono a terra. Qualunque proiettile lanciato contro la pietra subisce il medesimo destino...In altri termini, sembra che in nessun modo e con nessun espediente sia possibile riuscirvi, e chiunque fosse tanto audace da pensare di demolire il tempio sarebbe colto da una morte istantanea. Certi sapienti ritengono che questo fenomeno sia causato da particolari pietre magnetiche dotate di proprietà repulsive. [...]
    Questo stesso tempio possiede un pozzo profondo la cui imboccatura ha anch'essa sette lati ed è così costruito in modo tale che chiunque abbia l'impudenza di avvicinarvisi troppo ne venga trascinato dentro e precipiti fino in fondo. Il pozzo è circondato da un anello che reca, in caratteri siriaci, la seguente iscrizione:

    "Questo pozzo conduce alla sala degli archivi, che custodisce la storia del mondo, la scienza dei cieli e il segreto di tutte le cose passate, presenti e future. In questo pozzo si trovano tutti i tesori del mondo, ma chiunque voglia esserne degno dovrà esserci pari in potere, scienza e saggezza. Chiunque vi sappia arrivare, allora saprà di esserci pari; diversamente, comprenderà di quanto più grande è la nostra potenza, quanto più vasta la nostra scienza, più profonda la nostra saggezza e più attenta la nostra vigilanza"

    Il tempio, così come la cupola e il pozzo poggiano su un enorme blocco di roccia massiccia, simile a una montagna, in cui è impossibile praticare qualunque tipo di scavo. Chi ha visto questo tempio, riferisce di avere provato una sensazione di profonda tristezza e allo stesso tempo una sorta di attrazione inquieta verso questo edificio [...]
    "

    Al Mas'udi [897 - 952 d.C.], "Le praterie d'Oro", cap. LXVII

    Il luogo descritto da Mas'udi esiste forse ancora ad alcune decine di Km da Harran, la città dei Sabei (sul cui conto e origine si potrebbe aprire una interessante discussione...). Il monte sacro, su cui per chilometri si ergono templi e strutture murate, potrebbe essere lo stesso sito di un oscuro santuario chiamato Eski Sumatar, non lontano dal confine Turco-siriano.
    L'unico studio pubblicato sull'argomento (The ancient observatory of Eski Sumatar, di Theodor Hary) lo descrive in questi termini:

    CITAZIONE
    "It was J. B. Segal, who in 1953 recognized in the ruins of Eski Sumatar the planetary sanctuaries of the old Sabians of Harran mentioned in the arabic sources. He interpreted them in connection with the theoretical study of Chwolsohn (1856). In 1995 and 1999 I led a detailed autopsy of the archaeological area of Eski Sumatar. During this occasion I became aware of the peculiarity of the architectural constructions, which have no parallels in antiquity. According to the planetary constellation from the 1st century A. D. (discovered with computer assistance). I hypothesized that the buildings in Eski Sumatar had been constructed for a traditional Sabian astrolatry and at the same time functioned for an as yet not understood astronomical practice. The planetary constellation happened in the early evening of 17. 5. 93 A. D. at the western horizon and corresponds exactly with the topographical realities on the site. After sunset, around 20.45 h local time all planets and the narrow sickle of the increasing new moon appeared on the ecliptic in the semicircle close together: Saturn, Jupiter, Moon, Mercury, Mars and Venus. The seven planetary sanctuaries of Eski Sumatar have the same order in the semicircle near the western horizon. Hence they form the projection of the ecliptic. In addition the planets Mercury, Mars and Venus form a kind of conjunction in Gemini and it is interesting that the sanctuaries of these planets lie exactly near the double-cave. So the double-cave could correspond to the image of Gemini. Further a conjunction took place covering the aLeo (Regulus) through Saturn and of dCancri through Jupiter, which additionally caused an imposing effect in the heavens"

    Un villaggio occupa oggi il sito dell'antico tempio alle coordinate 36°59'41"N 39°20'14"E, entro 50 Km dal luogo dei sorprendenti ritrovamenti di Gobekli Tepe...

    Edited by NSAx9000 - 23/6/2012, 20:47
     
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  2. LoganGR
     
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    ti ho modificato il post aggiungendo al link del topic che ho aperto. grazie per il tuo impegno :D
     
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  3. FoxMulder91
     
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    Tutto decisamente intrigante. Direi che si presta a moltissime riflessioni. Non c'è dubbio che il seguente virgolettato postato da NSA possa essere paragonato a quanto si è appreso su Agharti e il Re del mondo:

    "Questo pozzo conduce alla sala degli archivi, che custodisce la storia del mondo, la scienza dei cieli e il segreto di tutte le cose passate, presenti e future. In questo pozzo si trovano tutti i tesori del mondo, ma chiunque voglia esserne degno dovrà esserci pari in potere, scienza e saggezza."

    Confrontatelo ora con questo virgolettato dello scrittore francese Robert Charroux in riferimento ad Agharti:

    "La leggenda del Regno Sotterraneo dove sono custoditi gli archivi segreti del mondo e dove vivono i Maestri è una gloriosa realtà."

    Il riferimento a un luogo sotterraneo contenente gli archivi segreti del mondo è praticamente lo stesso, tanto da far sospettare che si parli dello stesso luogo.
    Ossendowski parla di Agharti in termini simili e fa più volte riferimento a una fantomatica "scienza sacra". Cita inoltre gli esempi dei Mahytma e dei Mahynga, ovvero gli assistenti del Re del Mondo, coloro in grado di conoscere gli avvenimenti futuri e presiedere alle loro cause.

    Da non sottovalutare il collegamento con Gobekli Tepe. Soprattutto alla luce della descrizione del santuario di Eski Sumatar. "Costruzioni architettoniche che non hanno paralleli nell'antichità". Una definizione che calza perfettamente il complesso megalitico di Gobekli Tepe.

    Fin qui tutto estremamente interessante, ma...come distinguere il confine tra leggenda e realtà?
     
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  4. NSAx9000
     
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    CITAZIONE (FoxMulder91 @ 8/6/2012, 21:29) 
    Fin qui tutto estremamente interessante, ma...come distinguere il confine tra leggenda e realtà?

    Andandoci di persona. :P
    Sono rientrato da poco (e cogliendo l'occasione non ho mancato di pagare una visita sugli scavi di Gobekli Tepe e alcuni altri siti della regione).
    Scriverò di più nei prossimi giorni.
    Devo dire che il tempio di Eski Sumatar, sebbene oggi ridotto a una rovina desolata, è un complesso veramente straordinario e non è eccessivo affermare che sia senza eguali nell'antichità. Sicuramente un luogo dove potranno essere fatte molte interessanti scoperte in futuro.
     
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    Come al solito non manchi l'occasione di stupirci. Attendiamo pazientemente il tuo prossimo post.

    ;)
     
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  6. NSAx9000
     
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    La città ermetica

    Le rovine di Harran, l’antica Carrae, si trovano a circa 40 Km dalla città di Sanliurfa - Edessa, nella turchia Sud-orientale.
    Una alta torre di pietra domina il vasto cratere di rovine , visibile da molti chilometri di distanza nel mezzo della piana desertica. E’ tutto ciò che resta di quello che fu per lunghi secoli uno dei maggiori centri della tradizione esoterica di oriente e occidente. Fondata secondo una leggenda da Nimrod, il biblico costruttore della torre di Babele, era già un centro fiorente nel II millennio a.C. Nabonido di Babilonia arricchì e ingrandì considerevolmente il tempio del Dio luna Sin, facendone uno dei maggiori santuari del vicino oriente.

    In età classica, la città dovette beneficiare di un lungo periodo di prosperità dovuto al suo ruolo di cuscinetto tra il mondo partico e romano, punto di incontro di oriente e occidente dove confluivano merci e carovane da ogni parte dell’Asia e del Medio oriente. Davanti alle sue mura si compirono almeno due tragici eventi della storia romana, la disfatta di Crasso e la morte di Carcacalla, assassinato sulle porte del tempio della luna.

    Harran, grazie alla sua posizione privilegiata, rimase in larga parte immune alla diffusione del cristianesimo e alle persecuzioni anti-pagane che seguirono agli editti di Teodosio (389 d.C.) e Giustiniano (529 d.C.). Anche per questo la città divenne un rifugio sicuro per le scuole filosofiche e le numerose sette gnostiche e neo-platoniche perseguitate nelle altre parti dell’impero dopo la chiusura dei templi e la distruzione del serapeo di Alessandria.
    Secondo lo storico del IV secolo Libanio “al centro della città di Carrae vi era un tempio magnifico, considerato da molti l’equivalente del Serapeo di Alessandria...Su questo tempio vi era una torre che era anche usata come posto di guardia poiché dalla sua cima si poteva vedere tutta la piana di Carrae. Ma quando il prefetto del pretorio Cinegio ordinò la chiusura dei templi pagani in Siria ed Egitto, questo tempio di Carrae fu distrutto in parte e gli idoli portati via o distrutti”. Nonostante questo episodio, ancora agli inizi del V secolo la badessa Egeria riferiva di non avere trovato neppure un solo cristiano in tutta la città di Harran (“sed totum gentes sunt...”). Gli edifici pagani vennero anzi ricostruiti, e l’intera città dotata di un impianto chiaramente ermetico.

    I sette cancelli planetari della città erano dedicati ognuno a un diverso pianeta (Sole, luna – considerati alla stregua di pianeti – mercurio, marte, venere, giove e saturno), dotati di immagini magiche e talismani. Come la città di Adocentyn descritta nel Picatrix – la mitica città del Sole della tradizione ermetica – la città di Harran era modellata sulle influenze planetarie e di pianta circolare, con sette porte e un grande tempio posto al centro del sistema come il Sole al centro dell’universo.

    Con la conquista araba, la città divenne uno dei maggiori centri dell’ermetismo. La raccolta del Corpus hermeticum e la stesura di fondamentali trattati ermetici come il Picatrix vennero verosimilmente completate ad Harran nel corso del medioevo islamico. Nemmeno con la conquista araba le antiche pratiche e i culti pagani vennero abbandonati, tanto che durante il califfato di Al Mam’un, nel 820 d.C., ancora venivano celebrati ad Harran grandi sacrifici pubblici. Per sfuggire alle persecuzioni, gli abitanti di Harran si definirono Sabei, uno dei “popoli del libro” posti sotto la protezione coranica insieme ad ebrei e cristiani, adottando come proprio libro sacro proprio il corpus hermeticum, attribuito all’autorità di Ermete Trismegisto.
    I Sabei di Harran definivano se stessi dal copto Saba’ia, che significa “il popolo delle stelle”, retaggio dell’antica religione astrale e dei culti planetari di Harran. In quanto “popolo delle stelle” si recavano in lunghi pellegrinaggi annuali alle piramidi, che consideravano i primi templi dedicati ai pianeti e in cui riconoscevano le tombe di Ermete Trismegisto e Agathodaimon.
    Questa strana fusione di antichissimi culti astrali, teologia babilonese, magia caldea ed ermetismo alessandrino diede vita a una delle prime università del mondo – fondata forse già alla metà del VII secolo – facendo di Harran il maggiore faro del pensiero scientifico e filosofico del medioevo arabo. Ancora nel 943 d.C. lo storico arabo Al Mas’udi poteva leggere la monumentale iscrizione siriaca sulle porte del maggiore tempio di Harran “Conosci te stesso per diventare Dio

    Il declino della città iniziò nel VIII secolo, quando perse il rango di capitale del califfato Omayyade acquisito sotto Marwan II, ruolo che dovette abdicare nel 762 in favore di Baghdad con l’avvento della nuova dinastia Abbasside. Nel 1259 la città venne infine distrutta e rasa al suolo dai mongoli . Gli abitanti superstiti ripararono nelle vicine città di Mardin, Edessa e Mosul, che offrivano migliori opportunità di difesa. Dopo essere stata uno dei maggiori centri del vicino oriente per migliaia di anni, Harran venne completamente abbandonata e mai più ricostruita.
    In mezzo allo sterminato cratere di rovine che copre il sito della città antica, è difficile riconoscere una traccia dello splendore e della grandezza di un tempo. La grande città ermetica giace in rovina, sepolta dalla sabbia e dalla polvere. Gli unici edifici riconoscibili, oltre alla grande torre che doveva essere già parte del tempio del dio Luna Sin, sono le vaste rovine dell’università e della grande moschea di Marwan II e l’imponente castello rinforzato da Saladino a Sud della città.

    Diverse ipotesi sono state formulate sulla collocazione del maggiore tempio di Harran, che le fonti antiche descrivono altrettanto splendido del Serapeo di Alessandria d’Egitto. L’ipotesi più plausibile è che il tempio occupasse il sito della grande moschea, il cui perimetro quadrangolare ricalca forse quello dell’antico temenos di cui la torre astronomica rimane l’unica testimonianza. Scavi condotti a metà degli anni ’50 nel cortile della grande moschea rivelarono un grande numero di stele neo-babilonesi riutilizzate nelle fondazioni e come soglie di porta, tra cui alcune monumentali iscrizioni databili al regno di Nabonido.
    La strana struttura di alcune torri incorporate nella fortezza a Sud fa pensare che anche queste abbiano avuto origine da un precedente luogo di culto dedicato ai pianeti.
    L’elemento più distintivo della città antica rimane comunque la grande torre astronomica, che deriva la sua funzione dall’osservazione degli astri praticata già in età caldea e babilonese. Diversi autori hanno sottolineato la corrispondenza tra numerosi elementi del paesaggio di Harran e le raffigurazioni degli arcani maggiori dei Tarocchi, anch’essi di probabile origine araba. Almeno due carte dei Tarocchi – le cui raffigurazioni sono profondamente legate alla tradizione ermetica neo-platonica – farebbero riferimento ad elementi reali dei dintorni di Harran: la Torre colpita da un fulmine, in particolare, presenta notevoli analogie con la grande torre quadrata al centro della città “ermetica” di Harran; mentre la carta della Luna che sorge tra due pilastri richiama i pilastri della conoscenza eretti prima del diluvio e riprodotti sulla sommità dell’acropoli di Edessa...
     
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  7. NSAx9000
     
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    Harran, la "torre degli astrologi", la imponente torre astronomica che si alza al centro delle rovine della città ermetica, nel probabile sito del tempio di Sin. Alta più di 50 metri, fu secondo diversi autori all'origine della carta della Torre negli arcani maggiori.

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    Harran, le rovine della città si estendono per più di un chilometro in tutte le direzioni intorno alla torre centrale.

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    Harran, la grande fortezza di epoca bizantina e omayyade, poggia su fondamenta risalenti al II millennio a.C. Le strane torri ottagonali sono quanto resta di un probabile luogo di culto dei Sabei dedicato ai pianeti

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    Le due colonne che dominano l'acropoli di Urfa (l'antica Edessa) vennero ricostruite nel I secolo sul luogo dove la leggenda riferisce che Nimrod avesse innalzato due pilastri contenenti la sintesi di tutta la scienza di prima del diluvio. Si tratta quasi certamente delle stesse colonne che secondo Giuseppe Flavio vennero erette per tramandare la scienza dei cieli e ricordano i due pilastri posti di fronte al tempio di Gerusalemme.

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    Urfa columns di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Harran di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr
     
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  8. NSAx9000
     
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    Per trovare le maggiori testimonianze dell’antica religione astrale dei Sabei di Harran, occorre recarsi a circa 40 Km dalla città antica, in una remota località desertica conosciuta con il nome di Eski Sumatar. Sette templi sono disposti a una distanza di circa mezzo chilometro l’uno dall’altro intorno al monte centrale che è la sintesi del sistema e dell’intero complesso.

    Il monte sacro, dominato un tempo da una alta torre conica dotata secondo alcune ricostruzioni di rampe a spirale, è oggi un enorme cumulo di macerie ricoperto da una distesa di pietre infrante e mura crollate. Ben poco si riconosce dell’originaria costruzione a sette lati: qualche tratto di mura, alcune basi di torri e pilastri consumati dal vento. La grande quantità di pietra da taglio riutilizzata nella costruzione del vicino villaggio di Sogmatar è sufficiente tuttavia a dare un’idea delle enormi dimensioni della costruzione antica. L’unica caratteristica di rilievo, che trova sorprendente analogia nel resoconto arabo di Mas’udi, è l’imboccatura di un pozzo riempito di macerie e chiuso in superficie da grandi lastre di pietra.

    L’intera collina ha l’aspetto di una grande piramide sepolta: che sia artificiale lo dimostra il modo innaturale in cui sorge dal paesaggio roccioso cirocostante esattamente al centro dell’intero complesso e i numerosi blocchi di pietra affioranti a diversa altezza sui fianchi del monte. Il tutto è oggi ridotto a un tumulo informe, dal diametro di circa 150 metri e con un’altezza non superiore ai 50.

    Tutti gli ulteriori elementi del complesso risultano precisamente orientati in direzione del tumulo centrale, che funge quindi da ideale piattaforma di osservazione.

    Il primo dei santuari planetari, dedicato al dio Luna, occupa la stalla di una modesta abitazione all’interno del villaggio di Sogmatar. Nessuna traccia sopravvive del tempio dedicato a Sin ad eccezione di alcune fondazioni di una probabile sovrastruttura in pietra squadrata e ambienti scavati nella roccia. Le pareti della stalla, annerite dal fumo, recano ancora scolpite nella roccia le originali iscrizioni e formule divinatorie in caratteri siriaci, affiancate dalla raffigurazione del crescente lunare e ritratti di sacerdoti in compagnia della triade divina composta da Sin, Baal Shamen (Baal dei cieli) e Bar Nemre (il figlio del risplendente). Purtroppo la convinzione che le immagini antiche ospitino spiriti e demoni maligni ha causato la quasi completa distruzione delle immagini scolpite di questo santuario rupestre.

    A non molta distanza si trova la base di un’altra costruzione quadrata di cui sopravvive soltanto la camera sotterranea accessibile mediante un passaggio inclinato totalmente ostruito. La completa distruzione della sovrastruttura e l’assenza di iscrizioni o decorazioni impedisce di definire con certezza a quale pianeta questo tempio fosse dedicato.

    Dopo circa mezzo chilometro in direzione Sud-Est una grande piattaforma circolare in bella pietra squadrata segna il luogo del tempio dedicato a Saturno. Secondo un’ipotesi ricostruttiva, le piattaforme circolari erano sormontate da colossali raffigurazioni dei rispettivi solidi planetari, di cui non restano oggi che grandi pile di macerie alla base delle piattaforme. L’aspetto più interessante di questo tempio è la presenza di un corridoio discendente ancora accessibile e in parte sgombro da macerie. Questo conduce ad una piccola stanza di forma cubica posta in corrispondenza del centro della piattaforma e interamente scavata nella roccia. Ogni traccia di decorazioni o iscrizioni all’interno è stata evidentemente eliminata con la trasformazione della camera in tomba e la realizzazione di arcosoli e alloggiamenti per sarcofagi. Uno degli angoli della stanza contiene l’imboccatura di un pozzo quadrato completamente ingombro di detriti, la cui presenza in un ambiente sotterraneo di questo tipo appare quanto meno strana. Riguardo a questo pozzo, le guide locali riportano la tradizione che tutti i templi possiedano un pozzo simile, che è l’accesso ad un vasto sotterraneo che pone in comunicazione tra loro tutti gli edifici del complesso secondo uno schema radiale avente per centro il monte sacro. Questo sotterraneo sarebbe, secondo le guide, collegato ad una grande galleria che conduceva anticamente al tempio della luna di Harran, a una distanza di 40 Km, e da lì fino a sotto la rocca di Urfa (Edessa), 70 Km più a Nord. Purtroppo lo stato rovinoso di tutto il complesso non consente di verificare questa tradizione, ma la presenza dei pozzi è sicuramente interessante e in un certo senso avvalorata dalle enormi gallerie e ambienti sotterranei che si trovano un po’ dovunque nel sottosuolo carsico della regione, alcune delle quali sicuramente artificiali e utilizzate come cave.

    Procedendo in direzione Sud-est, a una distanza di circa mezzo chilometro l’uno dall’altro si trovano le rovine di almeno altri tre templi, uno di forma quadrata e due circolari. In tutti questi casi i corridoi discendenti sono accuratamente orientati verso il monte centrale, ma l’enorme quantità di macerie che ne ostruiscono gli ingressi ostacola ogni tentativo di esplorazione non organizzato.

    Tutti gli edifici del complesso sono circondati da un gran numero di strutture enigmatiche che formano un complesso di altari e piattaforme scavate nella roccia e spesso dotate di canali di scolo e vasche di raccolta. Interi tratti di terreno roccioso sono poi coperte di iscrizioni in caratteri siriaci, alcune appena leggibili, altre profondamente incise su diverse righe. Una di queste iscrizioni è significativa per il fatto che riporta la data del 65 d.C., di poco posteriore dell’ascesa al trono di Tiridate, fornendo elementi utili per la datazione dell’intero complesso.

    Secondo lo studioso Theodor Hary, l’intero complesso sarebbe la rappresentazione a terra di un elaborato diagramma planetario realizzato in occasione di uno spettacolare allineamento astronomico verificatosi il 17 maggio del 93 d.C nel cielo di Harran. Secondo Hary, la disposizione al suolo dei santuari planetari posti in semicerchio intorno al monte centrale rifletterebbe in maniera esatta la proiezione dell’eclittica al momento dell’allineamento.

    In questa chiave astronomica, Hary interpreta anche i numerosi bassorilievi scolpiti sulle roccie in cui è possibile riconoscere i punti di levata delle principali costellazioni. A questo riguardo lo studioso cita un monumentale oroscopo della costellazione del Leone da lui rintracciato nel 1999 – che non è stato tuttavia possibile localizzare durante una prospezione a terra – oltre a una doppia galleria in corrispondenza della costellazione dei Gemelli.

    La mancanza di misurazioni accurate del sito e la quasi totale distruzione delle testimonianze superstiti da parte degli abitanti del luogo impedisce di concludere nulla circa il significato di un tale allineamento planetario per gli astrologi Sabei.
    Non c’è dubbio tuttavia che questo fosse lo stesso santuario dei Sabei di Harran visto e descritto da Mas’udi, dove è ancora forte e presente la tradizione di grandi tesori sepolti.
    Restano comunque numerosi punti irrisolti, a partire dalla ragione per cui un sito così remoto, in una regione desertica e desolata lontana da ogni centro abitato, venne scelto per la realizzazione del santuario planetario di Eski Sumatar. Non vi è dubbio che attente prospezioni debbano avere preceduto la scelta del sito, dove la disposizione dei rilievi naturali doveva esattamente conformarsi a un ordine celeste prestabilito. E del resto sembrerebbe una circostanza ben troppo fortunata – senza ammettere un considerevole intervento di rimodellamento del paesaggio –che almeno sette rilievi dall’apparenza di affioramenti rocciosi naturali possano essersi trovati spontaneamente nelle esatte posizioni richieste dal complesso allineamento.

    Se questo intervento da parte dell’uomo appare evidente nel tumulo centrale, che rivela un’origine chiaramente artificiale, nel caso dei restanti sette santuari planetari ci troviamo invece chiaramente di fronte a una elaborata scultura paesaggistica, in cui formazioni naturali vennero apparentemente riadattate e rimodellate per scopi che restano in ultima istanza sconosciuti.
     
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  9. NSAx9000
     
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    Ecco alcune foto

    Eski Sumatar, il grande tumulo centrale che ospitava il santuario dei pianeti, sintesi dell'intero complesso. Sulla sommità si trovano resti di mura e grandi strutture in pietra, oltre all'imboccatura di un enigmatico pozzo chiuso da lastre

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    Formule magiche e iscrizioni enigmatiche in caratteri siriaci ricoprono le rocce

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    La misteriosa camera sotterranea che si dice essere l'accesso a un vasto sistema di gallerie e le strane raffigurazioni degli "splendenti" sulle pareti

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

    La piattaforma circolare di uno dei templi dedicati ai pianeti, costruita in grandi blocchi di pietra

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

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    Sogmatar (Eski Sumatar) di Horus Neo Ikon Epifanes, su Flickr

     
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  10. FoxMulder91
     
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    Wow, tutto estremamente intrigante NSA. Mi scuso per l'interrogatorio, ma... :P
    Sapresti dire quando si diffuse tra i popoli l'idea di riprodurre sulla Terra momenti e immagini del cielo? Si puo' ragionevolmente dedurre che i sabei avessero una buona padronanza della scienza sacra a tuo avviso? Diviene inevitabile fare un collegamento con la tua discussione sui "depositi di Hermes". I tesori custoditi nel pozzo di Eski Sumatar potrebbero essere gli stessi descritti nel manoscritto arabo?
     
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  11. NSAx9000
     
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    Credo che l'idea di riprodurre i corsi degli astri e dei pianeti sulla Terra sia antica quasi quanto l'uomo stesso. E' forse una delle forme più elementari di magia talismanica, anche se ovviamente il grado di complessità e sofisticatezza con cui questo veniva realizzato poteva variare enormemente.

    Già siti del neolitico presentano chiari allineamenti solstiziali ed equinoziali, e le più antiche rappresentazioni di costellazioni risalgono almeno all'uomo delle caverne del tardo paleolitico.

    I sabei di Harran furono gli ultimi custodi della scienza sacra ermetica ed egizio-babilonese - in altri termini, una comunità di iniziati -
    Il fatto che andassero in pellegrinaggi annuali alle piramidi e che le considerassero monumenti legati alla magia astrale e stellare, suggerisce che fossero evidentemente depositari di conoscenze estremamente profonde.
    I "depositi di Hermes" in ogni caso dovevano essere molteplici, per cui è ben probabile che ne esistessero in Egitto e in altri luoghi del mondo.
    Nel caso dei sabei di Harran, comunque, è più probabile che furono i sabei stessi ad occultare un certo numero di reliquie e oggetti sacri, che forse includevano gli originali del Corpus Hermeticum e delle tavole di smeraldo. E' ben possibile poi che in Egitto e a Babilonia gli stessi sabei abbiano raccolto, per poi proteggerle e custodirle, altre testimonianze dell'antica "scienza sacra".

    E non è comunque da escludere che gli stessi Sabei abbiano trovato un qualche antico deposito risalente a epoche remote nel sottosuolo di Harran o di Sogmatar.

    Sogmatar - il tempio dei pianeti - dista solo meno di 50 Km da Gobekli Tepe, il sito dei più antichi templi eretti dall'uomo finora scoperti.
    Ora, si da il caso che Sogmatar si trovi ad appena 3 Km da un altro incredibile sito i cui scavi non sono stati ancora divulgati: il sito si chiama Karahan Tepe (per ovvie ragioni, non posso pubblicare nessuna immagine o coordinata) e risale alla stessa epoca di Gobekli Tepe (11,500 - 9,000 a.C.). Tutti gli elementi finora rinvenuti, che comprendono enormi pilastri a forma di T, oltre a statue a grandezza naturale di animali e figure umane, fanno pensare che Karahan Tepe fosse un sito molto più importante di Gobekli Tepe, e forse il centro di quella civiltà. Karahan Tepe è un sito esteso su quasi 325,000 mq, quasi tre volte l'estensione di Gobekli Tepe, e presenta tracce di un'architettura ancora più sofisticata e monumentale: l'ipotesi più probabile è che Gobekli Tepe fosse un tempio "satellite" dedicato al culto dei morti, mentre il tempio principale sorgesse proprio a Karahan Tepe.

    Difficile credere che i sabei scelsero in modo casuale, per costruire i loro templi, proprio quella porzione di deserto che 10,000 anni prima aveva visto sorgere i primi templi dell'umanità. Può darsi che conoscessero cose che noi ancora ignoriamo, o che avessero persino trovato o scoperto qualcosa tra quelle rovine, che si sentirono poi in dovere di proteggere e nascondere in modo così elaborato.
     
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    CITAZIONE (NSAx9000 @ 8/7/2012, 09:50) 
    I SABEI DI HARRAN furono gli ultimi custodi della scienza sacra ermetica ed egizio-babilonese - in altri termini, una comunità di iniziati -

    Il fatto che andassero in pellegrinaggi annuali alle piramidi e che le considerassero monumenti legati alla magia astrale e stellare, suggerisce che fossero evidentemente depositari di conoscenze estremamente profonde.I "depositi di Hermes" in ogni caso dovevano essere molteplici, per cui è ben probabile che ne esistessero in Egitto e in altri luoghi del mondo.

    Nel caso dei sabei di Harran, comunque, è più probabile che furono i sabei stessi ad occultare un certo numero di reliquie e oggetti sacri, che forse includevano gli originali del Corpus Hermeticum e delle tavole di smeraldo.

    E' ben possibile poi che in Egitto e a Babilonia gli stessi sabei abbiano raccolto, per poi proteggerle e custodirle, altre testimonianze dell'antica "scienza sacra". E non è comunque da escludere che gli stessi Sabei abbiano trovato un qualche antico deposito risalente a epoche remote nel sottosuolo di Harran o di Sogmatar.

    SOGMATAR - il tempio dei pianeti - dista solo meno di 50 Km da Gobekli Tepe, il sito dei più antichi templi eretti dall'uomo finora scoperti.

    Ora, si da il caso che Sogmatar si trovi ad appena 3 Km da un altro incredibile sito i cui scavi non sono stati ancora divulgati: il sito si chiama Karahan Tepe (per ovvie ragioni, non posso pubblicare nessuna immagine o coordinata) e risale alla stessa epoca di Gobekli Tepe (11,500 - 9,000 a.C.).

    Tutti gli elementi finora rinvenuti, che comprendono enormi pilastri a forma di T, oltre a statue a grandezza naturale di animali e figure umane, fanno pensare che Karahan Tepe fosse un sito molto più importante di Gobekli Tepe, e forse il centro di quella civiltà.

    Karahan Tepe è un sito esteso su quasi 325,000 mq, quasi tre volte l'estensione di Gobekli Tepe, e presenta tracce di un'architettura ancora più sofisticata e monumentale: l'ipotesi più probabile è che Gobekli Tepe fosse un tempio "satellite" dedicato al culto dei morti, mentre il tempio principale sorgesse proprio a Karahan Tepe.

    Difficile credere che i sabei scelsero in modo casuale, per costruire i loro templi, proprio quella porzione di deserto che 10,000 anni prima aveva visto sorgere i primi templi dell'umanità.

    Può darsi che conoscessero cose che noi ancora ignoriamo, o che avessero persino trovato o scoperto qualcosa tra quelle rovine, che si sentirono poi in dovere di proteggere e nascondere in modo così elaborato.

    Thread di grande interesse.

    www.google.it/maps/place/Harran,+63...5343dad4905e597, http://it.wikipedia.org/wiki/Harran, http://it.wikipedia.org/wiki/Sabei_(Harran), http://en.wikipedia.org/wiki/Harran, www.treccani.it/enciclopedia/harran, www.archeologiaviva.it/1618/nel-tempio-dei-sette-pianeti/, www.hermetics.org/Sabians_of_Harran.html

    CITAZIONE
    SOGMATAR - il tempio dei pianeti - dista solo meno di 50 km da Gobekli Tepe ... appena 3 km da ... Karan Tepe

    HARRAN si trova nell'omonimo distretto della provincia di SANLIURFA, in Turchia.
    GOBEKLI TEPE è situata a circa 18 km a nordest della città di SANLIURFA (URFA, EDESSA).

    http://it.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6bekli_Tepe, www.google.it/maps/place/G%C3%B6beklitepe, http://it.wikipedia.org/wiki/%C5%9Eanl%C4%B1urfa,

    Ebbene, secondo alcune teorie, SANLIURFA sarebbe la patria di ABRAMO (UR dei Caldei = URfa?).

    www.repubblica.it/viaggi/2012/11/28...bramo-47610377/, www.treccani.it/enciclopedia/abramo/,
    www.acam.it/urfa-la-patria-di-abramo/

    Curioso, no?

    CITAZIONE
    15 ottobre 2017. Gli archeologi durante gli scavi in Turchia hanno detto di aver scoperto due giocattoli, un carro e un sonaglio, risalenti a 5.000 anni fa, offrono un raro a affascinante sguardo sui giocattoli dei bambini vissuti nell'età del bronzo.

    Gli oggetti sono stati scoperti nel sud-est del paese nel corso degli scavi nell'antica città di SOGMATAR, uno degli insediamenti più antichi del mondo, ma si ritiene che in epoca biblica sia stato anche il luogo dove Mosè è vissuto dopo la fuga dall'Egitto.

    Gli scavi archeologici iniziati nel maggio 2017 nella zona a 80 km dalla città di SANLIURFA hanno portato alla luce diverse tombe, tra cui una contenente i giocattoli.

    Celal Uludaga, capo degli archeologi che lavorano a SUMATAR, ha detto: "I giocattoli trovati sono una carrozza con le ruote e un sonaglio fatti di argilla e risalgono all'età del bronzo, probabilmente appartenevano al figlio di un re o a un funzionario di alto rango. Il contenuto trovato nella tomba riflette il senso dell'arte e del gioco dei bambini di 5.000 anni fa".

    Il professor Yusuf Albayrak, dell'Università Harran della Turchia, archeologo coinvolto negli scavi, ha detto: "Sumatar è un centro di culto pagano, negli ultimi cinque anni la ricerca archeologica ha rilevato 120 tombe di pietra. Finora abbiamo aperto 45 tombe, in una di queste abbiamo trovato una piccola replica di un carro con ruote e un sonaglio a forma di uccello. C'era l'abitudine di seppellire i bambini morti con i loro giocattoli. E' un'interessante scoperta, tra l'altro indica che i sonagli per i bambini già esistevano 5.000 anni fa".

    http://virtualblognews.altervista.org/

    www.ancient-origins.net/news-histor...b-turkey-008974, http://en.wikipedia.org/wiki/Sumatar_Harabesi, www.wikiwand.com/de/Sumatar, http://mapcarta.com/it/13223984

    Edited by X-Files 2 - 16/11/2017, 18:30
     
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