Siete a diecimila metri di altezza, il vostro aereo è esploso e state precipitando senza paracadute.

Ecco una piccola guida di sopravvivenza.

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    Siete andati a letto tardi e avete un volo la mattina presto. Vi appisolate subito dopo il decollo. All'improvviso l'aria gelida e il rumore vi svegliano. Un rumore intenso, orribile. Vi chiedete: “Dove sono? E dov'è l'aereo?”.
    Siete a dieci chilometri di altezza. Siete soli. State precipitando.



    final-destination



    A quest'altitudine l'ossigeno è scarso. Cominciato a entrare in ipossia. Presto perderete conoscenza e precipiterete per almeno un chilometro prima di svegliarmi di nuovo. Quando succederà, ricordatevi di quello che state per leggere. Dopotutto, la vostra prossima destinazione è il suolo.
    Le cose si mettono male. Ma è meglio concentrarsi sulle buone notizie (oltre a quella di essere sopravvissuti all'esplosione dell'aereo.). È vero, la gravità è contro di voi, ma il tempo gioca a vostro favore. Che ci crediate o no, cadere dal balcone della stanza d'albergo dove vi siete ubriacati la notte prima è molto peggio.
    vostra prossima destinazione è il suolo.


    Le probabilità di sopravvivere a una caduta da diecimila metri sono estremamente poche, ma a questo punto esaminare la situazione non vi costa niente. Ci sono due modi di precipitare da un aereo. Il primo è la caduta libera, in cui si va giù senza protezione e senza mezzi per rallentare la discesa. Il seconda è essere un wreckage rider (letteralmente cavalca rottami). L'espressione è stata inventata da Jim Hamilton, un appassionato di storia che vive in Massachusetts e cura la Free fall research page, un database online di tutte le cadute umane immaginabili. Un wreckage rider è chi ha la fortuna di rimanere attaccato a un frammento dell'aereo.

    Nel 1972 l'assistente di volo serba Vesna Vulovic stava sorvolando la Cecoslovacchia su un Dc 9 quando l'aereo scoppiò in volo. Precipitò per oltre diecimila metri, incastrata tra il suo sedile, un carrello portavivande, una sezione del velivolo e il corpo di un altro membro dell'equipaggio. Atterrò su un pendio innevato. Quando si fermò era gravemente ferita ma ancora viva. Secondo le statistiche di Hamilton, è più probabile sopravvivere chiuso in un bozzolo semiprotettivo di detriti che precipitando in caduta libera: dagli anni quaranta ci sono stati 31 incidenti di questo tipo. Quello della caduta libera è un club molto più esclusivo: gli incidenti confermati sono solo tredici, compreso quello di Alan Magee, che nel 1943 fu espulso dal suo B17 durante una missione nei cieli della Francia. L'aviatore del New Jersey,recentemente protagonista di una puntata di MythBusters, precipitò da seimila metri e si schiantò su una stazione ferroviaria. Fu catturato dalle truppe tedesche, che rimasero senza fiato quando scoprirono che era ancora vivo.

    La cosa più importante, comunque, è la velocità al momento dell'impatto. Mano a mano che la gravità vi attrae verso terra la velocità aumenta. Ma come qualsiasi oggetto in movimento, anche veoi create attrito: più aumenta la velocità, maggiore è l'attrito. Quando la forza che vi trascina verso il basso è uguale alla resistenza, l'accelerazione si arresta. Siete al limite.

    A seconda dell'altezza e del peso, e di fattori come la densità dell'aria, in quel momento la vostra velocità sarà più o meno di 190 chilometri all'ora. E ci arriverete molto rapidamente, dopo i primi 460 metri di discesa, circa la stessa altezza della Willis Tower a Chicago. Precipitare da due altezze diverse ma alla stessa velocità significa comunque che l'impatto al suolo avrà la stessa forza. L'unica differenza è il tempo. Il corpo atterra sul marciapiede di Chicago in dodici secondi. Cadendo dall'altezza di crociera di una aereo, avrete quasi il tempo necessario per leggere tutto quest'articolo.

    Ore 7:00:20

    6.700 metri


    l'aria è respirabile e voi riprendete faticosamente conoscenza. Mancano circa due minuti all'impatto. Il vostro piano è semplice: entrerete in uno stato zen e deciderete di vivere. Capirete, come sostiene Hamilton, che “non è la caduta a uccidervi, ma l'atterraggio”.

    Mantenete il sangue freddo e prendete la mira. Ma dove? L'impatto di Magee sul pavimento della stazione ferroviaria francese fu attutito dal lucernario che aveva attraversato un attimo prima. Il vetro fa male, ma cede. Lo stesso vale per l'erba. Cumuli di fieno e di cespugli hanno fatto da cuscinetto a più di un sopravvissuto a una caduta libera. Gli alberi non sono male, anche se si rischia di finire allo spiedo. La neve? Va benissimo. Le paludi? Con la loro superficie vischiosa, sono ancora meglio. Una volta Hamilton ha raccontato il caso di un paracadutista acrobatico che si è salvato rimbalzando sui cavi dell'alta tensione. Contrariamente alla convinzione più diffusa, l'acqua è una pessima scelta. Il liquido, come il cemento, non si comprime. Atterrare sull'oceano è come schiantarsi su un marciapiede. A parte il fatto, spiega Hamilton, che il pavimento “non si apre per inghiottire i brandelli del vostro cadavere”.

    Dopo aver scelto un obiettivo, dovete pensare alla posizione del corpo. Per rallentare la discesa imitate un paracadutista acrobatico: allargate le braccia e le gambe con il torace rivolto verso il basso e arcuate verso l'alto la schiena e il collo. In questo modo, aumenterete l'attrito e potrete destreggiarvi in aria. Ma non rilassatevi: non atterrerete in questa posizione.

    La questione del contatto con il suolo, purtroppo, è oggetto di dibattito. Secondo uno studio del 1942 pubblicato sulla rivista War Madicine, “la distribuzione e la compensazione della pressione hanno un ruolo importante nel prevenire l'infortunio”. Una raccomandazione era di distribuire l'impatto su tutto il corpo. Ma secondo un rapporto del 1963 della Federal aviation agency, assumendo la classica posa di atterraggio del paracadutista – piedi uniti, talloni sollevati, ginocchia e fianchi piegati – le probabilità di sopravvivere aumentano. Lo stesso studio osserva che un buon allenamento nella lotta e nella ginnastica acrobatica aiuta a sopravvivere alle cadute. Le arti marziali sono utili soprattutto in caso di impatto su superfici dure. “una cintura nera è in grado di spezzare un asse di legno con un colpo solo”, scrivono gli autori.

    “l'esperienza sul campo” per eccellenza è quella del paracadutista giapponese Yasuhiro Kubo, che detiene il record mondiale nella categoria banzai. Di solito Kubo getta il paracadute dall'aereo per poi lanciarsi a recuperarlo. Dopo aver aspettato il più a lungo possibile se lo infila e tira la corda. Nel 2000, prima di recuperare il paracadute, è precipitato per 50 secondi da un'altezza di tremila metri. Un modo più sicuro di fare pratica è approfittare di una delle gallerie del vento sparse in una decina di parchi tematici e centri commerciali americani. Neanche questo, però, vi aiuterà nel compito più difficile: sopravvivere all'atterraggio. Per esercitarvi, anche se non velo consiglio, potreste provare a saltare dal ponte più alto del mondo, il viadotto di Millau in Francia. Si trova a 271 metri sopra una distesa di terra coltivata.

    Per l'atterraggio sull'acqua serve prontezza di spirito. Gli studi su sopravvissuti alle cadute dai ponti indicano che entrando di piedi, a candela, aumentano le probabilità di riemergere in superficie. I famosi tuffatori di Acapulco, tuttavia, tendono a tuffarsi di testa, con le dita delle mani intrecciate e le braccia tese per proteggere la testa. Qualunque soluzione scegliate, restate nella posizione di caduta libera il più a lungo possibile. In ogni caso, se siete costretti a entrare in acqua di piedi, la cosa più importante è stringere il sedere.

    Qualunque sia la superficie, non atterrate mai di testa. Secondo uno studio condotto nel 1977 dai ricercatori dell'Highway safety research institute, la principale causa di morte nelle cadute è l'impatto con la testa. Lo studio ha preso in esame alcuni casi di cadute da palazzi, ponti e trombe di ascensori. Se proprio non potete evitare di cadere a testa in già, sacrificate il vostro aspetto e atterrate di faccia. E cercate di volare con un pario di occhiali da sci in tasca: mentre cadete, spiega Hamilton, probabilmente vi lacrimeranno gli occhi, pregiudicando la precisione nell'atterraggio.

    Ore 7:02:19

    300 metri

    considerata l'altezza di partenza (e considerato che la velocità media di lettura di un uomo adulto è di 250 parole al minuto) a questo punto delle istruzioni sarete quasi pronti a toccare terra. I princìpi fondamentali li conoscete, quindi potete concentrarvi sull'obiettivo. Ovviamente ci sono altre informazione, anche se a questo punto nessuna vi sarà di grande aiuto.

    Secondo le statistiche è meglio far parte del personale di volo, essere un bambino o viaggiare su un aereo militare. Negli ultimi quarant'anni ci sono stati più di dieci incidenti di aerei di linea con un solo sopravvissuto. Nei casi documentati, quatto di questi sopravvissuti erano membri dell'equipaggio, come l'assistendi di volo Vulovic, e sette erano passeggeri al di sotto dei 18 anni. Nel 2003 Mohamed al Fateh Osman, un Wreckage rider di due anni, è sopravvissuto allo schianto di un Boeing in Sudan. E la quattordicenne Bahia Bakari è stata l'unica superstite dell'incidente della Yemenia Airways alle isole Comore del giugno scorso.

    Probabilmente la sopravvivenza dei membri dell'equipaggio dipende da migliori sistemi di sicurezza, ma sui bambini non c'è un'opinione condivisa. Lo studio della Federal aviation agency sottolinea che i bambini, soprattutto se hanno meno di quatto anni, hanno ossa più flessibili, un tono muscolare più rilassato e una percentuale maggiore di grasso sottocutaneo, che aiuta a proteggere gli organi interni. Le persone piccole di statura, che hanno la testa più in basso rispetto alla schienale del sedile, sono più protette dai detriti in caso di rottura del velivolo. Il peso corporeo inferiore riduce la velocità al momento dell'impatto, mentre la superficie minore riduce le probabilità di rimanere impalati all'atterraggio.

    Ore 7:02:25

    0 metri



    Terra. Come un maestro Shaolin, siete preparati e in pace con voi stessi. Siete vivi. E ora che succede? Se siete fortunati, noterete soddisfatti che le vostre ferite sono superficiali, vi alzerete e vi accenderete una sigaretta per festeggiare, come fece nel 1944 il pilota mitragliatore Nicholas Alkemade dopo essere caduto da 5500 metri di altezza su un bosco innevato (se siete dei fumatori sarete doppiamente fortunati, perché in fin dei conti vi concederete una sigarette durante un volo di linea).

    Più probabilmente, però, le cose non andranno così.

    Fate come Juliane Köpcke. La vigilia di Natale del 1971 il Lockheed Electra su cui viaggiava la diciassettenne tedesca esplose in volo sopra l'Amazzonia. Il mattino dopo la ragazza si risvegliò nella foresta, ancora legata al sedile, circondata da una pioggia di regali di Natale. Sola e ferita, non pensò alla madre che era seduta accanto a lei ed era morta durante l'esplosione, e si ricordò di un consiglio del padre, biologo: “Se ti perdi nella giungla e vuoi trovare la civiltà, segui l'acqua”. Juliane attraversò piccoli ruscelli e fiumi più grandi. Passò vicino ai coccodrilli facendosi strada con un bastone per allontanare le razze. Cadendo aveva perso una scarpa e indossava solo una minigonna strappata. Aveva una busta di caramelle e poteva dissetarsi bevendo solo acqua sporca. Ignorò la clavicola rotta e le ferite infestate dai vermi.

    Dopo dieci giorni si fermò a riposarsi sulle sponde del fiume Shebonya. Prima di ricominciare a camminare vide una canoa ormeggiata a riva. Impiegò diverse ore per arrampicarsi sugli argini e raggiungere una capanna. Il giorno dop fu ritrovata lì da un gruppo di boscaioli.

    In Perù l'episodio fu considerato una specie di miracolo. Anche le statistiche sulla caduta libera sembrano confermare la tesi di un intervento divino: secondo l'Aircraft crashes record office di Ginevra, 118.934 persone son morte in 15.463 incidenti aerei tra il 1940 e il 2008. anche aggiungendo i paracadutisti sportivi, secondo Hamilton gli incidenti in cui ci sono stati sopravvissuti in grado di raccontarli sono 157: 42 di questi sono avvenuti ad altezze superiori ai tremila metri.

    Juliane Köpcke, però, non pensa di essere viva per un capriccio del destino. Ricorda ancora i primi momenti della caduta dall'aereo, mentre il sedile ruotava in aria. In quel momento gli eventi sfuggivano al suo controllo. Dopo il risveglio, però, ha preso in mano la situazione. “Ho preso la decisione giusta: abbandonare la scena dell'incidente”, racconta. Anche l'esperienza nel laboratorio biologico dei genitori è stata preziosa: “Non avevo paura. Sapevo che dovevo attraversare la foresta e nuotare nel fiume, in mezzo ad animali pericolosi come i caimani e i piranha”.

    Magari, a questo punto, siete sveglie le ruote dell'aereo si sono poste sicure sulla pista d'atterraggio. Vi rendete conte che le probabilità di qualsiasi tipo di incidente su un volo commerciale sono molto poche e che, quasi sicuramente, non avrete bisogno di mettere in pratica questi consigli.

    Sarebbe carino, però, che in segno di gentilezza per i futuri passeggeri lasciaste una copia di questa guida nella tasca del sedile davanti a voi.



    Di Dan Koeppel, Popular Mechanics, Stati Uniti.

    Tradotto da “Internazionale” n. 837, Marzo 2010





    :unsure: :unsure: :unsure:

    Edited by Alienboy - 1/2/2012, 11:37
     
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  2. AlieNiko
     
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    Ma che diamine...!???
    Sono aerofobico e non ho alcunissima intenzione di leggere l'articolo, m'è bastato leggere il titolo per rabbrividire. :wacko:
     
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    CITAZIONE (AlieNiko @ 1/2/2012, 10:58) 
    Ma che diamine...!???
    Sono aerofobico e non ho alcunissima intenzione di leggere l'articolo, m'è bastato leggere il titolo per rabbrividire. :wacko:

    :lol:
     
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  4. FoxMulder91
     
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    E' la classica situazione su cui ci rifiutiamo di informarci "perchè tanto non succede" :D

     
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    Per il mio prossimo volo ne stamperò tre copie e le metterò nel portaoggetti dei sedili della mia fila :D
     
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  6. maia
     
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    CITAZIONE (FoxMulder91 @ 1/2/2012, 21:43) 
    E' la classica situazione su cui ci rifiutiamo di informarci "perchè tanto non succede" :D

    l'ultima volta che ho viaggiato con alitalia ero sicura che sarebbe accaduto <_<
     
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5 replies since 31/1/2012, 17:26   514 views
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