Il paradiso perduto

Le rovine dell'Eden

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  1. NSAx9000
     
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    “E gli Elohim piantarono un giardino nell’Eden…”

    Una sottile striscia di terre fertili, circondata da alte montagne e stretta tra il deserto e il mare, compresa tra gli odierni Israele, Libano e Siria.
    In questa regione, per secoli contesa e teatro di sanguinosi conflitti, gli Dei – gli Elohim della Bibbia, gli “splendenti” - stabilirono (o sarebbe più corretto dire, ri-stabilirono) il proprio dominio sulla Terra. Qui costruirono le loro città sacre dopo il diluvio.
    Solo recentemente il retaggio megalitico del vicino oriente sta lentamente guadagnando il proprio posto tra le grandi meraviglie dell’ingegneria antica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e affondano nel mito e nella leggenda.
    Costruzioni impressionanti, come le ciclopiche piattaforme di Gerusalemme, Damasco e Baalbek suscitavano già la meraviglia dei visitatori antichi. Chi le aveva costruite? A quando risalivano? Le stesse domande che ancora oggi i moderni studiosi e archeologi si pongono.
    In un periodo imprecisato, popolazioni sconosciute modificarono per sempre il paesaggio del vicino oriente innalzando monumenti tra i più colossali della storia dell’umanità, capaci di rivaleggiare per antichità e prestigio con le stesse piramidi d’Egitto.
    Mentre molto è stato scritto sulla gigantesca piattaforma di Baalbek, quasi nulla si conosce delle origini delle ancora più stupefacenti piattaforme megalitiche di Gerusalemme e Damasco. La loro stessa esistenza è stata per secoli dimenticata e sepolta ai margini della storia.

    Intorno alla metà del 1980, scavi clandestini condotti intorno alle fondamenta del muro occidentale del monte del Tempio di Gerusalemme rivelarono le vestigia di una colossale piattaforma megalitica. Le sue dimensioni sono impressionanti. Misura approssimativamente 480 metri lungo l’asse Nord-Sud per 315 metri lungo quello Est-Ovest, al di sotto dell’attuale spianata delle Moschee.
    Costruita con pietre pesanti fino ad oltre 600 tonnellate, è la più grande piattaforma artificiale dell’antichità. Si stima che oltre 10,000 blocchi megalitici del peso compreso tra le 50 e le 250 tonnellate siano stati impiegati nella sua costruzione. In corrispondenza dell’angolo Sud-Ovest, lo spigolo della piattaforma si alza per oltre 60 metri sopra la roccia sottostante.
    Non solo le pietre erano enormi, ma anche le giunzioni perfette e prive di malta. Chi poteva avere costruito una simile meraviglia, e com’era possibile che non ne fosse rimastra traccia in alcuna delle fonti antiche?
    La risposta degli archeologi fu semplice, si trattava delle vestigia del tempio di Salomone, ricostruito da Zorobabele ed Erode. Questa ricostruzione si scontra tuttavia con una serie di incongruenze storiche evidenti. In primo luogo, le enormi dimensioni della piattaforma erano così gigantesche da superare persino le più favolose e fantasiose descrizioni antiche. Stando alle dimensioni fornite dalla Bibbia, la piattaforma avrebbe potuto contenere oltre 50 volte il leggendario tempio di Salomone. Ed era persino più grande dell’enorme tempio costruito da Erode, i cui lati misuravano circa 600 piedi (poco meno di 200 metri).
    Ancora oggi chi visiti il monte del Tempio si sente ripetere che l’enorme piattaforma venne costruita da Erode intorno alla fine del I secolo a.C. Una attribuzione che poggia su evidenze talmente labili che l’esatta collocazione del Tempio ebraico è ancora oggetto di acceso dibattito.

    La piattaforma stessa presenta caratteristiche difficilmente spiegabili e un gran numero di anomalie.

    In primo luogo, la piattaforma appare il risultato di diverse fasi costruttive che si sono succedute e sovrapposte sull’originario nucleo megalitico:

     Una piattaforma quadrata di 500 cubiti (ca. 250 metri) di lato, costruita con blocchi megalitici di aspetto poligonale, finemente giuntati ma con le facce esterne grezze, del peso compreso tra le 10 e le 15 tonnellate.
     Estese fondazioni megalitiche, visibili lungo tutta la lunghezza del muro meridionale, per quasi 315 metri, e di quello occidentale, per oltre 480 metri (sepolte per la loro quasi interezza sotto l’attuale livello del suolo). Queste fondazioni raggiungono dimensioni veramente colossali in corrispondenza degli angoli, con pietre pesanti in media tra le 50 e le 150 tonnellate, e contengono alcuni tra i più grandi megaliti mai scolpiti dall’uomo, pesanti tra le 350 e le 600 tonnellate (anche se è probabile pietre ancora più grandi esistano nei corsi inferiori, sepolti fino a 20 metri al di sotto dei più grandi megaliti fino ad ora portati alla luce).
     Resti di mura e terrazzamenti del periodo erodiano, costruiti con pietre pesanti tra le 3 e le 5 tonnellate.
     Mura di epoca bizantina e araba Omayyade, composte di una grande quantità di pietre di reimpiego prelevate in vari punti della città romana e bizantina e all’interno dello stesso monte del Tempio. Si tratta in genere di pietre di piccola dimensione, che raramente superano la tonnellata di peso.
     Muraglie incoerenti di contenimento, di epoca turca e ottomana, realizzate in pietra a secco o con l’uso di cemento.

    L’opinione più diffusa tra gli storici è che l’originaria piattaforma quadrata di 500 cubiti di lato rappresenti il primitivo monte del Tempio, fatto costruire da Salomone intorno al IX secolo a.C. La parte megalitica risalirebbe invece all’ampliamento condotto durante il regno di Erode, nel I secolo a.C.
    E’ bene notare che nessuna di queste attribuzioni trova conferma nella testimonianza delle fonti storiche, né nell’evidenza archeologica, che è pressoché del tutto assente. Alcune caratteristiche risultano tuttavia misteriose:

     La presenza di assi di legno fossilizzate all’interno dei corsi più bassi del muro megalitico, evidentemente abbandonate durante la costruzione e oggi del tutto pietrificate
     L’esistenza di numerose porte murate, poste su livelli diversi e sormontate da giganteschi architravi, collegate a loro volta tramite gallerie sotterranee che davano originariamente accesso alla spianata sovrastante.
     Un enigmatico “giunto verticale”, che corre per l’intera altezza del muro orientale del monte, separando la muratura megalitica da quella poligonale. Il giunto verticale pone un problema di ordine cronologico (quale parte della muratura venne realizzata per prima?), ed è ulteriormente complicato dal fatto che in questo punto il muro megalitico presenta evidenti segni di essere stato rimaneggiato in epoche successive attraverso il reimpiego dei blocchi megalitici.
     La presenza di fondazioni “profonde”, ben al di sotto del livello del suolo, che scendono per oltre 20 metri sotto il livello della strada erodiana, le quali dovevano tuttavia mostrarsi a vista al momento in cui la piattaforma megalitica fu costruita.
     Estesi ambienti sotterranei, parzialmente allagati e comunemente interpretati come “cisterne”, collegati da tunnel e gallerie solo parzialmente esplorate.

    Chi lasciò queste colossali vestigia, e a cosa servivano queste enormi e inspiegabili strutture megalitiche?
     
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  2. NSAx9000
     
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    Le pietre visibili in corrispondenza dell'angolo Sud-occidentale della piattaforma sono tra le più grandi mai impiegate dall'uomo in una qualsiasi costruzione. Alcuni di questi megaliti misurano oltre 12 metri di lunghezza e superano le 150 tonnellate di peso. Il muro scende per molti metri ancora sotto il livello della strada lastricata visibile in primo piano, poggiando su fondamenta megalitiche di dimensioni ancora maggiori.

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    Alcune sezioni della piattaforma presentano profondi segni lasciati dall'erosione. Queste pietre, in particolare, mostrano come lo spigolo Sud-orientale sia in realtà il risultato di una ricostruzione eseguita in un periodo imprecisato dell'originario muro megalitico, la quale ingloba i resti pesantemente erosi di una struttura precedente.

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    La presenza di un giunto verticale nella muratura evidenzia chiaramente la presenza di due distinte fasi costruttive, entrambe caratterizzate dall'uso di grandi blocchi megalitici del peso compreso tra le 10 e le 15 tonnellate.

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    Il muro del pianto è la porzione più famosa delle grandi opere di contenimento che circondano la piattaforma del monte del Tempio. Le enormi dimensioni di questa struttura sono chiaramente visibili nella foto. Eppure ciò che si vede in superficie non è neppure la metà dell'altezza totale del muro, che prosegue per altri 17 corsi al di sotto dell'attuale livello del suolo.

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    Gli scavi dei primi anni '80 e '90 hanno riportato in luce ampi tratti dell'originario muro occidentale. La strada lastricata visibile ai piedi del muro risale al periodo erodiano (I secolo a.C.), eppure si trova oltre 20 metri al di sopra dei suoi primi corsi, interamente sepolti e nascosti alla vista al di sotto di essa. Come una fotografia di 2000 anni fa, le enormi pietre cadute sulla strada dall'alto del monte e il lastricato divelto testimoniano la completa distruzione di Gerusalemme a seguito dell'assedio da parte delle legioni romane di Tito del 70 d.C. I romani non riuscirono tuttavia a demolire le pietre alla base del muro, pesanti oltre 50 tonnellate.

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    La parte più impressionante della piattaforma megalitica è visibile solo molti metri sotto il livello del suolo, dopo essere scesi in un sistema di tunnel e gallerie scavate clandestinamente dalle autorità israeliane al di sotto del monte del Tempio.
    Qui è pienamente visibile l'enormità dell'opera realizzata dai costruttori del muro occidentale.
    La pietra nella foto è la più grande fino ad ora scoperta al di sotto del monte del Tempio. Misura oltre 16 metri di lunghezza, con un peso stimato nell'ordine delle 570 tonnellate. Per dare un'idea delle enormi dimensioni di questi megaliti, il blocco di pietra corre dal giunto in primo piano fino alla scala metallica visibile sullo sfondo. Non è possibile inserire neppure la lama di un rasoio tra una pietra e l'altra, tanto precisa e accurata è la giunzione dei blocchi.

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    Inserite in alcuni dei corsi megalitici si trovano alcune tavole di legno fossile. E' probabile che servissero originariamente al trasporto dei blocchi, e che vennero abbandonate in posizione quando la costruzione fu interrotta per ragioni ignote. Il legno in questione è interamente pietrificato, come se fosse andato incontro a un processo di completa fossilizzazione.

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    Persino sotto ai giganteschi megaliti visibili sotto il muro occidentale si trovano altri corsi di pietra ancora più enormi, che scendono fino al livello del banco roccioso. Sebbene sepolti da migliaia di anni, è evidente l'elegante finitura di questi corsi di pietra, la quale rappresenta una chiara indicazione del fatto che originariamente essi fossero intesi per essere a vista, al di sopra del suolo. Già al tempo di Erode essi si trovavano tuttavia sepolti sotto molti metri di terra e detriti, al di sotto della strada lastricata.


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  3. gigiastrolo
     
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    Qual buon vento Nsa, sono contento di leggerti ancora dopo così tanto tempo. Il tema dell'architattura megalitica lascia sempre sconcertati, blocchi di centinaia di tonnellate che sprofondano per centinaia di metri nel sottosuolo sono lì dopo migliaia di anni a sfidare ogni logica costruttiva.


    Volevo porti due domande:

    1) All'inizio hai parlato di Elohim, nome con cui se non sbaglio nell'Antico testamento ci si riferiva a Dio anche se... in realtà il nome Elohim è un nome sempre usato al plurale (tanto più che non esisteva il plurale majestatis) và dunque attribuita a questi Dei la paternità di tali opere?


    2) Hai ravvisato analogie costruttive o stilistiche tra le mura megalitiche del tempio di Gerusalemme o in medio Oriente e quelle presenti in altre parti del mondo (es. Perù o Bolivia)?
     
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  4. NSAx9000
     
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    Il libro di Genesi afferma a chiare lettere che furono gli Elohim, "gli splendenti" a fondare il giardino dell'Eden. Già migliaia di anni prima della composizione del libro di Genesi l'epica sumera di Kharsag raccontava tuttavia di come gli "splendenti" fondarono sulla terra la prima città (dopo il diluvio), che chiamarono Kharsag, "l'alto recinto murato", l'equivalente del biblico giardino dell'Eden.
    L'epica sumera situa Kharsag in una regione montuosa e solcata da grandi corsi d'acqua, grosso modo corrispondente all'area di confine tra i moderni Israele, Libano e Siria. La stessa regione che era per gli egizi la terra degli Dei, il "Retjenu", effigiata sulle pareti del tempio supremo di Karnak (e dove effettivamente si trovano tuttora numerose vestigia della presenza egizia, perlopiù risalenti al nuovo regno).

    Gli "splendenti" costruirono nel Retjenu tre città sacre, poste a protezione di Kharsag: Si-On (Gerusalemme), Enoch (Baalbek) e Nod (Damasco). Se si guarda a queste città, tutte sono caratterizzate dalla presenza di enormi e incomprensibili piattaforme megalitiche, simili in tutto all'"alto recinto murato" dell'epica di Kharsag.

    Si tratta di opere di ingegneria titanica, di cui solo le più recenti ricostruzioni possono dare un'idea delle impressionanti dimensioni.
    Basti immaginarsi come doveva apparire la grande piattaforma di Gerusalemme al tempo di Erode, al finire del I secolo a.C., sormontata dalle costruzioni del tempio ebraico (che appare una costruzione minuscola nel mezzo dell'immensa spianata vuota)

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    Non si tratta solo di tre colossali piattaforme, ma di decine di cittadelle e fortificazioni megalitiche disseminate tra il Libano meridionale, la Siria e il Nord di Israele. Vestigia colossali di incomprensibili edifici in pietra si trovano a Hebron, a Mamre (nei territori palestinesi), e a Hosn Suleyman in Libano.

    Come altri grandi siti megalitici, anche in questo caso le enormi pietre sono legate senza malta e mostrano evidenti segni di essere rimaste incompiute. Più che le vestigia dell'Antico Sud America, questi resti ricordano le colossali fondazioni delle tre grandi piramidi di Giza e l'Osireion di Abydos, cui sono evidentemente legate dall'appartenenza allo stesso periodo temporale.

    Altrove, soprattutto nelle regioni montuose, la forma è quella delle città ciclopiche del centro Italia e della Grecia, ma anche dell'antico Perù ed Ecuador: grandi mura poligonali, che circondano intere alture come colossali fortezze.

    La più impressionante di queste, e quella più enigmatica, si trova sulle alture del Golan, proprio dove l'epica sumera colloca la leggendaria Kharsag, nella terra di confine a lungo inaccessibile e contesa tra Israele, Libano e Siria...
     
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  5. keiji85
     
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    qundi si fanno la guerra in realtà per questa mega costruzione.come gli americani che sono andati in iraq per sacheggiare i musei con statue rettiliane.
     
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  6. gigiastrolo
     
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    Credo che per capire quello che vuole dirci Nsa si debba risalire alla notte dei tempi.
    Se è vero che fummo creati a loro immagine e a loro somiglianza, ne deduco che questi dei debbano essere più simili a noi di quanto possiamo immaginare, probabilmente esemplari perfetti o quasi della razza umana.
    Interessanti anche i nomi di queste tre fortezze artificiali (Sion,Enoch,Nod), i fautori furono a mio avviso atlantidei, chissà se un giorno quegli antichi templi torneranno a rivivere, certo la loro grandezza sfida ogni logica costruttiva, persino il leggendario tempio di Gerusalemme sembra un bruscolino al cospetto di tali opere.
    Tuttavia riallacciandoci alla storia contemporanea è innegabile come la zona sia una tra le zone politicamente più instabili del mondo, Sion città portale sacra ai musulmani,ebrei e cristiani, luogo di interminabili conflitti religiosi, che le chiavi della nostra storia debbano passare nuovamente da quelle parti?

    Edited by gigiastrolo - 21/9/2011, 20:10
     
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  7. NSAx9000
     
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    Queste stesse "piattaforme", possedevano anticamente enormi sottostrutture sotterranea, la cui esatta funzione resta ancora in larga parte sconosciuta. Alcuni degli ambienti sotterranei sono talmente enormi da sfidare ogni logica costruttiva o interpretazione funzionale.
    E' sorprendente che di opere considerate tra le meraviglie del mondo fino al XIX secolo non esista quasi la minima documentazione moderna.

    I disegni tracciati da Warren a partire dal 1860, nel corso degli scavi sistematici del sottosuolo del monte del Tempio, sono l'unica testimonianza di ambienti ormai inaccessibili e danno un'idea della scala titanica delle opere sotterranee oggi solo in minima parte visibili.

    http://israelpalestineguide.wordpress.com/...-century-views/

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    L'unico apparente accesso dal fondovalle alla sommità della piattaforma era consentito per mezzo di impressionanti gallerie sotterranee, sorrette da pilastri. Lunghe centinaia di metri, queste gallerie oggi inaccessibili erano una delle meraviglie della città vecchia di Gerusalemme. Lo stile architettonico e le eleganti cupole voltate sorrette da colonne monolitiche non hanno eguali nel mondo antico

    Durante la sua esplorazione del sottosuolo del monte del Tempio, Warren dovette attraversare estesi strati di crollo formati dalle macerie di pietre e megaliti colossali

    Uno degli ambienti più enigmatici scoperti da Warren era una enorme sala allagata e sorretta da pilastri ormai consumati. Questo vero e proprio mare sotterraneo è interpretato come una gigantesca cisterna, ma la sua reale funzione è sconosciuta, così come ignota è la sua effettiva estensione
     
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  8. gigiastrolo
     
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    "L’uomo regna oggi dove essi regnavano una volta ma ricordate e tremate: essi regneranno un giorno dove una volta regnava l’uomo. Dopo l’estate viene l’inverno; dopo l’inverno è di nuovo l’estate. Loro attendono potenti perché sanno che dovranno tornare. Loro attendono pazienti perché possono attendere in eterno."

    Edited by gigiastrolo - 28/9/2011, 16:16
     
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  9. NSAx9000
     
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    Il tesoro di Nahal Mishmar

    La storia del tesoro di Nahal Mishmar si collega strettamente a quella dei misteriosi civilizzatori, conosciuti dalle fonti antiche come "gli splendenti" o i "popoli dell'Eden" che fondarono le grandi civiltà megalitiche del vicino oriente.

    Il nome di Nahal Mishmar, nell'odierno Israele, è quasi sconosciuto fuori dal Medio Oriente; eppure si tratta del più stupefacente e spettacolare ritrovamento di oopart mai avvenuto nell'area del Mediterraneo.

    Le esatte circostanze del ritrovamento sono avvolte nel mistero, nè tanto meno è noto quanti altri oggetti abbiano preso le vie del mercato antiquario o siano stati fusi e distrutti nel corso dell'ultimo secolo.

    Nel 1961, archeologi che scavavano nella regione del deserto di Giudea furono condotti da guide locali in un crepaccio naturale a 12 Km dal sito di En Gedi, sul Mar Morto, dove erano venute alla luce vestigia di edifici di culto e altari del tardo periodo neolitico.

    L'intero fondo della grotta era ricoperto di involucri di tessuto e stuoie dalle quali emergevano stranissimi oggetti metallici.
    In tutto vennero recuperati 442 oggetti, di cui 429 risultarono composti di una lega di rame arsenicato (il più antico esempio conosciuto della tecnica di fusione a cera persa).

    Sebbene gli oggetti non potessero essere datati mediante il C14, la datazione delle stuoie e degli altri materiali organici che li accompagnavano portavano alla data del 3,500 a.C.

    Ancora oggi non esiste una spiegazione soddisfacente sulle origini e le ragioni del seppellimento di un tale "tesoro", che venne evidentemente nascosto in tutta fretta all'interno della grotta, forse da un gruppo di sacerdoti in fuga.
    Pure sconosciuta è l'esatta funzione di questi oggetti, il cui aspetto stranemente "tecnologico" suggerisce una funzione ben più complessa e articolata di quella di semplici mazze cerimoniali o oggetti rituali.

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    Molti degli oggetti assomigliano a tubi cavi, lunghi tra i 20 e i 30 cm, altri presentano avvolgimenti a spirale, globi sferici e strane sporgenze borchiate per le quali è impossibile immaginare una qualunque funzione.

    www.metmuseum.org/toah/hd/nahl/hd_nahl.htm

    Analisi condotte sul metallo usato hanno smentito un'origine "locale" dalle miniere di Timna nel Sinai per la particolare lega di rame arsenicato, in favore di giacimenti situati nelle regioni dell'Armenia e del Caucaso (spingendosi fino all'odierno Azerbaijan).

    Sarà un caso, ma è interessante che precisamente lo stesso tipo di lega di rame arsenicato venisse usato dalle misteriose civiltà megalitiche dell'antico Sud America e nelle inspiegabili costruzioni di Puma Punku a Tiwanaku.
     
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  10. gigiastrolo
     
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    Una scoperta davvero interessante, non ne sapevo nulla, sono dei manufatti senza dubbio enigmatici, troppo elaborati per essere dei semplici utensili. Nemmeno l'utilizzo come oggetti cerimoniali è una spiegazione del tutto convincente. Mi domandavo se invece vista la particolarità di questa lega metallica (Rame con il 4–12% di Arsenico), non abbiano piuttosto a che fare con qualche antico procedimento alchemico.
     
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  11. FoxMulder91
     
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    Perchè scoperte del genere non vengono approfondite dall'archeologia ortodossa? Si ha forse paura di trovare anomalie che potrebbero minare le fondamenta di paradigmi intoccabili?
    La scienza domanda giustamente prove, ma allora perchè ignorarle deliberatamente quando ci si accorge di averle davanti ai propri occhi? E ancora: possibile che qualsiasi oggetto dalle origini e usi ignoti debba essere sempre e comunque catalogato come rituale/religioso?

    Oggetti simili sono stati scoperti solamente a En Gedi?
     
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  12. NSAx9000
     
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    Il ritrovamento di Nahal Mishmar è unico in tutto il Medio Oriente, e non se ne conoscono di simili in nessuna altra parte del mondo.
    Le origini di questi manufatti sono in ultima istanza sconosciute. Vennero forse raccolti per un periodo nel santuario di En Gedi (in se poco più che una capanna in un recinto di pietre, ad attestare un livello di civiltà molto inferiore a quello dei presunti oggetti rituali rinvenuti), ma è chiaro che si tratta di oggetti di provenienza e funzioni diverse.

    Ancora più enigmatica è la ragione del seppellimento di questi oggetti, nascosti per migliaia di anni una grotta, come in una sorta di "deposito". Resta il fatto che nessuna funzione pratica può essere attribuita con certezza a questi oggetti (troppo fragili ed elaborati per essere mazze o utensili, per quanto insoliti). Il grado di standardizzazione che li caratterizza fa comunque pensare ad una produzione in serie di tipo quasi "industriale".

    E' comunque difficile non pensare a un collegamento con le impressionanti rovine megalitiche disseminate nell'intera regione.
     
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11 replies since 12/9/2011, 22:33   1471 views
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