Il segreto di Denderah

Parte I

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  1. NSAx9000
     
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    19310_luxor_tempio_di_hathor




    Il Tempio

    Uno dei maggiori templi egizi, il tempio di Hathor a Denderah venne fondato sul sito dell'antica Tentyris, l'egizia Iunet, dai tolomei Tolomeo XII e Cleopatra VII Philopator, in un periodo compreso tra il 54 e il 20 a.C.
    A quell'epoca il tempio era tuttavia già un santuario famoso in tutto l'Egitto. Pepi I vi aveva eretto un tempio ad Hathor di Denderah nel 2250 a.C. Eppure anche quella non era che la terza ricostruzione del tempio, la cui pianta, stando alle iscrizioni riportate sulle pareti del santuario, aveva seguito quella riportata su antichi scritti risalenti al tempo degli Shemsu-Hor.
    Un'iscrizione sull'architrave del tempio recita "Thot, il vivente [...] ha stabilito questo tempio come una dimora per colei che è la Signora di Denderah, così come sorgeva qui fin dai tempi più antichi".
    Diversamente da altri templi egizi, le fondamenta del tempio di Hathor penetrano nel terreno per oltre 13 metri.
    Delle 12 cripte che si trovavano nei sotterranei del tempio di Hathor, solo 9 hanno potuto essere interamente riportate alla luce. Le pareti di ciascuna cripta erano decorate con rappresentazioni di oggetti sacri e offerte divine. Nella più meridionale di esse, si trova una delle più misteriose ed enigmatiche raffigurazioni dell'antichità; le celebri "lampade di Denderah".

    Denderah, cripta del tempio di Hathor, 1 ottobre 2009

    Dopo alcuni giorni di negoziazioni con le autorità del Cairo otteniamo finalmente i permessi per visitare e riprendere le cripte del tempio di Hathor a Denderah. Entriamo nel tempio a notte ormai inoltrata, alcune ore dopo la chiusura al pubblico. In una delle cappelle che circondano il santuario viene aperta una grata metallica, che conduce ad una scalinata al di sotto del pavimento.
    La scala scende in un pozzo, su cui si apre un passaggio alto meno di un metro, che incrocia un lungo corridoio verso ulteriori scale. Finalmente si entra nella cripta vera e propria. Il soffitto è abbastanza alto da consentire di stare in piedi, mentre i passaggi sono stretti e angusti appena da consentire il passaggio a una sola persona.
    Le scene delle lampade coprono due intere pareti della cripta più interna, nella quasi totale oscurità e annerite dal fumo di secoli di torce.
    Quelle che seguono sono probabilmente le migliori e più complete immagini disponibili dei rilievi delle lampade:

    1. Parete orientale, prima stanza. Sulla parete opposta scene di offerte agli Dei. Sul muro orientale è raffigurato un alto vaso da cui fuoriescono 4 filamenti. I filamenti si congiungono ad altri oggetti simili a sistri uniti a una sorta di collana a forma di mezzaluna. I due sistri più a destra poggiano su un supporto simile a una barca e contenente un disco più piccolo, attraversato da una serpentina.

    2. Parete orientale, seconda stanza. Superata una porta si accede ad una seconda stanza, non più grande della precedente, con scene speculari sulle pareti affrontate.
    La prima scena raffigura due oggetti simili a bulbi, di forma allungata, attraversati da figure serpentine. Il primo dei bulbi è collegato e sorretto ad uno djed a 4 livelli dotato di supporti simili a braccia che poggiano sull'esterno del bulbo, al di sotto del quale è collocata una figura umana seduta. Il secondo bulbo è invece sorretto da una figura umana con le braccia sollevate, posta su un piedistallo rettangolare da cui si diparte un filamento che si innesta nella base del bulbo con una forma a fiore di loto preceduta da una ulteriore figura stante e da una più piccola collocata ancora al di sotto del bulbo.

    3. Parete occidentale, seconda stanza. Sulla parete opposta l'identica scena è ripetuta, con alcune significative varianti. Ora le figure sotto il bulbo sono 3, di cui due congiungono le mani mentre una terza figura è posta in posizione fetale (partoriente?). Il bulbo è ancora sorretto da una figura inginocchiata, posta su un piedistallo e sormontata da un disco. Ora tuttavia un secondo pilastro djed è posto al di sotto del bulbo. Da esso si dipartono delle braccia dotate di mani che entrano in diretto contatto con la figura serpentina all'interno del bulbo. L'intera scena è presieduta da una mangusta (o un babbuino?), che reca due coltelli sollevati in segno di pericolo.

    Alla luce di questo, è possibile formulare un'idea più chiara della successione logica delle scene.
    La prima scena mostra un vaso di forma allungata da cui fuoriescono filamenti intrecciati che si inseriscono in 4 "sistri", due dei quali collegati da un ponte simile a una barca e tra i quali si sviluppa un disco contenente un simbolo a serpentina.

    Interpretazione a. La scena mostra una collana rigida contenuta all'interno di un vaso.

    Interpretazione b. Sebbene rappresentazioni di gioielli e monili non siano infrequenti nei templi, raramente queste compaiono isolate. Non è chiaro poi perchè la collana debba fuoriuscire da un vaso. Il vaso sembra invece reminescente di qualcosa come una batteria di Baghdad, posta in un circuito chiuso. La forma di barca che collega i due "sistri" sembra alludere a un collegamento tra le due polarità che origina una scarica elettrica (la serpentina collocata all'interno del disco, tradizionalmente associato al sole e alla luce).

    Sulla parete orientale si distinguono due bulbi affrontati. Lo Djed sfiora appena l'esterno del bulbo, mentre l'altra estremità è retta da un sacerdote. Sulla parete occidentale i bulbi non sono più affrontati ma posti in successione. Ora lo djed entra direttamente in contatto con la serpentina all'interno del bulbo mentre una figura dalle sembianze animali solleva due coltelli in segno di pericolo. Sulla parete orientale compare una figura singola al di sotto del bulbo mentre su quella occidentale le figure diventano due, cui se ne aggiunge una terza inginocchiata in posizione di partoriente.

    Interpretazione a. I serpenti rappresentano il principio vitale che viene infuso in Hathor partoriente, ritratta al di sotto del bulbo più lontano sulla parete di sinistra. La duplicazione del motivo dei bulbi allude forse alla separazione del principio umano e divino. Si tratta quindi della rappresentazione di un concepimento divino.

    Interpretazione b. I bassorilievi sulla parete di destra mostrano lo Djed inattivo, quelli a sinistra lo Djed attivato, che entra direttamente in contatto con il fascio elettrico all'interno del bulbo. Il bulbo è a sua volta alimentato da cavi che si vanno a congiungere a un piedistallo rettangolare (un accumulatore?) dotato di una propria attaccatura in forma di fiore di loto. Ciò fa quindi presuppore che davvero si tratti della raffigurazione di qualche tipo di dispositivo elettrico, per il quale è possibile supporre un collegamento con il meccanismo di generazione rappresentato nella cripta precedente.

    L'unica traduzione che sono riuscito a reperire per le iscrizioni che accompagnano i rilievi (a quanto sembra mai pubblicate) è quella che Diego Barucco fornisce nella sua pagina web (e della cui attendibilità non posso pertanto garantire), insieme ad una lettura alternativa in chiave genetica o biologica.

    La traduzione della colonna di geroglifici di fronte alla mangusta con i coltelli è la seguente:

    "Per eliminare la distruzione dei forti pilastri della terra, per eliminare la distruzione del valore dell’uomo contro tutti i nemici, dalla distruzione dell’orizzonte là dove sorge il sole”

    L'iscrizione sopra al bulbo recita:

    “Oro offerto all’arma”

    Le traduzioni delle restanti iscrizioni, molto più confuse e frammentarie, sono riportate nella pagina che segue:
    www.misteria.org/dendera_barucco.htm

    Concludo con alcune riflessioni:

    I bassorilievi si trovavano in un'area assolutamente inaccessibile del tempio, se non ai più alti iniziati ai misteri di Hathor e Iside, e la loro funzione era probabilmente quella di magazzini per diversi tipi di oggetti sacri. Qualunque cosa raffigurassero doveva essere quindi riverita come una conoscenza della massima importanza, la quale mai avrebbe potuto essere visibile ai non iniziati.

    Una raffigurazione semplificata, ma identica a quella che si trova nelle cripte, compare su una delle pareti del santuario interno del mammisi romano, all'esterno del tempio principale di Hathor. Qui un sacerdote regge il bulbo, sostenuto da uno djed le cui braccia non entrano in contatto con la serpentina. Sotto il bulbo compare una figura inginocchiata, mentre di fronte ad esso una figura stante reca un incensiere e colonne di geroglifici.

    Di seguito le immagini citate sopra:

    Denderah

    Edited by The Old Man - 19/8/2011, 09:31
     
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  2. NSAx9000
     
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    Parte II: Il tempio delle Stelle

    Nessun altro tempio in tutto l'Egitto possiede la stessa straordinaria ricchezza di dettagli e conoscenze astronomiche del tempio di Hathor a Denderah. Come un libro di pietra, esso sembra racchiudere il segreto e l'essenza stessa di tutta la sapienza astrale degli antichi.

    L'ormai celebre disputa sull'origine dello zodiaco di Denderah, iniziata nel 1822, è solo uno dei molti misteri che riguardano le onnipresenti raffigurazioni di stelle che riempiono le volte del tempio.
    Nel 1802 la spedizione napoleonica di Vivant Denon trasse i primi disegni di quello che divenne noto fin da allora come lo zodiaco di Denderah. Staccato e trasportato a Parigi nel 1821, lo zodiaco decorava originariamente il pronao della cappella di Osiride. Lo zodiaco raffigura le principali costellazioni e segni zodiacali disposti a formare un vero e proprio planisfero celeste. Era evidente che chiunque scolpì lo zodiaco sui soffitti del tempio di Denderah doveva possedere una profonda conoscenza del cielo e dei fenomeni legati alla precessione degli equinozi.

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    Lo zodiaco circolare di Denderah, in un disegno ricostruttivo della policromia originaria.

    Sebbene lo zodiaco risalisse certamente all'epoca romana, la posizione delle stelle e delle principali costellazioni diede adito alle più svariate ipotesi, dal I secolo a.C. al 2500 a.C. fino ad oltre il 10.000 a.C.
    Una delle più interessanti particolarità dello zodiaco di Denderah è che esso comincia nel segno del Leone, la costellazione che presiedeva all'equinozio di primavera nell'XI millennio a.C. Allo stesso tempo lo zodiaco marca la posizione delle stelle nel 50 a.C., segnando il passaggio dell'equinozio nel segno dei pesci dalle due ere precedenti dell'Ariete e del Toro.

    Denderah, sala ipostila del tempio di Hathor, 1 ottobre 2009

    Dalla fine dell'antichità, nessuno aveva più potuto ammirare i colori originali e le vivaci scene che decoravano il soffitto della sala ipostila, a quasi venti metri di altezza e annerite dal fumo dei secoli. Qui si trova il secondo e più misterioso degli zodiaci di Denderah, lo zodiaco quadrato.
    Dopo restauri durati oltre 10 anni quelle che seguono sono le prime immagini a riflettere i colori originali e la vivacità delle scene astronomiche che decorano questo secondo zodiaco quadrato.
    Lo zodiaco comincia nel segno del Cancro, in cui aveva luogo la levata eliaca di Sirio e l'inizio del nuovo anno egizio all'alba del 19 luglio del 50 a.C. Segue una rassegna delle principali costellazioni e dei decani, alcune delle quali in forme tipicamente egizie. Vi si distinguono comunque chiaramente le ben note costellazioni del Capricorno, del Sagittario, dei Gemelli, e dello Scorpione. Vi compaiono anche raffigurazioni di Orione e dell'Orsa maggiore.

    Su di un'altra scena gli Dei scortano la barca solare nel cielo diurno. Qui compare una delle più enigmatiche raffigurazioni di tutto il tempio. Una processione di Dei capeggiata da Horus ascende una scalinata verso il cielo, fino al cospetto del disco solare, sul lato opposto del quale il Dio Thot protende le mani in segno di adorazione verso l'occhio Udjat del Sole Ra. A rendere insolita la rappresentazione è lo strano supporto su cui poggia il disco solare, che lo rende simile a uno specchio. Nella scena successiva il disco solare salpa verso il cielo sulla sua nave celeste, all'interno della quale compaiono ora gli Dei inginocchiati e Horus in vesti di timoniere.
    La raffigurazione è talmente unica e particolareggiata da non avere bisogno di ulteriori commenti. Che cosa è davvero raffigurato sul soffitto del tempio di Denderah? Qual'è il senso delle navi che solcano il cielo? E perchè gli Dei sembrano avanzare verso un disco solare curiosamente simile a un portale su un piedistallo, per esserne poi proiettati in cielo e verso le stelle?

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    Lo zodiaco quadrato sul soffitto della sala ipostila: particolare di alcune costellazioni sullo sfondo del cielo notturno. La luna pende dalla bocca della dea Nut, che racchiude il cielo stellato nel suo abbraccio.

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    Il soffitto della sala ipostila del tempio di Denderah: gli Dei ascendono al cielo verso il disco solare. Nella scena successiva, la barca solare salpa alla volta del cielo diurno.

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    Gli Dei guidati da Horus ascendono al cielo su di una scalinata. Thot, Dio della conoscenza, saluta il disco solare, posto su un enigmatico piedistallo. L'intera scena ricorda la raffigurazione dell'attraversamento di un portale. La porta delle stelle?

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    Gli Dei sono trasportati attraverso il cielo a bordo della barca solare. 14 Dei accompagnano il sole nel suo disco dorato, mentre Horus guida il timone della barca.
     
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  3. FoxMulder91
     
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    Come è evidente l'interpretazione dei geroglifici è spesso e volentieri celata dietro a dei simbolismi, senza considerare che, quella che per noi assomiglia a una lampada, per una mente che non aveva visto niente di simile in precedenza, potrebbe benissimo essere qualsiasi altro oggetto con un'altra valenza. Resta il fatto non trascurabile per noi che quella ha tutte le apparenze di una grossa lampada e ci sono comunque numerose fonti antiche che attestano l'effettivo utilizzo di lampade perpetue. Quindi...penso sia certamente possibile in fin dei conti, ma se mostrassimo la stessa immagine a, per esempio, un'indigeno che non conosce l'elettricità ci darebbe certamente un'altra interpretazione.

    Quello che mi domando riguardo allo zodiaco circolare di Dendera è come possa esserci tanta incertezza sulle date. Cos'è che non quadra per avere ancora tanti dubbi? Se comincia nel segno del leone non è forse un chiaro indizio che fu costruito all'alba di quell'era? Tuttavia in tutta internet si sprecano varie teorie sulle date e c'è una confusione assoluta. Inoltre mi sfugge come lo zodiaco possa segnare contemporaneamente due date tanto diverse (10.000 a.C. e 50 a.C.). Inoltre il fatto che il tempio sia consacrato ad Hathor potrebbe indicare una papabile data attorno al 5000 a.C., ma qui credo che entrino in gioco le numerose ricostruzioni.

    Grazie comunque per il resoconto della tua "visita" e per le foto del tempio che, credo, di non avere mai visto prima d'ora.
     
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  4. NSAx9000
     
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    Lo zodiaco di Denderah è un documento contraddittorio. Sebbene risalga certamente all'epoca tolemaica o alla prima dominazione romana, la posizione delle stelle e delle costellazioni sullo zodiaco non sembra corrispondere a quelle che esse avevano nel momento della sua realizzazione. Se così fosse, lo zodiaco potrebbe in realtà essere la copia di zodiaci ben più antichi, realizzata forse durante le numerose ricostruzioni del tempio, e alludere pertanto a date estremamente remote nel passato mitico dell'Egitto.

    Questi sono i principali elementi della controversia:

    1. Lo zodiaco circolare di Denderah si evolve a spirale a partire dalla costellazione del leone, che ne è anche l'inizio. Non è chiaro tuttavia quale evento astronomico si verificasse nella costellazione del Leone, se cioè l'equinozio di primavera, il solstizio d'estate, quello d'inverno o la levata eliaca di Sirio (che coincideva con l'inizio del nuovo anno egizio). In altri termini, prima di potere determinare a quale periodo alluda lo zodiaco di Denderah, è necessario capire il preciso momento dell'anno che vi è rappresentato.

    2. Secondo altre teorie, lo zodiaco di Denderah non rappresenta affatto il cielo in un particolare momento storico, ma è una raffigurazione allegorica della precessione degli equinozi: iniziando dall'era precessionale del leone, esso raffigura la successione delle diverse ere precessionali fino a quella dell'Ariete e concludendosi con la transizione tra l'era dell'Ariete e quella dei Pesci. In questo caso, lo zodiaco sembrerebbe alludere all'inizio mitico della civiltà egizia nello Zep Tepi, il 10,450 a.C.

    3. Altri studiosi hanno adottato una lettura astrologica, basata sulla convinzione che lo zodiaco raffiguri un oroscopo tracciato sotto una determinata congiunzione planetaria. Su queste basi, lo zodiaco raffigura il momento in cui la Luna è in Bilancia, Saturno in Vergine, Marte in Capricorno, Giove in Cancro, Venere in Ariete e Mercurio e il Sole in Pesci.
    Applicando questo criterio astrologico lo zodiaco di Denderah farebbe riferimento ad una congiunzione avvenuta...nel futuro, cioè la mattina del 20 marzo del 1185 d.C. e del 22 aprile 1168 d.C. per lo zodiaco quadrato.
    Questo a meno che non si faccia riferimento non alla successiva congiunzione, ma alla precedente, la quale si ripetè cioè un intero ciclo precessionale prima, intorno al 24,000 a.C. circa.

    La teoria astrologica è ben esposta qui:

    http://www.revisedhistory.org/egyptian-horo.htm

    Questa è invece una sintesi dell'evoluzione della controversia sull'età dello zodiaco di Denderah in età napoleonica:

    http://pr.caltech.edu/periodicals/EandS/ar...4/buchwald.html
     
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  5. viverride
     
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    Se non avessero dato fuoco alla biblioteca di Alessandria, forse a quest’ora molti enigmi del passato, compresa la spiegazione dei glifi egizi, ci sarebbero chiari e non dovremmo tirare a indovinare. Le “lampade” di Dendera ci fanno venire il sospetto che gli antichi egiziani conoscessero l’elettricità, perché c’è un bulbo allungato con dentro un….serpente, cose entrambe che, ai nostri occhi, sembrano una valvola da televisione (di quelle di una volta) o una lampadina con il filamento di tungsteno. Ma se noi ci togliamo dalla testa sia il bulbo che la serpentina, ecco che gli oggetti raffigurati possono significare qualsiasi cosa e non è più il caso di parlare di elettricità. Nello stesso modo, quando fu scoperta l’iscrizione di Palenque, subito si pensò a un astronauta seduto al posto di guida di un razzo, con tanto di fiammata che usciva posteriormente da un grosso tubo di scappamento. Ci sono voluti trent’anni per arrivare alla conclusione, grazie agli esperti di civiltà precolombiane, che si trattava solo di un re dell’epoca raffigurato a cavalcioni dell’albero della vita, con un significato che è oscuro ai nostri occhi di uomini moderni, ma non a quelli dei contemporanei. Ecco, non vorrei che per le “lampade” di Dendera fosse scattato lo stesso meccanismo e che prima o poi qualche egittologo verrà a darci una spiegazione che si avvicini alla verità e che escluda ogni interpretazione elettrica. Non bisogna, poi, lasciarsi catturare troppo dalla fantasia, come ha fatto Lobsang Rampa con il suo “La caverna degli antichi”, in cui afferma che nelle viscere dell’Himalaia c’è un grande deposito con vecchissimi strumenti tecnologici, lasciati in custodia ai monaci tibetani e che sono le vestigia di civiltà scomparse più progredite della nostra. Il libro è bello e interessante, ma non è suffragato da prove certe e poi sull’autore circolava la voce che non si trattasse di un vero monaco, ma di un inglese che scriveva opere di pura fantasia. Un po’ come il nostro Emilio Salgari, che i suoi libri li ha scritti senza mai lasciare Torino. Sulle “lampade” non è detta ovviamente l’ultima parola e ne sentiremo ancora parlare. Io aspetto.

    P.S.
    Commento riferito alla Parte I
     
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  6. NSAx9000
     
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    Mi fa piacere che si sia intesa correttamente quella che dovrebbe essere la natura di un approccio aperto e inquisitivo.

    Partiamo dunque dal significato delle cripte del tempio di Hathor:
    Le cripte erano usate come magazzini per oggetti sacri, le cui raffigurazioni compaiono sulle pareti delle camere e dei corridoi. Più specificamente, le cripte contenevano una delle più sacre reliquie della religione egizia, il ba di Hathor, cioè la mistica statua contenente lo spirito di Hathor "signora di Denderah, nel suo santuario". Questo santuario viene variamente descritto come dell'altezza di un cubito, interamente fatto d'oro e coperto da un drappo per nasconderlo alla vista.

    Durante particolari cerimonie il ba di Hathor era condotto fuori dal santuario, e di lì condotto in processione al tempio del suo divino consorte Horus di Edfu, ove avveniva la messa in scena dell'unione e del concepimento divino.

    Torniamo ora ai rilievi in se:
    Il serpente che sorge dal bocciolo di Loto è equiparato alla divinità primordiale Harsamtawy, nel suo sorgere dalle acque della creazione sotto sembianze di serpente. Era nelle sembianze di Harsamtawy che si credeva Horus fosse sorto da un fiore di loto dopo essere stato concepito negli abissi primordiali di Nut. Il serpente è esso stesso il simbolo della creazione quale atto di separazione di cielo e terra, la rappresentazione fisica della manifestazione della coscienza nell'abisso.
    La piccola figura che sorregge il bocciolo di loto è Heh, Dio dell'aria, colui che regge il cielo sulle sue braccia. In congiunzione al pilastro Djed, che simboleggia l'eternità, esso allude all'eterno sorgere del Sole del mattino nelle sembianze di Horo-Harsamtawy.

    Questo quanto al significato simbolico della rappresentazione. Abbiamo in altri termini a che fare con il ben noto simbolismo della luce che sorge dall tenebre, squarciandone l'oscurità dell'abisso. Ma facciamo un ulteriore passo indietro, e riconsideriamo lo scopo per cui le cripte vennero costruite, quello cioè di custodire gli oggetti sacri del tempio. A questo punto dovrebbe essere chiaro che quelli raffigurati sulle pareti del tempio sono oggetti reali, dotati di attributi simbolici. La simbologia, lo abbiamo visto, è chiara, ed è quella della luce che squarcia l'abisso, il concepimento divino della luce del mattino in grembo al fiore di loto. Resta irrisolta invece la questione più tecnica posta dal rilievo. Si tratta davvero di lampade elettriche? Appurato che ognuno degli elementi raffigurati possiede un significato simbolico, resta da appurare se esiste anche un significato pratico dietro a quello simbolico. E qui mi fermo, per il momento.
     
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  7. viverride
     
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    Citazione:
    “Il serpente che sorge dal bocciolo di Loto è equiparato alla divinità primordiale………..Il serpente è esso stesso il simbolo della creazione quale atto di separazione di cielo e terra”.

    Dunque, serpenti in Egitto; serpente nel giardino dell’Eden e nell’Apocalisse di Giovanni; draghi volanti (che poi altro non sono che serpenti un po’ più grossi) in Cina; serpente – piumato – in sudamerica; la dama dei serpenti a Creta; Esculapio, con il suo colubro/caduceo, in Grecia; Berlusconi e il serpentone della Mediaset, in Italia…..
    Ho dimenticato qualcuno? Niente niente ha ragione David Icke a dire che siamo stati creati dai rettiliani della costellazione Alpha Draconis e che i rettiliani, e i loro ibridi “nefilim”, ci fanno fare quello che vogliono.
    D’ora in poi starò più attento a cogliere questi aspetti serpentiformi della realtà. O mi sono solo lasciato suggestionare dalle pagine di Icke?
     
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  8. NSAx9000
     
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    CITAZIONE (viverride @ 27/10/2009, 17:57)
    Niente niente ha ragione David Icke a dire che siamo stati creati dai rettiliani della costellazione Alpha Draconis e che i rettiliani, e i loro ibridi “nefilim”, ci fanno fare quello che vogliono.

    Non mi interessano i deliri dei malati di mente.

    Bisogna capire che il serpente è prima di tutto simbolo, e un simbolo universale. Specificamente, è il simbolo della coscienza e della consapevolezza. Per questo il mito giudaico lo associa alla conoscenza del bene e del male. E si tratta di una simbologia certo antichissima, presente com'è presso moltissime culture. Un retaggio, appunto, del grandioso edificio simbolico del pensiero arcaico:
    La caduta, cioè l'inizio del divenire, si verifica nel momento in cui l'uomo acquisisce consapevolezza, cioè coscienza, del proprio stato. E la caduta è precisamente il momento in cui l'uomo realizza la separazione di Cielo e Terra.
    L'identità suprema posta dalla Scienza Sacra degli Antichi è quella dell'Antropocosmo, cioè l'identità tra l'Uomo cosmico e l'universo che è nell'uomo. Questa identità si spezza con la caduta, attraverso il tramite della coscienza. L'universo, guardando se stesso, conosce se stesso mediante polarizzazione e diventa Due: Cielo e Terra (nel mito cosmogonico egizio, Tum: il "fuoco" creatore, luciferiano, e Nun, le caotiche acque primordiali dell'abisso). Senza questa divisione nulla esisterebbe. E il prodotto della divisione è Atum, cioè l'uomo adamico.

    Dietro questa polarizzazione dell'Unità originaria, che dall'Uno origina il molteplice per mezzo della caduta, il mito cosmogonico di Denderah sembra alludere ad una polarizzazione di una natura ben precisa, cioè ad una polarizzazione elettromagnetica.
     
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  9. viverride
     
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    Grazie NSA per le tue dotte precisazioni. Ho appena cominciato a leggere l'ultimo libro di David Icke, sulla cospirazione globale, e devo dire che un po', almeno nelle prime pagine, mi metteva a disagio. C'è da dire che, nella mia mente, molti tasselli vanno al loro posto, leggendo le sue teorie. E' affascinante, comunque, ma bisogna prenderlo con le molle: ne ho consapevolezza. Non avevo mai sentito il termine "Antropocosmo": interessante, credo che lo farò mio. Mi togli una curiosità: su quali testi principali ti sei formato la tua conoscenza? Si può dire che sei un egittologo?
     
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  10. NSAx9000
     
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    CITAZIONE (viverride @ 28/10/2009, 08:29)
    Grazie NSA per le tue dotte precisazioni. Ho appena cominciato a leggere l'ultimo libro di David Icke, sulla cospirazione globale, e devo dire che un po', almeno nelle prime pagine, mi metteva a disagio. C'è da dire che, nella mia mente, molti tasselli vanno al loro posto, leggendo le sue teorie. E' affascinante, comunque, ma bisogna prenderlo con le molle: ne ho consapevolezza. Non avevo mai sentito il termine "Antropocosmo": interessante, credo che lo farò mio. Mi togli una curiosità: su quali testi principali ti sei formato la tua conoscenza? Si può dire che sei un egittologo?

    L'egittologia è per la sua larga parte una scienza di raccoglitori di cocci e saccheggiatori di tombe. Non ha niente a che vedere con la Scienza sacra degli antichi, che se ne sta nascosta in piena vista a chi non è in grado di coglierne il simbolismo.
    Se vuoi davvero comprendere il significato della Scienza del Tempio, una scienza che non sia semplicemente un'enumerazione di pietre e la descrizione di cose morte, leggiti piuttosto De Lubicz e Fulcanelli. Ma ovviamente per questa Scienza non esistono maestri, per cui, in ultima istanza, sta a te di farla propria e trovare la tua strada.
     
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  11. viverride
     
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    Ti ringrazio NSA, anche se sei stato un po' reticente circa la tua preparazione in egittologia. Diciamo che ti anima una speciale passione per l'Egitto. Scusa, ma "Scienza del Tempio" non l'ho mai sentita nominare, prima d'ora, mentre Fulcanelli sì, ne ho sentito parlare. E prima o poi, la sua opera sulle cattedrali gotiche, bisognerà che me la legga. Dici che per questa scienza non esistono maestri...strano perché, qualunque cosa sia, di maestri del passato, mi pare, la storia è piena. Tuttavia, se frequento questo sito è per imparare e per conoscere le connessioni tra la cultura umana, compresa quella degli antichi egizi, e l'influsso che pare abbiamo ricevuto da civiltà extraterrestri. Non sono argomenti di cui la gente parli normalmente, per cui, il nostro lavoro di indagine, diventa automaticamente elitario, quasi noi fossimo una specie di setta di esaltati, mentre siamo animati solo dalla voglia di sapere.
    Un saluto.
     
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  12. NSAx9000
     
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    CITAZIONE (viverride @ 29/10/2009, 11:30)
    Tuttavia, se frequento questo sito è per imparare e per conoscere le connessioni tra la cultura umana, compresa quella degli antichi egizi, e l'influsso che pare abbiamo ricevuto da civiltà extraterrestri.

    Sarebbe un errore logico, prima ancora che un'indimostrabilità pratica, asserire che la Scienza sacra degli Antichi, il cui oggetto è l'Uomo (e non potrebbe essere altrimenti) debba derivare da altri che non l'uomo stesso.
    Se l'insegnamento di questi esseri cosmici (in quanto provenienti dal cosmo) di cui parli è un insegnamento materiale, allora è impotente e puerile di fronte alla Scienza sacra degli antichi, e non meritevole di alcuna considerazione.
    Se invece è di altra natura che un insegnamento materiale, allora dovrebbe esservene traccia in quella stessa scienza Sacra, che invece porta solo il marchio dell'Uomo.
     
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  13. viverride
     
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    Mi pare di capire che non credi molto all'esistenza degli extraterrestri, il che sarebbe strano visto che frequenti questo sito. Se le cose stanno così, mi sembra che tutte le antiche culture parlino di visitatori dallo spazio, che hanno insegnato la civilizzazione agli uomini. Non vorrei che anche questo fosse una montatura gigantesca, dato che lunedì scorso perfino Roberto Giacobbo, che pensavo fosse dei "nostri", ha mostrato come i cerchi nel grano possano essere fatti manualmente da buontemponi. La cosa mi aveva un po' turbato, ma, a parte ciò, se tu sei convinto che la scienza antica non abbia ricevuto nessun influsso da esseri venuti dal cosmo, è il caso che la questione venga approfondita. Mi ricordo di aver letto, ancora trent'anni fa, i libri di Kolosimo, del francese Robert Carroux e di Von Daniken: tutti parlavano di contatti avvenuti in tempi remoti tra alieni ed egizi, nazca e altri popoli dell'antichità. Tanto che queste loro teorie si venivano a contrapporre al creazionismo e all'evoluzionismo, indicando una terza via circa l'origine dell'uomo. Icke sta solo facendo una sintesi di quanto già enunciato nei decenni scorsi. Lui ci ha messo del suo tirando in ballo i Rettiliani, cosa che i tre autori citati non avevano fatto.
     
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  14. NSAx9000
     
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    CITAZIONE (viverride @ 30/10/2009, 10:39)
    Mi pare di capire che non credi molto all'esistenza degli extraterrestri, il che sarebbe strano visto che frequenti questo sito. Se le cose stanno così, mi sembra che tutte le antiche culture parlino di visitatori dallo spazio, che hanno insegnato la civilizzazione agli uomini. Non vorrei che anche questo fosse una montatura gigantesca, dato che lunedì scorso perfino Roberto Giacobbo, che pensavo fosse dei "nostri", ha mostrato come i cerchi nel grano possano essere fatti manualmente da buontemponi. La cosa mi aveva un po' turbato, ma, a parte ciò, se tu sei convinto che la scienza antica non abbia ricevuto nessun influsso da esseri venuti dal cosmo, è il caso che la questione venga approfondita. Mi ricordo di aver letto, ancora trent'anni fa, i libri di Kolosimo, del francese Robert Carroux e di Von Daniken: tutti parlavano di contatti avvenuti in tempi remoti tra alieni ed egizi, nazca e altri popoli dell'antichità. Tanto che queste loro teorie si venivano a contrapporre al creazionismo e all'evoluzionismo, indicando una terza via circa l'origine dell'uomo. Icke sta solo facendo una sintesi di quanto già enunciato nei decenni scorsi. Lui ci ha messo del suo tirando in ballo i Rettiliani, cosa che i tre autori citati non avevano fatto.

    Si può credere o meno all'esistenza di vita nell'universo. Personalmente, la ritengo una questione di scarsa o nessuna rilevanza.
    Come è possibile del resto credere che una Scienza che è per definizione antropocentrica, fino a teorizzare il paradosso (da sempre frainteso come l'enunciazione di una realtà scientifica, quando il suo senso è invece puramente esoterico) di un universo geocentrico, possa dare una qualsiasi preminenza a qualcosa che sia estraneo all'umano?
    Come ripeto, di fronte a questa Scienza sacra, ogni realizzazione della tecnica, per quanto stupefacente, diventa ridicola e puerile.
    Una qualsiasi vita evoluta nell'universo, non potrebbe insegnarci nulla al riguardo di questa Scienza sacra, poichè essa è intrinsecamente e indissolubilmente la Scienza dell'antropocosmo umano.
    La vera cospirazione, se mai ne esiste una, è quella che ci fa scrutare il cielo alla ricerca di risposte, quando la verità se ne sta nascosta in piena vista.
     
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  15. viverride
     
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    La verità che se ne sta nascosta in piena vista, mi fa venire in mente un racconto di Edgar Allan Poe, dove si parlava di una lettera messa sulla mensola del caminetto, in bella mostra, proprio per evitare che la polizia la trovasse.
    Dunque, la Scienza Sacra, che non ha bisogno di cercare risposte fuori, nel buio cosmico, proprio perché è una scienza che riguarda l’antropocosmo. A questo punto, tutte le teorie delle linee di Nazca come piste di atterraggio, o degli apparati tecnologici alieni che sono stati utilizzati per sollevare massi di molte tonnellate, per costruire piramidi e quant’altro, sono solo teorie, appunto. Nient’altro che ipotesi. E tutti quei reperti misteriosi trovati dagli archeologi che sembrano indicare una loro origine extraterrestre, rientrano anch’essi nella Scienza Sacra, cioè nel patrimonio di conoscenze umane, e solo umane, andate poi perdute. Ora credo di aver compreso meglio il tuo pensiero. La Scienza Sacra: niente influssi da altri mondi, ma tutto frutto dell’intelligenza dell’Homo sapiens, sottoposta, attraverso i secoli, ad alti e bassi, a perdite e a riscoperte. Devi ammettere che la tua è una posizione piuttosto originale, e pur tuttavia interessante e meritevole di approfondimento. Grazie.
    Ciao
     
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27 replies since 7/10/2009, 16:15   1885 views
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