Il mistero di Glozel:uomini giganti?

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    "Nel marzo del 1924, a Glozel, presso Vichy, il diciassettenne Emile Fradin stava coltivando con il nonno i campi di famiglia, quando all'improvviso una mucca sprofondò nel terreno. Il suolo aveva ceduto e l'animale era finito in una camera artificiale sotterranea. L'animale fu subito recuperato, dopodichè i due uomini scesero per esplorare la stanza. Le pareti erano rivestite di mattoni, e ospitavano alcune nicchie in cui vi erano statuette simili alle Veneri preistoriche. Furono trovate anche tavolette di argilla con iscrizioni, frammenti di osso e di legno. I due uomini avvisarono subito il dottor A. Morlet, la persona più istruita che conoscevano. Lui, che era appassionato di archeologia, decise di rivolgersi al professore Capitain, che giudicò i reperti dei falsi, forse creati perfino dagli stessi contadini. Ma Morlet di ciò non era affatto convinto. La notizia si sparse molto in fretta, e attirò a Glozel un gran numero di turisti. Poi, incominciarono gli scavi, che portarono alla luce molti reperti, tra cui alcune tavolette con iscrizioni indecifrabili".

    Tratto da http://templarmistery.altervista.org/

    www.inmysteriam.fr/videos/voirvideo...zel/Page-1.html

    "Nel 1925 a Glozel (vicino a Vichy - Allier, in Francia) Emile Fradin sprofondò nel suo campo dove stava lavorando, e trovò "il campo dei morti": 3000 oggetti incisi, vasellame, utensili, gioielli, manufatti in osso e in legno del 17-15.000 a.C. - quando non dovrebbero esistere nè scrittura (il primo sistema di scrittura documentato è quello sumero-accadico, IV millennio a.C.) nè la ceramica (la cui lavorazione oltretutto mostra un senso artistico assai sviluppato ed eccezionalmente raffinato, coordinato con notevole intuito simbolico - ad es., le statue coi volti senza bocca che hanno portato alla denominazione di "civiltà del silenzio"). Sorprendono inoltre le dimensioni delle ossa umane rinvenute (crani grandi il doppio), delle impronte e dei monili (ad es. bracciali) su misura per arti giganteschi".

    Tratto da www.misteromania.it/giganti/giganti.htm

    "Era il primo marzo 1924. Il giovane Emile Fradin di 16 anni si apprestava ad arare un piccolo campo insieme al nonno Claudio. Tutto procedeva bene, quando a un certo punto l'aratro battè contro una pietra e le zampe posteriori di uno dei buoi sprofondarono nel terreno. Esaminata la cosa e scavato un po' il terreno, i due trovarono alcuni mattoni, delle tavole incise, due piccole asce, due ciottoli con iscrizioni e due trincetti. Ovviamente essi non si resero conto di aver fatto una scoperta archeologica che avrebbe assunto ben presto i caratteri di una piccola guerra. Tuttavia fecero accorrere quelle che ritenevano le autorità del Paese: una trentina di persone di tutto rispetto, tra cui il signor Agostino Bert, istitutore a Ferrières, e il reverendo Naud, curato decano della parrocchia. Tutti quanti attestarono l'autenticità del ritrovamento. Tra le altre cose vennero ritrovate iscrizioni alfabetiche su argilla cotta. Tutti i reperti vennero attribuiti al periodo Magdaleniano (16.000-8.000 anni prima della nostra era) per cui era implicito che una civiltà europea sconosciuta era finalmente venuta alla luce. Una civiltà che conosceva la scrittura alfabetica prima che fosse "inventata" dai Fenici nel XIII secolo avanti Cristo. La scoperta era talmente straordinaria che ben presto si formarono opposte fazioni, chi sosteneva, chi demoliva. I lavori vennero presi in carico dal dr. Morlet che pubblicò sull'argomento un rapporto il 23 settembre 1925, con il titolo Nuova Stazione Neolitica. Lo fece però senza consultare i rappresentanti ufficiali della Preistoria dell'epoca e cioè il dr. Capitan delle Belle Arti, Peyroni, conservatore del museo di Eyzies e l'abate Breuil. Capitain si distinse per l'accanimento nel perseguire Morlet. Saputo della pubblicazione del dr. Morlet, lo convocò a Parigi per fargli una sconcertante proposta. Chiese, Capitain a Morlet, se fosse disposto ad accreditare la scoperta come opera anche di Capitain stesso, adducendo la pretesa che con la sua sola firma (cioè di Morlet) il libro non avrebbe venduto che poche copie. Morlet oppose un netto rifiuto, e declinò l'offerta. Dopo di allora per Glozel iniziarono le peripezie. Ne venne negata l'autenticità. Inoltre, Emile Fradin, il contadino che aveva scoperto il sito, venne denunciato per truffa poichè aveva allestito, nella sua casa, un piccolo museo dei ritrovamenti e faceva pagare un biglietto. La vicenda ebbe degli strascichi per lungo tempo, dopo di che il Fradin venne assolto con sentenza definitiva. Purtroppo in questa vicenda di interessi contrapposti chi ci rimetteva era la verità che veniva calpestata bellamente. In conclusione, con tutte queste dispute non venne mai confermata nè negata l'autenticità della scoperta. Tra l'altro a Glozel firono rinvenuti 'stranissimi' vasi che parevano raffigurare teste umane racchiuse in caschi spaziali, tanto che uno di questi fu definito l' "interplanetario" e inoltre lettere uguali al nostro alfabeto, e cioè: C, H, I, J, K, L, O, T, V, W, X. I primi lavori di datazione scientifica per stabilire la vera età dei reperti di Glozel vennero però tentati solo dopo il 1970, con due metodi diversi: il carbonio 14 e la termoluminescenza. Il primo metodo viene usato per tutti i reperti che contengono sostanze organiche, ad esempio ossa; invece la termoluminescenza viene impiegata su tutto ciò che ha subito un processo di cottura, come le ceramiche, i vasi etc. Nel 1973 vennero compiute le prime indagini con questo secondo metodo, dal direttore del laboratorio di ricerca atomica di Riso (Danimarca) Vagn Mejdhal. Una tavoletta così esaminata fu assegnata ad un'epoca che va dal 900 al 300 avanti Cristo. Tali risultati furono confermati poi da Hugh Mokerrel del museo nazionale di antichità di Edimburgo che aveva effettuato esami su altri oggetti. Il carbonio 14 invece diede risultati sconcertanti: dal 19000 avanti Cristo all'anno 1 della nostra era. Come era possibile che ci fossero risultati così distanti tra di loro? Probabilmente furono esaminati reperti che avevano tra di loro età molto diverse, e da ciò questi strani risultati".

    Tratto da http://members.xoom.it/pellot/

    www.google.it/search?site=imghp&tbm...52&q=glozel&oq=

    www.informareonline.it/enigmadiglozel.html

    www.museedeglozel.com/#

    http://tanogabo.com/sono-esistiti-i-giganti/

    www.philipcoppens.com/glozel.html

    www.philipcoppens.com/glozel_politics.html

    www.treccani.it/enciclopedia/glozel_(Enciclopedia_Italiana)/

    http://web.tiscali.it/ompeig/X/paleo.htm

    Non pochi accademici ritengono che la vicenda sia una truffa, però a Glozel c'è un museo dedicato e alcuni, ancora oggi, difendono l'autenticità dei reperti.

    "Il termine Gigante di Castelnau si riferisce a tre frammenti di ossa fossili (omero, tibia e femore) scoperti dall'antropologo Georges Vacher de Lapouge nel 1890. I frammenti in questione furono rinvenuti presso un tumulo risalente all'inizio dell'Età del Bronzo e datati al Neolitico o forse prima. Secondo De Lapouge, le ossa fossili potrebbero appartenere a uno dei più grandi uomini mai esistiti. Egli stimò dalle dimensioni dell'osso che l'uomo era alto probabilmente circa 3,50 metri [...] Le ossa furono scoperte dall'antropologo Georges Vacher de Lapouge in una necropoli dell'Età del Bronzo a Castelnau-le-Lez, in Francia, nell'inverno del 1890. I suoi risultati vennero pubblicati sulla rivista La Nature, Vol. 18 1890 [...] L'altezza dell'uomo fu stimata circa 3,5 metri [...] e le ossa potrebbero risalire al periodo neolitico [...] Nel 1894 le notizie di stampa menzionano la scoperta di altre ossa di giganti umani in un cimitero preistorico a Montpellier, a 5 km a sud-ovest di Castelnau, mentre alcuni lavoratori stavano scavando nei pressi di un serbatoio d'acqua. Teschi di "28, 31 e 32 centimetri di circonferenza" furono citati insieme ad altre ossa di proporzioni gigantesche, appartenenti a una razza di uomini alti "tra 10 e 15 metri". Le ossa sarebbero state state inviate all'Accademia di Parigi per ulteriori studi".

    Tratto da http://en.wikipedia.org/wiki/Giant_of_Castelnau

    http://en.wikipedia.org/wiki/Giant_of_Cast...e_castelnau.jpg
    http://en.wikipedia.org/wiki/Georges_Vacher_de_Lapouge
    http://cnum.cnam.fr/CGI/fpage.cgi?4KY28.35/15/70/536/0/0
    http://new.s8int.com/2009/09/18/the-fossil...ts-of-castelnau

    Edited by XXXXXXXX8 - 26/3/2017, 02:13
     
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    Sicuramente ne avremo di cose da scoprire qui sul pianeta Terra, per capire come è incominciato tutto. E' innegabile che qualcuno, prima di noi abbia abitato questo pianeta.
     
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  3. maia
     
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  5. Freeanimals
     
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    Perché tutto deve sempre sparire nel nulla? Perché i reperti vengono nascosti dalle autorità? E’ possibile che l’unica spiegazione di tanti occultamenti da parte di paleontologi o archeologi dei musei, sia che le ossa dei presunti giganti siano destabilizzanti rispetto alla versione ufficiale della Storia?
    Quando ho mostrato al curatore del museo di storia naturale di Milano la foto del “dente di gigante”, tenuto in mano orgogliosamente dall’austriaco Dona insieme ad Adriano Forgione, è andato su tutte le furie, insultando entrambi i signori raffigurati insieme al dente. Indi, mi ha spiegato che in Colombia, paese da cui proviene il dente, viveva il Gonfoteride, una specie di elefante nano, a cui il dente probabilmente appartiene.
    Per cui, ammetto che ci siano delle spiegazioni scientifiche su come, in parte, è nato il mito dei giganti, ma non sono sicuro che crani, ossa e denti di elefanti siano l’unica spiegazione possibile riguardo all’esistenza, nel passato, di esseri umani alti quattro o cinque metri. Ci sono troppi miti e leggende e racconti, in tante culture lontane tra loro, a ogni latitudine, nella Bibbia e nella storia laica dell’antica Grecia, per ridurre tutto a mera fantasia.
    Si potrà mai avere una qualche certezza su questo argomento? Ripeto la domanda iniziale: perché i reperti – è successo anche in Sardegna – dopo la loro scoperta, spariscono? E, se non spariscono, perché non gli viene data la considerazione che meritano?
    Infine, dopo aver visto l'ultima foto messa da Maia, con l'omino vicino al femore gigante, mi chiedo: "E se fosse di gigantopiteco?"
     
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  6. maia
     
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    :*happy:
     
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  7. lhoalh
     
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    io in questa storia dei giganti ciò sempre creduto
     
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6 replies since 6/10/2005, 21:25   1433 views
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