Mummificazione:

Perchè e cosa facevano 5000 anni fa?

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  1. LoganGR
     
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    CITAZIONE

    Le mummie di Ra: di Adriano Forgione


    Con la mummificazione, gli antichi egizi rincorrono uno dei sogni più
    anelati dall'Uomo: l'immortalità. Ad un'analisi dettagliata, i corpi
    conservati dei faraoni, pongono però dei quesiti che ci riconducono ad una
    cultura sviluppata anche se molto antica e a possibili legami con le culture
    pre-colombiane.


    La notizia è solo del mese di Agosto ma la scoperta risale a tre anni fa.
    Presso l'oasi di Bahariya, diecimila corpi mummificati e intatti sono stati
    scoperti per puro caso, riportando in auge il mito della mummia. Un sito di
    epoca greco-romana, mai violato dai tombaroli, i cui sarcofagi dorati hanno
    stupito gli egittologi per il loro fasto. Zahi Hawass e Ashry Shaker, capo
    della soprintendenza alle antichità di Bahariya, hanno preferito tenere
    sotto silenzio la notizia per tre anni (questa tattica potrebbe essere stata
    già impiegata da Hawass per le camere sotterranee sotto la Sfinge e la
    camera scoperta dal tedesco Rudolf Gantembrink nel canale che parte dalla
    Camera della Regina della Grande Piramide) al fine di studiare il luogo
    lontano dai riflettori del pubblico. Una delle prime scoperte archeologiche,
    legata alle mummie, che causò un fervore senza precedenti tra i membri
    dell'alta cultura europea, risale al 1881. Il 6 giugno di quell'anno uno
    scavo venne realizzato presso Deir el Bahari. Seguendo per mesi la pista di
    alcuni tombaroli, Emile Brugsch scoprì il nascondiglio di quaranta corpi
    mummificati, alcuni di questi appartenenti a grandi faraoni del Nuovo Regno
    (1567-1090 a.C.) come Amosis, Tuthmosis III, Seti I, suo figlio RamsesII. A
    questa scoperta si aggiunse nel 1898, all'interno della tomba di Amenofi II,
    il ritrovamento di altri 16 corpi tra i quali quella del farone Tuthmosis IV
    - lo stesso re protagonista del sogno magico sotto la Sfinge - e di Amenofi
    III, padre dell'eretico Akhenaton. In entrambi i casi, le mummie erano state
    collocate in quel sito dagli stessi sacerdoti egizi, come prevenzione per le
    continue profanazioni, già in epoca faraonica. In questo modo si manteneva
    la speranza che essi sopravvivessero al passare del tempo, ottenendo così
    l'immortalità, cosa che in qualche modo conseguirono realmente. In fin dei
    conti si è così realizzata una delle speranze più accese degli egizi: che il
    loro nome venisse pronunciato, affinché potessero tornare alla vita.

    False mummie o esseri mutanti?
    La realizzazione di questo rito ancestrale su un corpo umano era quindi
    dovuta al desiderio di conservazione del supporto fisico dell'anima per
    l'eternità. A questa ipotesi logica, si contrappongono altre congetture più
    azzardate sebbene scientificamente rifiutabili. Secondo lo studioso svizzero
    di paleoSETI (il contatto con razze extraterrestri nel passato) Erich von
    Däniken l'imbalsamazione era un tentativo di ibernazione, nella speranza che
    gli Dei celesti tornassero a riportare in vita i faraoni in un lontano
    futuro. Molto simile la spiegazione di Robert Temple, autore del Mistero di
    Sirio (Piemme, 1999), che la riconduce al ricordo che avevano gli egizi
    delle tecniche di animazione sospesa degli uomini-pesce di Sirio (cfr.
    articolo in questo numero). Nonostante queste congetture estreme, il reale
    motivo della mummificazione sembra oramai chiarito ma resta il mistero sul
    perchè gli egizi mummificassero esseri umani e animali fondendoli in un
    unico essere. In diversi luoghi dell'Egitto sono state trovate mummie metà
    bambino e metà coccodrillo la cui spiegazione è ancora da fornire. Una di
    queste è esposta al museo Topkapi di Istambul in Turchia. Inoltre non ci
    sono risposte logiche alle scoperte realizzate in numerose necropoli egizie.
    La prima sorpesa capitò all'egittologo francese Auguste Mariette il 5
    settembre 1852, dopo aver scoperto a Saqqara il Serapeum, luogo dove la
    tradizione situava la tomba dei buoi sacri al dio Api. Una volta aperti, i
    giganteschi sarcofagi scoperti nelle camere sotterranee, o erano vuoti o
    contenevano una massa bitumosa maleodorante che si disintegrava al tatto e
    alla minima pressione. Le mummie dei buoi non c'erano. Più tardi,
    l'archeologo britannico Sir Robert Mond, scoprì ossa di sciacalli e cani nei
    sarcofagi dei buoi (si ricorda che sciacalli e cani erano la
    rappresentazione di Anubi, Dio della mummificazione, e aspetti mitologici
    della stella Sirio).

    Mummie atomiche
    Sebbene la principale leggenda che circonda le mummie, la cosiddetta
    "maledizione dei faraoni"sia stata scientificamente spiegata con la
    presenza di un fungo, l'Aspergillus Niger, che provocava la morte di chi ne
    veniva a contatto, altri esperti si dichiararono inclini a pensare che la
    maledizione fosse dovuta al potere radioattivo di alcuni oggetti conservati
    insieme ai corpi mummificati che dopo 3000 anni, avevano mantenuto
    inalterate le loro mortali emanazioni. Per lo meno così credono alcuni
    scienziati della città atomica di Oakridge. L'ipotesi non è azzardata, in
    quanto nelle miniere d'oro (metallo che si ritrova nei sarcofagi e molto
    impiegato dagli antichi egizi) è comune incontrare minerali come Uranio e
    Torio. Inoltre, nel 1949, il professor Bulgarini affermò che "gli antichi
    egizi conoscevano le leggi della disintegrazione dell'atomo. I suoi saggi e
    sacerdoti conoscevano l'Uranio. È possibile che si servissero della
    radioattività per proteggere i loro santuari". Anche Peter Kolosimo, lo
    scomparso saggista e studioso italiano di "anomalie archeologiche", affronta
    quest'argomento. Nel suo "Terra Senza Tempo" riporta le parole del professor
    Ghoneim che dichiarò, riassumendo i risultato delle ricerche compiute da un
    folto gruppo di studiosi egiziani "che la pece con cui venivano conservati i
    cadaveri mediante mummificazione, proviene dalle rive del Mar Rosso e da
    alcune regioni dell'Asia minore e, contiene sostanze fortemente radioattive.
    Non solo, ma la radioattività è propria anche delle bende usate per fasciare
    le mummie. E le intere camere mortuarie erano probabilmente piene della
    stessa polvere." Tutto fa pensare che i sacerdoti egiziani abbiano
    volontariamente richiesto l'impiego di quella specifica pece, in quanto
    possedevano conoscenze avanzate lascito di una civiltà pre-diluviana. Forse
    gli egizi sapevano che la disintegrazione dell'atomo è associata al Sole (le
    stelle si basano sul principio della fusione nucleare), e la consideravano
    quindi una manifestazione di Ra per cui richiedevano espressamente in
    determinati casi l'utilizzo di materiali radioattivi. La simbologia solare è
    legata infatti al culto heliopolitano di Ra, il più antico d'Egitto, che
    considerava il Sole quale dispensatore di vita. Ricordiamo che il faraone
    era assimilato al Sole e la radioattività essendo simbolo di energia vitale
    avrebbe potuto rappresentare simbolicamente la vita del faraone dopo la
    morte. Nei bassorilievi di Tell-el-Amarna, che ritraggono Akhenaton in
    adorazione del disco solare Aton, quest'ultimo dispensa raggi simili a
    radiazioni, che offrono l'Ankh, la chiave della vita eterna, al faraone,
    benedicendolo in tal modo per l'eternità.

    La Mica
    La conoscenza dell'infinitamente piccolo e delle sue leggi, da parte degli
    egiziani, verrebbe in effetti avvalorata dagli studi esoterici su antichi
    testi compiuti da più egittologi tra cui spiccano Schwaller de Lubicz e John
    Antony West. Secondo quanto tramandano i testi egizi, il principio creatore
    del tutto era Atum, il Dio primordiale, dalla cui sostanza ogni cosa è stata
    creata. In questa descrizione è insito che Atum è proprio l'atomo o la
    protomateria, da cui ogni cosa prende forma. La somiglianza delle parole
    Atum e Atomo è in tal senso chiarificatrice. Tutto ciò presenta interessanti
    analogie con alcune scoperte fatte in Messico. Nel 1906 venne rilevato tra
    due livelli della piramide del Sole di Teotihuacan in Messico, un esteso
    strato di Mica, minerale del gruppo di silicato di alluminio, presente anche
    nel Tempio della Mica, sempre a Teotihuacan. Anche per la Mica, come per la
    pece egizia, l'importazione avveniva da lontano, precisamente dal Brasile.
    La Mica, come Graham Hancock scrive nel suo Impronte degli Dei
    (Corbaccio-1996) "non è un ovvio materiale universale da pavimentazione.
    (...) Siamo portati a pensare che i due strati di Mica (...) fossero
    destinati a svolgere un ruolo preciso. La mica possiede caratteristiche che
    la rendono particolarmente adatta ad applicazioni tecnologiche.
    Nell'industria moderna viene impiegata per costruire condensatori ed è un
    ottimo isolante termico ed elettrico. È anche opaca ai neutroni veloci e può
    funzionare da moderatore nelle reazioni nucleari". Non è un caso che,
    secondo quanto scrive Laurence Gardner nel suo libro "Genesis of the Grail
    Kings: The Pendragon Legacy of Adam and Eve"(Bantam, 1999), nel sarcofago
    della camera del Re sarebbe stata trovata dai primi esploratori, non la
    mummia di Cheope, ma una polvere bianca poi identificata come un composto di
    grani di Feldispato e Mica. Piramidi, mummie egizie, e alcuni templi
    Toltechi presentavano quindi caratteristiche che avevano legami con
    l'energia atomica, a sottolinare una strana quanto indicativa coincidenza.

    I faraoni biondi
    Il parallelismo tra Egitto e America trova ulteriori conferme nella scoperta
    citata da Murry Hope nel suo libro "Il Segreto di Sirio" (Corbaccio 1997).
    Alle analisi, le mummie regali della XVIII dinastia presenterebbero gruppo
    sanguigno A. Considerando che il gruppo sanguigno più diffuso in Egitto era,
    ed è ancora oggi, il gruppo 0, la cosa è alquanto insolita. La stranezza
    aumenta se consideriamo che il gruppo A di solito si accompagna al tipo
    dalla pelle chiara e gli occhi azzurri o comunque caucasico. Cosa ci
    facevano individui dall'aspetto nordico tra i faraoni dell'Egitto del Nuovo
    regno? In più alcune mummie inca, conservate al British Museum di Londra
    hanno dato i medesimi risultati (gruppo A e aspetto caucasico) del tutto
    estranei alle popolazioni pre-ispaniche del Nuovo Continente. Individui
    biondi dalla pelle chiara tra le caste dominanti dell'Egitto e d'America. Il
    professor W.C. Emery, autore di Archaic Egypt è convinto che si tratti di
    un popolo venuto dall'esterno, non indigeno, tenutosi a distanza dalla gente
    comune, unitosi solo con le classi aristocratiche. Una maggiore conoscenza
    del DNA dei faraoni e dei suoi legami con questo popolo potrebbe provenire
    da un'identificazione genetica delle mummie disponibili (ne riparleremo.
    Inoltre mummie bionde e dai tratti caucasici sono state ritrovate anche in
    Cina (nel prossimo numero un dossier fotografico). Sembra che in epoca
    antica, una popolazione di questo tipo abbia stabilito colonie in tutto il
    globo, mantenendo piuttosto circoscritta la sua mescolanza genetica. Chi
    erano questi popoli biondi del tutto estranei alle etnie locali? Che legame
    avevano con gli Shemsu Hor, i semidei Seguaci di Horus e i biondi Viracocha
    delle mitologie americane?

    Akhenaton
    Forse erano Atlantidei, come ipotizza l'egittologo John Antony West. È
    interessante notare che lo stesso Emery scrive: "verso la fine del IV
    millennio a.C. il popolo noto come "Seguaci di Horus" ci appare come
    un'aristocrazia altamente dominante che governava l'intero Egitto. La teoria
    dell'esistenza di questa razza è confortata dalla scoperta nelle tombe del
    periodo pre-dinastico, nella parte settentrionale dell'Alto Egitto, dei
    resti anatomici di individui con un cranio e una corporatura di dimensioni
    maggiori rispetto agli indigeni, con differenze talmente marcate da rendere
    impossibile ogni ipotesi di un comune ceppo razziale. La fusione delle due
    razze dev'essere avvenuta in tempi tali da essere più o meno compiuta al
    momento dell'Unificazione dei due regni d'Egitto". Anche in Messico sono
    stati ritrovati teschi allungati o deformi, più grandi del normale, e ciò
    incrementa i legami tra l'Egitto e l'America, oltre ad accrescere la
    possibilità di un ceppo razziale comune alla base delle due culture. La
    scoperta della presenza di tabacco e cocaina tra i capelli e nelle fasce
    delle mummie egiziane ne è un indizio notevole, considerando che tabacco e
    cocaina sono piante originarie del sud-America e non vi sono segni di loro
    coltivazioni nell'Egitto antico. Inoltre proprio nella XVIII dinastia,
    interessata dal gruppo sanguigno A, ha regnato il faraone Amenofi IV, meglio
    noto come Akhenaton, menzionato in precedenza, che amava farsi ritrarre in
    statue e bassorilievi (e con lui l'intera famiglia reale) con un cranio
    allungato e una corporatura tozza, caratteristiche riscontrate nel ceppo
    pre-dinastico menzionato da Emery. Traccia di un possibile legame lo si
    trova nel gruppo sanguigno del suo successore Tutankhamon, figlio del
    faraone eretico, che, come per altri membri della XVIII dinastia, è di tipo
    A. Akhenaton è ricordato per la sua riforma religiosa, ispirata al
    monoteismo del Dio Sole Aton. Considerando che il culto solare è il più
    antico che l'umanità ricordi (insieme a quello della Grande Madre), non è
    fantascientifico ipotizzare un legame culturale e forse genetico tra questo
    faraone e ceppi razziali non egiziani, la cui linea genealogica è
    appartenente forse ad una cultura avanzata pre-esistente a quella Egizia.

    Box: segreti di un' arte millenaria
    Con più di mezzo secolo di ricerche e a sue spese, l'antropologo spagnolo
    José Manuel Reverte Coma è, senza dubbio, una delle massime autorità
    internazionali nel campo delle mummie. I suoi lavori sull'imbalsamazione di
    culture antiche come l'Egitto e il sud-America sono stati pubblicati ed
    apprezzati dovunque. Per 20 anni il professor Reverte ha retto l'insolito
    museo che porta il suo nome. Situato nella facoltà di medicina
    dell'Università Complutense di Madrid, attorniato da insoliti oggetti della
    medicina spagnola, il professore possiede una collezione eccezionale di
    mummie dei luoghi più disparati del pianeta.
    Reverte è un perfetto conoscitore del processo di mummificazione impiegato
    in Sud-America, continente nel quale ha lavorato per alcune decadi. Nel suo
    museo si conservano diverse mummie peruviane di circa 2.500 anni di età.
    "Le circostanze religiose, come la credenza in un aldilà, e naturali, come
    l'elevata aridità del paese favorirono l'eccellente tecnica di
    mummificazione egizia. Circostanze totalmente diverse propiziarono la
    mummificazione in America. Per esempio, a grandi altezze i corpi potevano
    congelarsi per il freddo, e nei paesi tropicali si otteneva la perdita dei
    liquidi collocando i corpi al Sole durante il giorno e vicino ad un falò
    durante la notte. In questo modo, i grassi salivano verso l'estremità,
    seccando il cadavere". Esistono però per il professor Reverte Coma,
    similitudini tra le mummie dei Guanci (un antico popolo delle isole Canarie
    N.d.R.) e quelle egizie. "Sebbene i metodi impiegati siano a grandi linee
    differenti, vi sono alcuni punti in comune, specialmente se prendiamo come
    paragone la mummificazione primitiva egizia che consisteva nell'avvolgere
    semplicemente il cadavere in una pelle di animale. Non è impossibile quindi
    che le due culture abbiano avuto qualche sorta di contatto".

     
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  2. NSAx9000
     
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    La pratica di mummificare i cadaveri è forse antica quanto l'uomo, è uno dei riti più diffusi a livello globale, praticato da culture tra loro diversisissime, forse in quanto quella della cura dei morti è una delle più antiche manifestazioni della civiltà umana. Gli inca mummificavano i propri sovrani, lo stesso vale per gli egiziani, i cinesi e finanche le popolazioni aborigene ai limiti della civiltà odierna continuano a porre in atto simili pratiche. Per quanto attiene il discorso in merito alla pratica delle mummificazione, certamente l'Egitto vanta il maggiore numero di mummie attualmente conservate e sopravvissute dall'antichità, anche grazie al clima secco, che ha favorito l'avere luogo di processi di mummificazione spontanei. Tuttavia, non si deve dimenticare come alcuni dei più straordinari esempi di mummificazione siano attribuibili ai romani.
    La pratica di fabbricare false mummie non era affatto inconsueta, e rispondeva in primo lòuogo, nell'ambito della cultura egizia, a necessità di garantire la sopravvivenza nell'aldilà del defunto oltre la morte: qualora il corpo fosse andato distrutto, il ka, l'anima del defunto, avrebbe trovato rifugio in feticci o statue rassomiglianti le fattezze del defunto stesso.
    La pratica era ancora più diffusa, ma per altre ragioni, per quanto attiene le mummie di animali, in particolare le mummie di gatti. E' noto che in periodi di carestia o perdurante siccità le vittime animali fossero sostituiti da più economici feticci, a volte contenenti parti dell'animale, quali ossa, nel più dei casi, oppure feticci completamente vuoti, semplici involti di bende a rappresentanza dell'animale, una sorta di sacrificio simbolico. Il particolare è tuttavia rilevato da Mariette per quanto attiene il Serapeum di Saqquara, non tanto perchè la pratica di fabbricare "false mummie" fosse inusuale (spesso, la putrefazione delle bende e degli oli aromatici risultava in un completo disfacimento dell'involto, compatibile con le descrizioni di sostanze bituminose, certo difficilmente identificabili con gli strumenti del secondo ottocento), ma è inconsueto perchè si tratta di un sacrificio reale, e sembra quantomeno insolito credere che lo stesso faraone sia stato costretto a simili stratagemmi, pure in periodi di carestia, per quanto questa possibilità, di un sacrificio simbolico, non possa essere esclusa.
    La spiegazione della radioattività delle tombe è spesso più semplice di quanto si possa credere. In primo luogo non si tratta di un fenomeno generalizzato, ma coinvolge solamente un numero limitato di sepolcri, secondariamente è solo in parte legata all'impiego di sostanze radioattive (del resto, l'uomo ha sempre usato minerali radioattivi, senza nulla sapere delle loro proprietà per secoli). In realtà, la spiegazione si radica, nel più dei casi, nel gas Radon che filtra dal sottosuolo (tuttora nei locali seminterrati degli edifici pubblici sono obbligatori rilevatori di gas Radon), che impernia gli ambienti nel corso del tempo. L'elevata mortalità degli esploratori di queste tombe si spiega anche e soprattutto, senza scomodare maledizione e altre favole, con i gas mefitici che ristagnano nell'aria. Del resto, dubito che una stanza sotterranea e sigillata da oltre tre millenni e con un cadavere in decomposizione all'interno sia al vertice della classifica dei luoghi salubri in cui soggiornare.
    Quello dei faraoni biondi è una realtà comprovata, è il caso anche di faraoni celebri, come Ramses II. Meno chiaro è il ruolo dei bianchi Viracocha nelle culture incaiche. Se è vero che una carnagione pallida era considerata presso gli Inca segno di nobiltà e che le cronache spagnole sostengono che la carnagione della mummia di Manco Copac fosse stata perfettamente bianca, il ritrovamento di scheletri caucasici (l'uomo di Kennewick e Spirit Cave, negli Stati Uniti meridionali) sembra indurre a credere che esistessero nel continente americano gruppi etnici bianchi. Che essi siano oggi estinti e scomparsi non è un mistero, se dei 14 milioni di abitanti stimati alla vigilia della conquista iberica dell'america meridionale, 10 milioni si stima fossero morti entro la seconda metà del '500. E' altresì possibile che gruppi etnici europei siano emigrati in tempi preistorici dallo stretto di Bering o via mare. I residui di questa migrazione si rintracciano nelle mummie di uomini inequivocabilmente bianchi rinvenute nel deserto del Takla Makan, in Cina, o nel popolo degli Ainu, tuttora esistente nelle isole settentrionali dell'arcipelago giapponese e con caratteristiche caucasiche (N.B. caucasico, non significa tuttavia necessariamente europeo).
     
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  3. maia
     
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    nsax9000,mi stavo chiedendo che fine avessi fatto


    volevo chiedervi,a proposito di mummie,se qualcuno di voi ha visto le mummie che ci sono a Palermo in un convento di frati.
    sono la cosa piu' spaventosa che io abbia visto in foto!!!!!
     
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  4. NSAx9000
     
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    Ce ne sono anche a Roma, Firenze, Pavia e Milano, almeno che io sappia, e solo per fare riferimento alle principali. Si tratta di mummie naturali, tuttavia. Ho visto qualcosa di simile in Grecia, ma sinceramente non ho paura dei morti, forse uno spettacolo macabro, ma non vi vedo nulla di spaventoso.
     
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  5. maia
     
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    si ma quelle del convento dei capuccini di palermo sono 8000!!!!!!!!
    chi le ha viste?
     
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  6. maia
     
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    ho trovato un'altra mummia,ma non voglio rompervi aprendo un altro argomento.risale al 167 a.c.,piu' di 2000 anni fa.il suo corpo e' stato trovato nel 1972 ed e' la mummia meglio conservata trovata finora.infatti stanno cercando di capire cosa sia lo strano liquido mummificante che ha mantenuto i tessuti elatici e le giunture parzialmente mobili.





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    Io no, ma quando avevo 13 anni, dovevo andare a vederle, poi xò ce stato un imprevisto.
     
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    CITAZIONE (maia @ 12/3/2005, 12:19)
    ho trovato un'altra mummia,ma non voglio rompervi aprendo un altro argomento.risale al 167 a.c.,piu' di 2000 anni fa.il suo corpo e' stato trovato nel 1972 ed e' la mummia meglio conservata trovata finora.infatti stanno cercando di capire cosa sia lo strano liquido mummificante che ha mantenuto i tessuti elatici e le giunture parzialmente mobili.





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    mamma mia ke brutta ke è!!!
     
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  9. maia
     
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    come uccidere le mummie :D

    https://mystero.forumcommunity.net/?t=26172439
     
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