Poteri paranormali. Esistono?

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  1. maia
     
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    Percezione extrasensoriale

    Viene chiamata percezione extrasensoriale o ESP (acronimo dell'espressione inglese Extra-sensory perception) ogni ipotetica percezione che non possa essere attribuita ai cinque sensi. Un sinonimo diffuso è anche sesto senso. L'uso di questo termine sottintende la ipotetica esistenza di canali di informazione estranei e sconosciuti alla scienza e, infatti, gran parte degli studi al riguardo si muovono al di fuori del metodo scientifico.

    Le percezioni extrasensoriali vengono chiamate in modi diversi a seconda della loro natura:

    capacità di prevedere il futuro (precognizione)
    capacità di percepire visivamente cose non visibili naturalmente (chiaroveggenza)
    capacità di comunicare con il pensiero (telepatia)
    Il campo di studio delle percezioni extrasensoriali (e di altre presunte manifestazioni paranormali come la psicocinesi) è chiamato parapsicologia.


    Il dibattito sull'esistenza delle percezioni extrasensoriali
    Il dibattito sull'esistenza o meno delle percezioni extrasensoriali è molto acceso. Da un lato i sostenitori dell'esistenza di questi fenomeni portano a sostegno delle loro tesi alcune ricerche, peraltro non basate sul metodo scientifico, dall'altro sono vengono sollevati dubbi significativi sulla validità metodologica di questi studi.

    Prescienza

    La prescienza (dal latino præ-, "prima" + scio, "sapere"; il quale traduce il greco prògnosis: pro-, "prima" + gnòsis, "conoscere, sapere") o preconoscenza (dal latino præ-, "prima" + cognosco, "conoscenza") o precognizione (dal latino præ-, "prima" + cognitio, "conoscenza") o preordinazione (dal greco pro-, "prima" + horizo, "delimitare o stabilire dei limiti") è la facoltà di vedere nel futuro.

    L'individuo in possesso di tale ipotetica capacità, che rientra nella chiaroveggenza, sarebbe in grado di acquisire conoscenze di eventi, luoghi o oggetti, situati in un futuro più o meno lontano.

    Dal punto di vista scientifico non esistono studi in grado di dimostrare l'esistenza di tale facoltà, che si fa in genere rientrare nel campo della pseudoscienza assieme alle altre ipotetiche facoltà paranormali.

    Da un punto di vista teologico la prescienza è la conoscenza che ha Dio degli eventi a venire.


    Teologia

    Mosè Maimonide, (Guida dei perplessi), la definisce come un attributo di Dio secondo il quale, per la religione ebraica, egli conosce già tutte le cose possibili senza che con questo le privi della loro possibilità e privi l'uomo perciò della responsabilità delle sue azioni.
    Nel pensiero di Sant'Agostino d'Ippona la libertà umana è definita dal libero arbitrio. Dio, che è onnisciente e conosce il futuro, ha dato piena libertà all'uomo, ma sa che, lasciandolo libero, questi peccherà. L'uomo, così peccando, ha commesso il peccato originale, e sebbene egli sia divenuto indegno di ricevere la salvezza, Dio, conoscendo le sue possibili scelte verso il male o verso il bene, dona ad alcuni, con la Grazia, la possibilità di salvarsi, mentre ad altri lascia la libertà di dannarsi; questa non è però una scelta divina arbitraria, ma è semplicemente la prescienza di Dio che, nell'eternità, vede coloro che possono ricevere la Grazia e coloro che non possono.

    Fantascienza

    La capacità di vedere nel futuro è un tema che è stato sviluppato in molti modi nelle storie di fantascienza, dove in genere apporta un potere importante e spesso decisivo.

    Frank Herbert, nel Ciclo di Dune, non ne parla come la capacità di vedere un futuro statico ma piuttosto quella di indovinare i diversi cammini possibili, con le loro conseguenze e la loro probabilità. Questo dono è però anche un grave peso da portare; il Sentiero Dorato ne è l'esempio migliore.
    Isaac Asimov, nel Ciclo della Fondazione ne fa un approccio matematico: la Psicostoria, una scienza immaginaria in grado di prevedere l'evoluzione della società umana.
    Philip K. Dick, in Rapporto di minoranza e altri racconti (adattato da Steven Spielberg nel film Minority Report) utilizza la prescienza come uno strumento della polizia per eliminare i crimini.
    L'oracolo nel film Matrix è un meta-programma che garantisce l'equilibrio del sistema informatico globale nel mondo, capace di leggere il futuro.
    Yoda in Guerre Stellari spiega a Luke Skywalker che la visione è una delle facoltà derivate dal controllo della Forza, commentandola con un sofismo: "sempre in movimento è il futuro".
    Destiny (Irene Adler), un personaggio degli X-Men (Marvel Comics), è un mutante col potere della prescienza. Utilizzerà questo dono per scrivere articoli che profetizzano, in particolare, l'avvento dei Dodici.

    Chiaroveggenza

    La chiaroveggenza è la capacità di acquisire conoscenze di eventi, luoghi o oggetti, che possono essere lontani (nel tempo o nello spazio) oppure nascosti, attraverso una presunta percezione extrasensoriale.

    La parola deriva dal francese clairvoyance, «visione chiara», e questa dal latino clarus, «chiaro» e videre, «vedere»; a seconda del contesto si può intendere sia alla lettera come percezione di tipo visivo, sia in senso esteso come acquisizione generica di conoscenza; in questo senso esteso è chiamata anche telestesia o metagnomia.

    Chi è dotato di chiaroveggenza è chiamato chiaroveggente.

    La chiaroveggenza, come termine della parapsicologia, è distinta dalla divinazione poiché in quest'ultima le conoscenze provengono da una fonte soprannaturale come una divinità o un ente spirituale, mentre nella chiaroveggenza provengono direttamente dalle capacità del sensitivo. Tuttavia questa distinzione non è sempre rispettata: sia nell'uso comune sia nell'uso letterario i termini "chiaroveggenza" e "chiaroveggente" sono talvolta utilizzati anche per pratiche di tipo divinatorio, come la chiromanzia o la cartomanzia; c'è chi addirittura li usa per indicare una spiccata perspicacia di tipo intellettivo, che è però estranea sia alla chiaroveggenza sia alla divinazione.

    Storia
    La credenza che esistano fenomeni di chiaroveggenza esiste da sempre in tutte le culture. In Occidente, uno dei primi chiaroveggenti ad acquisire grande notorietà fu, nel XVIII secolo, il mistico svedese Emmanuel Swedenborg, che suscitò perfino l'attenzione di Kant, nell'opera I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica (1766). La chiaroveggenza era anche uno dei fenomeni attribuiti ai pazienti di Franz Mesmer.

    Durante l'epoca d'oro dello spiritismo, a cavallo tra XIX e XX secolo, numerosi medium affermavano di poter praticare la chiaroveggenza, che è stata studiata scientificamente dalla Society for Psychical Research a partire dal 1882.

    Alcuni parapsicologi ritengono che chiaroveggenza, telepatia e precognizione siano manifestazioni diverse di uno stesso fenomeno; tuttavia non è ancora stata formulata una teoria soddisfacente di quale possa essere tale meccanismo, né tantomeno sono state trovate fino ad ora prove scientifiche che tali fenomeni esistano davvero.

    Alcuni medium e sensitivi, tra i quali l'olandese Gerard Croiset, hanno affermato di poter individuare attraverso la chiaroveggenza persone scomparse (generalmente deceduti dei quali non è ancora stato ritrovato il cadavere).

    Telepatia
    Questa voce o sezione di parapsicologia è ritenuta non neutrale.

    Motivo: la voce è stata ampliata con "presunti" studi controllati dati invece per certi e verificati

    La telepatìa, detta anche trasmissione del pensiero, è la ipotetica capacità di comunicare con la mente, cioè senza l'utilizzo di altri sensi o strumenti. Il termine "telepatia" venne introdotto nel 1882 da Frederic William Henry Myers e deriva dal greco, tèle (lontano) e pàtheia (sentimento). Come la precognizione e la chiaroveggenza, la telepatia fa parte delle cosiddette percezioni extrasensoriali o ESP e più in generale, di quello delle presunte "facoltà paranormali". Rientra nel campo di indagine della parapsicologia.

    Cenni storici
    I primi studi su questa presunta facoltà paranormale furono condotti dalla Società per la Ricerca Psichica di Londra, verso la fine dell'Ottocento.

    Il primo laboratorio di parapsicologia fu costituito negli anni 1930 negli Stati Uniti d'America, quando il professor Joseph Rhine della Duke University di Durham (Carolina del Nord) condusse numerosi esperimenti, con l'ausilio ad esempio delle carte Zener, per accertare l'effettiva realtà della telepatia. Un esempio degli esperimenti con le carte è la serie Pearce-Pratt (dal nome rispettivamente del soggetto, lo studente Hubert Pearce, e dello sperimentatore, J. Gaither Pratt). Le prove venivano eseguite tenendo l'agente e il percipiente in edifici separati del campus della Duke University. Nell'arco di oltre 300 esperimenti, Pearce ottenne una media di 9,9 successi per prova su 25 (mentre l'aspettativa casuale era soltanto di 5). In una serie di 4 esperimenti, si ebbero 558 successi su 1.850 prove: l'aspettativa casuale era di soli 370. Le probabilità che questi risultati fossero dovuti al caso erano di una su 22 miliardi. [3] Gli esperimenti di Rhine furono replicati con successo in varie università e centri di ricerca sia americani che europei (Università del Colorado, Tarkio College nel Missouri, Bard College di New York, ecc.).

    Diverse critiche furono avanzate, soprattutto in merito alle metodologie sperimentali e alle valutazioni statistiche dei risultati, ma Rhine dimostrò in varie occasioni la validità del proprio lavoro. Quando ad esempio lo psicologo C. E. Kellog, della McGill University, respinse l'approccio statistico di Rhine giudicandolo privo di fondamento, Rhine rispose alle obiezioni di Kellog, e alla fine l'Institute for Mathematical Statistics convalidò i metodi utilizzati dai ricercatori della Duke. La più completa e dettagliata presentazione degli esperimenti di Rhine è contenuta nel libro Extra-Sensory Perception After Sixty Years (a volte abbreviato come ESP-60), pubblicato nel 1940. L'opera fu accolta con interesse e recensita da varie riviste di psicologia, e nell'anno accademico 1940-1941 fu perfino adottata come libro di testo per corsi introduttivi di Psicologia a Harvard.

    Secondo una concezione filosofica indiana antica e parzialmente rimodernata, la comunicazione telepatica, si effettuerebbe attraverso una immensa rete di cui le persone costituirebbero le maglie, rete che comprende l'universo e nella quale il sensitivo è collegato con le altre parti e ogni cosa è collegata con il tutto.


    Il metodo ganzfeld
    Negli anni 1970 un altro parapsicologo americano, Charles Honorton, si interessò di telepatia introducendo una nuova metodologia di studi, chiamata tecnicamente Ganzfeld (dal tedesco "campo uniforme"). Negli esperimenti di Honorton un soggetto ("percipiente") veniva isolato sensorialmente applicando ai suoi occhi due mezze palline da ping-pong e alle sue orecchie una cuffia che emetteva un "rumore di fondo". In queste condizioni di deprivazione sensoriale, il soggetto doveva cercare di recepire immagini o informazioni inviate da un'altra persona ("agente") posta in un'altra stanza.

    Anche Honorton pensava di aver trovato risultati statisticamente positivi a favore dell'esistenza della telepatia, ma di nuovo le critiche furono numerose. In particolare, lo psicologo scettico Ray Hyman intavolò un serrato dibattito con Honorton, rifiutando le conclusioni di quest'ultimo e la significatività dei risultati. Per dirimere la questione, si procedette allora ad una metanalisi. Furono presi in esame tutti gli esperimenti pubblicati fino a quel momento (1985), e si trovò che il 55% aveva prodotto risultati significativi (contro il 5% di media casuale). In seguito all'esclusione di tutti gli esperimenti contestati da Hyman per questioni di differenze procedurali e di valutazione statistica, permaneva ancora un 43% di risultati significativi: la probabilità che ciò fosse dovuto al caso era di uno su oltre un miliardo. Ulteriori analisi esclusero che i risultati fossero dovuti solo ad alcuni sperimentatori, e dimostrarono che non sussisteva alcun problema di pubblicazione selettiva (infatti, per ridurre al livello del caso i risultati ottenuti avrebbero dovuto esserci 451 esperimenti falliti e non pubblicati, una quantità enorme tenendo conto del ridottissimo numero di scienziati impegnati nella ricerca parapsicologica e della complessità del metodo ganzfeld).[6] Il matematico Christopher Scott, assai critico verso i fenomeni psi, definì l'analisi di Honorton "la più convincente argomentazione a favore dell'esistenza dell'ESP che io abbia mai incontrato". In un comunicato congiunto pubblicato nel 1986, Honorton e Hyman, pur dissentendo sull'interpretazione dei risultati, concordarono nell'affermare che i dati complessivi "non possono ragionevolmente essere spiegati dalla pubblicazione selettiva o dalle analisi multiple". Nello stesso comunicato, i due proposero più stringenti standard metodologici ai quali i futuri esperimenti si sarebbero dovuti conformare. Nel 1989 Honorton pubblicò il risultato di 11 nuovi esperimenti (detti di "auto-ganzfeld") condotti secondo le condizioni stabilite nel comunicato congiunto (tra le altre cose, l'equipe di Honorton si avvalse della consulenza di due prestigiatori professionisti, che dichiararono a prova di frode il nuovo sistema automatizzato), con una media di successo del 34% (1 probabilità su 20.000 che fosse dovuta al caso). Unendo questi risultati ai lavori precedenti che usavano lo stesso metodo di valutazione, si ottiene una probabilità di casualità estremamente elevata: 1 contro oltre 10.000 miliardi.

    Dal 1974 al 2004 sono stati condotti complessivamente 88 esperimenti in ganzfeld, con una percentuale di successo del 32% (1.008 su 3.145 prove). Le probabilità che questo risultato sia dovuto al caso sono di 1 su 29.000.000.000.000.000.000.[9]


    Conclusioni
    Nonostante questi dati, la comunità scientifica, in generale, ritiene tuttora non provata la realtà dell'effetto telepatico.Negli ultimi anni si sta tuttavia assistendo ad un almeno parziale riconoscimento dei risultati ottenuti dai parapsicologi[senza fonte]. Un indizio di questo cambiamento può essere considerata, ad esempio, la nuova considerazione riservata ai fenomeni psi nel manuale di psicologia Introduction to Psychology, di Hilgard e Atkinson. Nell'edizione del 1990, infatti, si legge: "Nelle precedenti edizioni abbiamo discusso la parapsicologia ma siamo stati molto critici sulla ricerca e scettici sulle asserzioni fatte in quel campo. E sebbene abbiamo ancora forti riserve circa la maggior parte della ricerca parapsicologica, troviamo però che i recenti lavori sulla telepatia con l'uso della procedura ganzfeld siano degni di attenta considerazione".

    La nota associazione scettica James Randi Educational Foundation ha messo un premio di un milione di dollari per chiunque sia in grado di dimostrare un fenomeno di telepatia (o altra facoltà paranormale) in condizioni di adeguato controllo sperimentale.

    In Italia, il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) si offre di analizzare ogni persona che sia disposta a provare la propria abilità telepatica. Il test preliminare da superare è il seguente: al soggetto trasmittente saranno mostrate quattro immagini a colori, ed egli dovrà trasmetterne una, scelta a sorte, al soggetto ricevente, col quale non potrà, ovviamente, comunicare durante la prova. Il ricevente avrà davanti a sé quattro immagini identiche a quelle del trasmittente, e dovrà indicare quale è l'immagine che gli è stata trasmessa. Per dimostrare una qualche dote telepatica, la prova dovrà avere successo almeno 15 volte su 20.

    Nessuno finora ha superato, in Italia e nel mondo, questi test preliminari. Va però detto che molte polemiche ruotano intorno al Premio Randi e alle sfide analoghe promosse da altre associazioni scettiche, e che l'accettazione scientifica di determinati fenomeni deve necessariamente basarsi sui risultati di laboratorio e sulla ripetizione degli esperimenti. Tali iniziative vengono quindi ritenute dalla maggior parte degli studiosi di scarso o nessun significato ai fini della valutazione scientifica dei fenomeni ESP.[senza fonte] Lo stesso Ray Hyman, ad esempio, ha osservato: "Gli scienziati non si basano su una singola prova, e dunque anche se qualcuno vincesse un grosso premio in denaro con una dimostrazione di questo tipo, questo non convincerebbe nessuno. La prova, in scienza, si ottiene attraverso la ripetizione, non sulla base di esperimenti singoli".

    Edited by AlieNiko - 25/7/2016, 23:03
     
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    Beh, il Cicap non è il Vangelo.
     
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