Lombroso, il catalogo delle assurdità

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. maia
     
    .

    User deleted


    lombroso



    Lombroso, il catalogo delle assurdità
    Illusioni, pasticci e paradossi dello scienziato che aprì le porte al razzismo. Una celebrità dell’800


    L'interesse per la fisiognomica nasce da una curiosità per così dire filosofica circa il nesso tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, che costituisce uno dei processi di tematizzazione più complessi della cultura occidentale.

    Bisogna anzitutto prestare attenzione alla teoria della percezione, così come suggerito tra gli altri da Rudolph Arnheim e Ernst Gombrich . Si comprende allora che l'occhio non registra tutti i dati visivi, ma ne seleziona alcuni sulla base di uno schema mentale che riconosce gli elementi più semplici (nel senso di marcati, che risaltano con evidenza) e stabili (uno sbadiglio mi sfugge, una serie di sbadigli no). Questo per un'esigenza di economia percettiva. La percezione infatti ha bisogno di organizzarsi subito in comprensione utile alla sopravvivenza. Perciò ognuno interpreta i dati che ha selezionato partendo da sé: non per caso nelle Lezioni americane, alla voce Visibilità, Italo Calvino si diceva convinto che «la nostra immaginazione non può che essere antropomorfa». Ecco allora che la selezione operata dall'occhio sul corpo di una persona che sta di fronte risponde al bisogno di attribuire un senso coerente a ciò che circonda. E poiché difficilmente si accetta di avere sbagliato, Gombrich ha parlato di un vero e proprio «pregiudizio fisiognomico».



    www.parodos.it/news/fisiognomica.htm
    aV1B4dpi

    Pq1Whbti



    aV1B4xmr

    Grandi barattoli di vetro con coperchio saldato in pasta resinosa, a decine,
    si addossano alle pareti e riempiono gli angoli. Nel liquido conservativo
    sono immersi i cervelli raccolti da Lombroso. "Barney criminale", "Genovesi
    Carceri giudiziarie", "Celi Angela Carceri", "Brugo infanticida", ma anche
    "suicidio per arma da fuoco", "per annegamento", ecc.

    gxNUCKJ


    Maschere mortuarie eseguite nell'Istituto di Anatomia Umana dell'Università
    di Parma diretto da un amico i lombroso, Lorenzo Tenchini. Si tratta di
    delinquenti morti nelle carceri. Nella sistemazione originaria erano
    ordinatamente acompagnate dal teschio e sovente dal cervello

    Cosa c’entrano i cammelli coi camalli? Niente, si dirà. Eppure, partendo anche dall’assonanza dei nomi, che verrebbero dall’arabo hamal, Cesare Lombroso si spinse nel 1891 a teorizzare che tra gli animali e gli scaricatori di porto ci fosse una sorta di parentela dovuta alla gibbosità. Al punto che, con Filippo Cougnet, firmò un saggio dal titolo irresistibile: Studi sui segni professionali dei facchini e sui lipomi delle Ottentotte, cammelli e zebù.

    La folgorante idea, scrive Luigi Guarnieri nel suo irridente L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso (Bur), gli viene «esaminando un paziente, di professione brentatore, il quale ha sulle spalle, nel punto in cui appoggia il carico, una specie di cuscinetto adiposo. Vuoi vedere, almanacca prontamente Lombroso, che la gobba dei cammelli e dei dromedari ha la stessa origine del cuscinetto del brentatore? Subito esamina tutti i facchini di Torino e scrive a legioni di veterinari perché studino a fondo gli animali da soma, in special modo gli asini. Non pago dell’imponente massa di dati raccolti, Lombroso indaga con grande scrupolo i misteri del cuscinetto adiposo delle Ottentotte», cioè le donne del popolo africano dei Khoikhoi.

    C’è da riderne, adesso. Come c’è da sorridere a rileggere gran parte dell’opera dell’antropologo veronese. Basti ricordare, tra gli altri, lo studio su La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, dove sosteneva, in base all’esame delle foto degli schedari del capo della polizia parigina, Goron (il quale scoprì poi che per sbaglio aveva mandato al nostro le immagini di bottegaie in lista per una licenza...), che «le prostitute, come i delinquenti, presentano caratteri distintivi fisici, mentali e congeniti» e hanno l’alluce «prensile». O quello su Il ciclismo nel delitto, pubblicato su «Nuova Antologia», nel quale teorizzava che «la passione del pedalare trascina alla truffa, al furto, alla grassazione ».

    Non c’è opera lombrosiana in cui non sia possibile trovare, a voler essere maliziosi, spunti di comicità. A partire da certi titoli: «Sul vermis ipertrofico», «La ruga del cretino e l’anomalia del cuoio capelluto», «Fenomeni medianici in una casa di Torino», «Sulla cortezza dell’alluce negli epilettici e negli idioti », «Rapina di un tenente dipsomane », «Il vestito dell’uomo preistorico», «Il cervello del brigante Tiburzio», «Perché i preti si vestono da donna»...

    Nulla è più facile, un secolo dopo la sua morte avvenuta nel 1909, che ridurre l’antropologo, criminologo e giurista veronese a una macchietta. Un ciarlatano. Eppure, come scrisse Giorgio Ieranò, andrebbe riscoperta «la complessità di una figura che, nel bene e nel male, ha lasciato un segno nella cultura italiana». Se non altro perché «c’era del metodo nella follia di Lombroso. C’era l’illusione di poter offrire di ogni aspetto, anche minuto, dell’universo una spiegazione scientifica, la ferma convinzione di poter misurare quantitativamente ogni fenomeno. Lombroso era un utopista che credeva nella missione redentrice della scienza».

    Certo, spiega l’antropologo Duccio Canestrini, che insegna a Trento e a Lucca e per celebrare il centenario della scomparsa ha allestito una conferenza- spettacolo (Lombroso illuminato. Delinquenti si nasce o si diventa?) al debutto domani sera a Torino al Circolo dei lettori, era un uomo pieno di contraddizioni: «Socialista, criminalizza di fatto i miserabili. Ebreo, pone le basi del razzismo scientifico. Razionalista, partecipa a sedute spiritiche nel corso delle quali una medium gli fa incontrare persino la mamma defunta e spiega il paranormale con l’esistenza di una 'quarta dimensione'. Le sue teorie, affascinanti e spesso assurde, ebbero un successo internazionale, condizionando sia la giurisprudenza, sia la frenologia».

    Con Verdi e Garibaldi, fu probabilmente uno degli italiani più famosi del XIX secolo. Le sue opere erano tradotte e pubblicate in tutto il mondo, dall’America alla Russia, dall’Argentina (dove lo studioso lombrosiano Cornelio Moyano Gacitúa arrivò a rovesciare certe analisi contro i nostri immigrati: «La scienza ci insegna che insieme col carattere intraprendente, intelligente, libero, inventivo e artistico degli italiani c’è il residuo della sua alta criminalità di sangue») fino al Giappone. I convegni scientifici di tutto il pianeta se lo contendevano. Vittorio Emanuele III salutava in lui «l’onore d’Italia». I socialisti lo omaggiavano regalandogli un busto di Caligola. Émile Zola lo elogiava come «un grande e potente ingegno». Il governo francese gli consegnava la Legion d’Onore. Gli scienziati, i medici e i prefetti si facevano in quattro per arricchire la sua stupefacente collezione di crani, cervelli, maschere funerarie, foto segnaletiche, dettagli di tatuaggi di criminali e prostitute e deviati di ogni genere, oggi raccolti al «Museo Lombroso» di Torino. Lo scrittore Bram Stoker lo tirava in ballo scrivendo Dracula. Il filosofo Hippolyte Adolphe Taine gli si inchinava: «Il vostro metodo è l’unico che possa portare a nozioni precise e a conclusioni esatte».

    E questo cercava Cesare Lombroso, misurando crani e confrontando orecchie e calcolando pelosità in un avvitarsi di definizioni «scientifiche» avventate: l’esattezza. Capire il perché delle cose. Così da migliorare la società. «Il traguardo che spero di raggiungere completando le mie ricerche», dice in un’edizione de L’uomo delinquente del 1876, «è quello di dare ai giudici e ai periti legali il mezzo per prevenire i delitti, individuando i potenziali soggetti a rischio e le circostanze che ne scatenano l’animosità. Accertando rigorosamente fatti determinati, senza azzardare su di essi dei sentimenti personali che sarebbero ridicoli» .

    Il guaio è che proprio quel «rigore scientifico» appare oggi sospeso tra il ridicolo e lo spaventoso. Il consiglio dato al Pellegrosario di Mogliano Veneto di curare la pellagra con «piccole dosi di arsenico». Il marchio sugli africani: «Del tetro colore della pelle, il povero Negro ne va tinto più o meno in tutta la superficie, e in certe provincie, anche interne, del corpo, come il cervello e il velo pendulo». Il giudizio sulla donna che tende «non tanto a distruggere il nemico quanto a infliggergli il massimo dolore, a martoriarlo a sorso a sorso e a paralizzarlo con la sofferenza». La ricerca «sul cretinismo in Lombardia » dove descrive una «nuova specie di uomini bruti che barbugliano, grugniscono, s’accosciano su immondo strame gettato sul terreno». Le parole sull’anarchico Ravachol: «Ciò che ci colpisce nella fisionomia è la brutalità. La faccia si distingue per la esagerazione degli archi sopracciliari, pel naso deviato molto verso destra, le orecchie ad ansa». La teoria che «il mancinismo e l’ambidestrismo sensorii sono un po’ più frequenti nei pazzi».

    Un disastro, col senno di poi. Gravido di conseguenze pesanti. Eppure a quell’uomo incapace di trovare il bandolo della matassa e liquidato da Lev Nikolaevic Tolstoj (che in base alla bruttezza lui aveva classificato «di aspetto cretinoso o degenerato») come un «vecchietto ingenuo e limitato», una cosa gliela dobbiamo riconoscere. Non si stancò mai di cercare. A che prezzo, però...



    Gian Antonio Stella - CorSera

    Edited by The Old Man - 15/4/2014, 22:26
     
    .
  2. maia
     
    .

    User deleted


    Riallacciandosi alla dottrina di Galton, della criminalità innata e biologicamente condizionata, Lombroso sostenne che le condotte atipiche del delinquente o del genio sono condizionate, oltre che da componenti ambientali socioeconomiche (di cui non riconobbe però il vero peso), da fattori indipendenti dalla volontà, come l'ereditarietà e le malattie nervose, che diminuiscono la responsabilità del criminale in quanto questi è in primo luogo un malato.
    La cresta occipitale interna del cranio, prima di raggiungere il grande foro occipitale, si divide talvolta in due rami laterali che circoscrivono una "fossetta cerebellare media o vormiense", che dà ricetto al verme del cervelletto.
    Questa caratteristica anatomica del cranio è oggi chiamata fossetta di Lombroso: egli riteneva si trattasse di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti, che classificava in quattro categorie: i criminali nati (caratterizzati da peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche), i criminali alienati, i criminali occasionali e quelli professionali.
    In Genio e follia (1864) Lombroso sostenne che le caratteristiche degli uomini di genio vanno ricercate nella loro anormalità psichica; quest'opera fu considerata un classico della scienza positivistica ed ebbe enorme fortuna.
    Altri scritti di Lombroso furono La medicina legale dell'alienazione (1873); L'uomo criminale (1875); L'uomo delinquente (1879); L'antisemitismo e le scienze moderne (1894); Il crimine, causa e rimedi (1899), sintesi dei lavori precedenti.
    A Torino lo studio di Lombroso era presso la Facoltà di Medicina Legale, dove effettuò centinaia di autopsie sui corpi di criminali, prostitute e folli. Fondò poi il Museo di Antropologia Criminale di Torino, che raccoglie i materiali di tutte le sue ricerche (da cimeli a reperti biologici, da corpi di reato a disegni, da manoscritti a fotografie e strumenti scientifici).
    Alla sua morte, avvenuta a Torino nel 1909, Lombroso volle che la sua salma fosse consegnata a questo museo così che il genero, divenuto nel frattempo suo assistente, vi potesse effettuare una regolare autopsia, esattamente come aveva sempre fatto lui sui corpi che gli venivano affidati. Lombroso intendeva così significare che la scienza e la morte ignorano le differenze sociali.
    Attualmente il Museo di Antropologia Criminale non è visitabile, ma è in corso di definizione un progetto per la costituzione del Museo dell'Uomo.

    Biografia a cura di Gabriella Bernardi
    fonte: www.torinoscienza.it
     
    .
  3. viverride
     
    .

    User deleted


    Qui c'è una foto interessante riguardo alle cosiddette menti criminali.
    Avvertenza: si astengano i deboli di stomaco.

    http://poetry.rotten.com/criminal-mind/
     
    .
  4. maia
     
    .

    User deleted


    .....allora lo guardo fra un po' che ho appena mangiato...
     
    .
  5. viverride
     
    .

    User deleted


    Da "Fatti strani - Storie incredibili", Selezione dal Reader's Digest, 1992, pag. 293:
    "Ci si è sempre chiesti quali siano i fattori che scatenano il comportamento criminale. In passato, psichiatri, psicologi e criminologi lo attribuivano a carenze affettive durante l'infanzia, ma studi più recenti indicano che il comportamento violento e antisociale potrebbe essere innescato da uno squilibrio chimico nell'organismo.(.....) Tralasciando le vecchie teorie del cattivo ambiente familiare, il chimico William Walsh analizzò inizialmente campioni di sangue e urina, ma i risultati erano troppo variabili per dare risposte attendibili, poiché questi fluidi sono influenzati dall'alimentazione. La svolta clamorosa avvenne nel 1976, quando Walsh decise di ricorrere all'analisi dei capelli, perché rispetto al sangue conservano una più alta concentrazione delle tracce di metalli presenti nell'organismo. (......) Walsh e la sua équipe fecero un esperimento su 24 coppie di fratelli, dagli 8 ai 18 anni. Ciascuna coppia era composta da un ragazzo delinquente e da uno normale. Tutti i soggetti vivevano con i genitori e consumavano i medesimi pasti, per cui le distinzioni in base all'ambiente erano ridotte al minimo. (......) I soggetti violenti dimostrarono di possedere livelli molto più alti di metalli nei capelli rispetto alle controparti non violente".
    Walsh, come Lombroso, parte da una visione meccanicistica del corpo umano. Lo scienziato torinese si basava su studi ergonomici, cioè studiava gli aspetti somatici del volto, mentre lo studioso americano si è occupato di biochimica. Non so se sia stata scritta la parola fine agli studi sull'origine della violenza, ma personalmente sono più favorevole all'influenza delle sostanze chimiche (che potrebbero venire dall'esterno ma che potrebbero anche scaturire dall'interno dell'organismo) sulla psiche umana. Nel primo caso posso citare l'alcol che trasforma il comportamento e il litio che dona euforia ai depressi. Nel secondo posso portare come esempio le endorfine che attenuano il dolore in caso di traumi e gli "enzimi" dell'innamoramento che annebbiano le facoltà raziocinanti e che tutti nella vita hanno sperimentato. Alla conclusione dei suoi studi, stranamente, Walsh consigliava a chi aveva in cura detenuti e altre persone socialmente aggressive di somministrare vitamine e minerali, piuttosto che farmaci. Sarà per questo che di Walsh e delle sue ricerche, svolte a partire dagli anni Ottanta, nessuno ha più sentito parlare. Se un medico non è funzionale al sistema sanitario farmaceutico viene censurato e fatto sparire dalla circolazione.
     
    .
  6. maia
     
    .

    User deleted


    ;)
     
    .
5 replies since 14/5/2009, 05:12   464 views
  Share  
.