Una Sindone del tempo di Gesù ...

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  1. crippi
     
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    non so se l'articolo è stato già postato (è del 2000) ... comunque eccolo:

    Una Sindone del tempo di Gesù (da Hera Magazine)
    di Francesco Garufi
    Una grande scoperta archeologica è avvenuta in Israele, a Gerusalemme, nel 2000, ad opera di un famoso e stimato archeologo: il dottor Shimon Gibson. La notizia è stata data alla stampa di mezzo mondo circa un mese fa ed è comparsa sui più importanti giornali del globo, riscuotendo grande interesse. Ma, stranamente, nel nostro Paese nessun giornale ha riportato la sensazionale scoperta. Vi chiederete di che notizia si tratti per "subire" un tale trattamento. È il ritrovamento di una tomba risalente al I secolo d.C. contenente, ed è qui la sensazionalità della notizia, un telo sindonico sepolcrale.
    L'importanza è dovuta al fatto che si tratta dell'unica sindone del tempo di Gesù venuta alla luce dalle centinaia di tombe che si trovano attorno a Gerusalemme. Ed è, altresì, ancor più importante perché questa sindone può aiutare a spiegare, almeno in parte, il mistero della più nota Sindone di Torino.
    Abbiamo voluto saperne di più, andando a scovare il diretto interessato. Cosa non facile, a dir la verità, in quanto il dottor Gibson risiede a Gerusalemme e, a parte l'attuale situazione di tensione, è perennemente occupato nei suoi scavi. Gibson è un archeologo di fama internazionale, impegnato archeologicamente in Terra Santa da oltre 25 anni, ed è il direttore della Jerusalem Archaeological Field Unit. Ci preme sottolineare il fatto che questa scoperta è stata effettuata ben due anni fa e che, prima di essere divulgata al resto del mondo, ha "passato" numerose prove e controlli. Non ultimo quello della datazione al radiocarbonio effettuata dal laboratorio dell'Università dell'Arizona, a Tucson, negli Stati Uniti, il cui direttore è Douglas Donohue, colui che nel 1988 ha datato anche la Sindone di Torino (cfr. HERA n°17, pag. 38).
    Francesco Garufi: Dottor Gibson, grazie per l'opportunità che concede ai nostri lettori. Come certamente saprà, nel nostro paese, così come nel resto del mondo, la notizia del ritrovamento di una sindone sepolcrale crea un certo scalpore. Se poi questa sindone, come Lei afferma, è stata datata al I secolo dopo Cristo, l'interesse aumenta. Ci racconti quando e come è giunto a questa scoperta.
    Shimon Gibson: Mentre visitavo con un gruppo di studenti il sito di Akeldama, nella Valle Inferiore dello Hinnom, uno di essi mi fece notare il frammento di un ossario di pietra, proprio di fronte all'apertura di una tomba scolpita nella roccia. Benché le tombe di quel sito fossero state studiate dagli archeologi già nel '900, questa era stata aperta dai tombaroli solo di recente. È un peccato che sia toccato a loro aprirla poiché hanno causato danni notevoli, vandalizzando gli ossari di pietra, facendoli a pezzi e prendendo con sé solo i reperti più belli e quelli con le iscrizioni. Mentre osservavo lo scenario della devastazione, notai sul pavimento di uno dei loculi qualcosa che somigliava ad uno strato di fango nero. Esaminando la sostanza più accuratamente vidi che non si trattava affatto di fango, ma che erano i resti carbonizzati di un tessile. Restai basito perché capii che quella sarebbe stata la prima tela sindonica trovata in una tomba del I° secolo dopo Cristo intorno a Gerusalemme. La domanda che mi venne in mente subito fu se quella fosse una sindone del tempo di Gesù.
    F.G.: La scoperta risale all'anno 2000, come mai ha aspettato così tanto per divulgare la notizia?
    S.G.: Negli ultimi vent'anni ho studiato l'antica Gerusalemme ed ho esaminato alcuni siti che sono tradizionalmente legati alla vita ed alla morte di Gesù, come le Piscine di Bethesda, il Pretorio e la Chiesa del Santo Sepolcro e quindi ho capito immediatamente che la mia era una scoperta importante. Una sindone del tempo di Gesù a Gerusalemme è una scoperta singolare. Dovevo essere certo al 100% che questa fosse una sindone databile al I° secolo dopo Cristo e che la tomba non fosse stata riutilizzata da monaci bizantini, come altre tombe nelle immediate vicinanze di Akeldama. Per questo è stato necessario fare molte ricerche ed altrettante analisi, contattando vari esperti per convincerli a trovare il tempo di effettuare test ed analisi approfondite sulla nostra sindone, prima di poter divulgare la notizia al mondo.
    F.G.: La prima cosa che colpisce, di questo reperto, è il suo stato di conservazione. In una zona non desertica come può essere Gerusalemme, trovare un lenzuolo quasi intatto ha dell'incredibile. Come lo spiega?
    S.G.: La scoperta di una sindone in una tomba del I° secolo dopo Cristo a Gerusalemme è realmente eccezionale. Finora, infatti, intorno alla città sono stati trovati solo pochi frammenti di tessuti. In verità, le sindoni si conservano molto bene in aree molto aride, come ad esempio la regione del Mar Morto, che ha portato alla conservazione dei famosi scritti esseni (cfr. HERA n°29, pag.22). Se questi rotoli fossero stati nascosti in una grotta a Gerusalemme, si sarebbero decomposti completamente. La nostra sindone si è conservata per miracolo, a causa di un'anomalia geologica della grotta tombale. Nella roccia esisteva una fessura naturale, infatti, quando gli operai vennero a scolpire la tomba nel primo secolo, si videro costretti ad alzare uno dei loculi dal livello del pavimento verso il soffitto. Con le infiltrazioni d'acqua deviate al di sotto ed intorno alla camera sepolcrale, che peraltro era chiusa da una porta di pietra e sigillata con dell'intonaco, la sindone ha goduto di condizioni eccezionali, che hanno portato alla sua conservazione.
    F.G.: E' evidente che la datazione di questa sindone sia stata un momento cruciale della sua ricerca. Il laboratorio che ha eseguito la prova del carbonio 14, è lo stesso che ha datato la Sindone di Torino. Cosa ne è emerso?
    S.G.: Sì è vero! Il laboratorio che ci ha fornito la datazione al C-14 è quello di Tucson, lo stesso che ha datato la famosa Sindone di Torino (in realtà è uno dei tre laboratori, gli altri sono a Zurigo e Oxford, N.d.R.). Quando abbiamo trovato la Sindone di Gerusalemme, la prima cosa che ci è apparsa molto chiara è che saremmo dovuti riuscire ad avere una datazione esatta dei tessuti. Come ho detto prima, la tomba era stata violata ed ho pensato che questo sarebbe potuto accadere già in epoca anteriore e che i tessuti potessero quindi risalire al periodo Bizantino o Ottomano. A poca distanza dalla nostra tomba ce n'è un'altra che fu riutilizzata come cappella dai Crociati. Quindi, dovevamo essere molto cauti e riservarci il giudizio sulla datazione della nostra sindone dopo la risposta definitiva del Dott. Doug Donohue, a capo del laboratorio. L'esame ha dato risposta affermativa ed ha confermato che si tratta di una sindone databile al I° secolo dopo Cristo. Per la prima volta eravamo di fronte ad una sindone di Gerusalemme, databile al tempo di Gesù e che si poteva confrontare con quella più famosa di Torino.
    F.G.: Nella tomba ha trovato altri reperti. In una sua intervista afferma di aver trovato anche un frammento con la scritta "Maria" in antico ebraico. Di cosa si tratta?
    S.G.: Sfortunatamente, parecchi ossari rinvenuti nella tomba sono stati distrutti dai tombaroli, che quasi certamente hanno portato via i pezzi più belli e quelli con le iscrizioni. Però, per nostra fortuna, hanno tralasciato alcune iscrizioni che sono state esaminate e studiate dal mio collega archeologo Boaz Zissu, il quale ha anche partecipato alla scoperta. Una di queste iscrizioni porta il nome ebraico di Maria, probabilmente perché in quel periodo era un nome molto comune, come lo erano, di fatto, anche Giuseppe e Gesù.
    F.G.: Torniamo al reperto. La sindone in questione è di lana mentre la Sindone di Torino è in lino. L'analisi del materiale ha fatto emergere che la sindone è stata tessuta non in Israele ma in Italia. Può spiegarci il procedimento che ha portato a questa conclusione?
    S.G.: La studiosa che si occupa dei tessuti, la signora Orit Shamir, è un'esperta di stoffe e tessuti antichi.
    Le è stato possibile affermare che mentre la tessitura del reperto è una tessitura semplice, la direzione della filatura indica che il tessuto proveniva da un luogo al di fuori della Palestina del Nuovo Testamento, presumibilmente da un paese del Mediterraneo, come la Siria o l'Egitto.
    L'équipe medica guidata dal Dott. Chuck Greenblatt ha accertato che la maggior parte della sindone è fatta di lana, ma recenti analisi hanno rivelato anche una parte di lino. Si tratta probabilmente del velo che copriva la testa del defunto. È interessante notare che nel Vangelo si parla di due tipi di teli sindonici nella tomba vuota di Gesù.
    F.G.: La tessitura delle due sindoni è quindi diversa. Oltre a ciò, Lei ha detto che sono stati trovati dei capelli dentro questo lenzuolo. Da analisi effettuate, si è arrivati alla conclusione che questa tomba doveva appartenere a una persona della classe superiore. Per quanto riguarda il sistema di sepoltura, mi sembra importante sottolineare il fatto che questo corpo abbia subito solo la "prima sepoltura". Ci parli di questi rituali e della connessione con la sepoltura di Gesù.
    S.G.: Sotto la parte superiore della sindone, con nostra grande sorpresa, abbiamo trovato una folta ciocca di capelli, anch'essi conservatisi molto bene. Uno studioso dell'équipe medica, Azriel Gorski, li ha esaminati e ha rivelato che erano molto puliti, fatto abbastanza insolito per quei tempi. Ciò ci fa ritenere che l'uomo della sindone provenisse dall'alta società, che avesse un'origine aristocratica o sacerdotale. Per coloro che sono interessati agli ultimi giorni di vita di Gesù, costituisce un fatto molto importante l'essere riusciti a ricostruire il modo esatto in cui, all'epoca, i defunti venivano preparati per essere poi deposti nella tomba. La ricostruzione è la seguente: il corpo veniva coperto di olio e unguenti e strofinato, poi messo in posizione quasi verticale e lavato con acqua affinché tutte le impurità scendessero dalla testa ai piedi. Poi il corpo veniva avvolto in una sindone, forse con un telo separato per la testa. Infine, veniva deposto nel loculo, dentro la camera sepolcrale. Dopo circa un anno, quando il corpo si era ormai decomposto, i membri della famiglia del defunto andavano nella tomba e raccoglievano le ossa per deporle nell'ossario. Ad alcuni membri di importanti famiglie, però, era concesso di rimanere nella loro sepoltura primaria e cioè nel loculo. Inoltre, è probabile che i defunti che erano stati affetti da malattie come la tubercolosi o la lebbra fossero lasciati anch'essi nel loculo, per paura del contagio.
    F.G.: Sono state analizzate anche le ossa dell'uomo della sindone. Cosa ne è risultato?
    S.G.: Possiamo affermare con sicurezza che il nostro uomo della sindone sia stato una persona ricca e, forse, appartenente ad una delle famiglie di sacerdoti, esaminando il tessuto di lana della sindone ed i capelli puliti. La nostra équipe medica ha accertato, analizzando il DNA dell'individuo, che costui è morto di tubercolosi, una malattia molto dolorosa, e che, inoltre, era anche affetto da lebbra. Di lebbra non si muore, ma di tubercolosi sì. Se l'individuo fosse appartenuto ad una famiglia di sacerdoti, secondo la legge religiosa ebraica non avrebbe potuto officiare nel Tempio Ebraico, anche se forse lo aveva fatto in un precedente periodo della sua vita.
    F.G.: Quindi, sembra che questo sia un corpo che ha sofferto. Si sono notati altri segni particolari, magari dei fori…?
    S.G.: In effetti, Lei ha ragione. L'antropologa Debbie Sklar, che esaminò le ossa dell'individuo, ha notato che una di esse presentava una "strana patologia". Quello che vide erano segni simili a fori in una delle ossa. Questo indica che la malattia dell'individuo della sindone, e cioè la lebbra, era penetrata oltre la pelle e la carne, fino alle ossa dell' ammalato.
    F.G.: Questa tomba potrebbe essere come quella di Giuseppe d'Arimatea…?
    S.G.: Non c'è nessun nesso tra la nostra tomba e quella di Giuseppe d'Arimatea. Secondo il Vangelo, Giuseppe d'Arimatea si offrì di far seppellire Gesù nella sua tomba, che non era ancora finita. La posizione tradizionale della tomba di Giuseppe è a nord-ovest della città antica, non lontano dalla Porta di Gennath (la Porta dei Giardini). Sappiamo che l'area si estendeva dalla zona nord-ovest della città in direzione sud, ed includeva le tombe di Gran Sacerdoti come Giovanni Hyrcanos, ed anche Annas. È quindi possibile che Giuseppe d'Arimatea avesse la sua tomba da qualche parte in quest'area, ma non necessariamente nella Valle dello Hinnom. Ho scritto un libro sulla storia e l'archeologia della Chiesa del Santo Sepolcro, e credo fermamente che la posizione tradizionale per la tomba di Gesù sotto la Chiesa sia la più probabile.
    F.G.: Seguendo tale logica, Lei può affermare che esista una connessione tra questa tomba e quella che ospitò il corpo di Cristo?
    S.G.: La posizione esatta della tomba di Gesù è rimasta ignota, perché dal tempo della distruzione di Gerusalemme, nell'anno 70 d.C., c'è stata un'interruzione fino alla riscoperta della tomba ai tempi di Costantino il Grande, agli inizi del IV secolo. Però, io credo fermamente nel potere della tradizione orale. Se la conoscenza del luogo dove si trovava la tomba di Gesù era importante per i Giudeo-Cristiani, allora certamente avrebbero conservato questa conoscenza fino al tempo della visita della madre di Constantino, Elena, e l'indicazione di tale posto da parte del vescovo Macheronte. L'archeologia dell'area sotto la Chiesa del Santo Sepolcro conferma quanto sappiamo di cimiteri del I° secolo d.C., con giardini irrigati dalle piscine di Ezekiah, vicino ad una porta ed una strada che conduceva fuori dalla città. Il posto sembra una scelta naturale per le crocifissioni e Gesù è stato "fortunato" ad avere Giuseppe d'Arimatea, perché altrimenti il suo corpo sarebbe stato gettato in una delle fossi comuni.
    F.G.: Ho letto che Lei ha avuto alcuni problemi con dei Rabbini, riguardo al fatto che ha "violato" una tomba contenente un corpo. Come è andata esattamente?
    S.G.: Gli ebrei ultra-ortodossi si oppongono allo scavo di tombe antiche da parte degli archeologi, con la motivazione che solo il futuro Messia può avere contatti con i morti. Questa visione limitata significa che ossa antiche possono finire polverizzate sotto le ruspe. Inoltre, dimostra una certa cecità perché le leggi della religione ebraica del I° secolo d.C. permettevano il trasferimento di ossa umane da un posto ad un altro, quando i limiti della città si espandevano. Se Gesù non fosse risorto, le sue ossa sarebbero state rimosse e sepolte nuovamente da un'altra parte, perché la città si espanse oltre l'area della tradizionale tomba circa dieci anni dopo la sua morte. Tornando alla mia "personale" relazione con gli ultra-ortodossi, in quanto archeologo sono sempre stato molto rispettoso verso i morti ed ho scavato solo tombe che erano in pericolo di distruzione a causa dello sviluppo moderno o che erano state violate dai tombaroli. Gli ultra-ortodossi, però, non la vedono così e mi hanno maledetto dicendo che le mie mani si sarebbero disseccate e cadute e che sarei stato dannato. Essendo un archeologo, non ho un secondo fine. Sono nell'eccezionale posizione di poter studiare e scavare siti e luoghi di significato religioso come la Spianata del Tempio, le Piscine di Bethesda, la Chiesa del Santo Sepolcro ed il Pretorio di Ponzio Pilato, senza (spero) nessun pregiudizio scientifico, politico o religioso. Io sono in cerca della verità.
    F.G.: Ci sono varie "leggende" sulla valle in cui Lei ha effettuato la scoperta, mi riferisco alla connessione che viene fatta con l'Inferno, la Gehenna. Potrebbe, secondo Lei, essere questo il luogo in cui Gesù scese per dare conforto dopo la Resurrezione?
    S.G.: La Valle di Hinnom è un posto con una certa reputazione. Già al tempo dei Cananei era il sito del Tofet, dove i neonati erano sacrificati agli dèi degli Ammoniti. Tutte le aree con tombe scavate nella terra erano considerate, fino ad un certo periodo, come le porte degli inferi (Sheol). Inoltre, la Valle di Hinnom portava gli scarichi della città nella sua parte inferiore, e non ci sorprende affatto che questo posto avesse fama di un luogo di discarica, dove i lebbrosi andavano a spasso. Ed è perciò possibile che questa fosse l'idea che la gente aveva degli Inferi. E' interessante notare che le tombe dei ricchi e famosi erano situate sul pendio opposto alla città, a significare che il proprietario della tomba poteva vedere la sua dimora eterna. Tra questa e la città era situata la Valle di Hinnom.
    F.G.: Parliamo ora della Sindone di Torino. Senza dubbio avrà una sua opinione in proposito: quale?
    S.G.: La Sindone di Torino suscita molte emozioni nelle persone. Io mi devo fidare dell'evidenza scientifica, giudicando manufatti ed oggetti archeologici e di importanza religiosa. La Sindone di Torino è senza dubbio un oggetto eccezionale. Tanto inchiostro è stato versato sulla funzione, età e datazione di questa sindone. Prima di tutto la tessitura complicata, che secondo alcuni esperti con cui ho parlato, sembra indicare una datazione che al più presto risale ai secc. XII - XIV. E' probabile che questo tessuto risalga a tempi antecedenti, ma questa è una cosa che deve essere provata dagli esperti di tessuti. La datazione al C-14 della Sindone di Torino ha evidenziato una probabile datazione risalente al periodo medievale. Si potrebbe supporre che la datazione al radiocarbonio dati solo i materiali organici lasciati dai devoti che hanno toccato la Sindone lungo il corso degli anni. Ma se paragono le informazioni che abbiamo dalla Sindone di Gerusalemme, allora le differenze appaiono chiarissime. La tessitura è molto differente e sembrerebbe che la Sindone di Gerusalemme fosse composta di due pezzi, il lenzuolo che avvolgeva il corpo ed il pezzo che copriva la testa. Io personalmente non ho mai visto la Sindone di Torino e quindi mi riservo il giudizio sulla sua datazione ed identificazione (1).
    F.G.: Per chiudere questa affascinante intervista, Dottor Gibson, Lei ha detto che la "sua" sindone apparteneva con molta probabilità ad una persona importante, forse un sacerdote. In prossimità di questa tomba vi è anche quella del Gran Sacerdote Annas, menzionato anche da Giuseppe Flavio. Altresì, vicino è stata trovata la tomba di un altro Gran Sacerdote, Caifa, strettamente collegato con la storia di Gesù. Il suo scenario più reale quale potrebbe essere?
    S.G.: Giuseppe Flavio era uno storico ebreo del primo secolo d.C. e ci ha fornito informazioni eccezionali sulla città di Gerusalemme e sulle sue vicinanze, prima delle distruzione da parte di Tito e dei Romani nell'anno 70 d.C. (cfr. HERA n°22, pag. 60 e HERA n°23, pag. 68). Giuseppe Flavio menziona anche la tomba del Gran Sacerdote Giovanni Hyrcanos, nella Valle Superiore dello Hinnom, e la tomba del Gran Sacerdote Annas nella Valle Inferiore dello Hinnom (Akeldama). Scavi condotti in anni recenti nella Valle Inferiore dello Hinnom hanno portato alla luce la tomba del Gran Sacerdote Caifa. Sembra quindi che abbiamo a che fare con un cimitero di Gran Sacerdoti, delle famiglie di sacerdoti e degli aristocratici. E poiché la "nostra" tomba era situata molto vicino alla tomba di Annas, sembra logico pensare che si tratti della tomba di una famiglia di sacerdoti, anche se niente nella tomba conferma o nega questa idea. E poiché il nostro uomo della sindone era un lebbroso, come già detto in precedenza, anche se avesse fatto parte di una famiglia di sacerdoti, non avrebbe mai potuto officiare nel Tempio, a meno che non lo avesse fatto in un periodo precedente della sua vita.
    F.G.: Quindi, quanto meno un testimone oculare del "Re dei Giudei"….
    S.G.: Siccome l'uomo della sindone è morto di tubercolosi, resa ancora più terribile dalla lebbra, possiamo pensare che, essendo un uomo ricco e di un certo rango, abbia cercato in tutti i modi di curare la sua malattia. È quindi possibile che sia andato alle Piscine di Bethesda, che nel I sec. fornivano i mezzi per poter fare bagni e contrastare quel tipo di malattie. Io ho studiato dettagliatamente quelle piscine. Il Nuovo Testamento parla di Gesù che vi curò il paralitico (Giovanni, capitolo 5) ed il culto di "Serapis" veniva venerato in questo posto durante il periodo tardo romano recente. Gerusalemme, nel I secolo d.C., se posta a confronto, non era grande come le altre città della classicità, e la notizia di certi operatori di miracoli sarebbe sicuramente arrivata alle orecchie di tutti gli abitanti. Il nostro uomo poteva aver sentito del processo e dell'esecuzione di Gesù. Ma non ne possiamo essere certi. Inoltre, se l'uomo della sindone viveva sul Monte Sion avrebbe potuto essere uno spettatore a distanza della stessa crocifissione.
    F.G.: Lei non è solo l'archeologo che ha scoperto la sindone di Gerusalemme, ci può parlare dei suoi attuali studi?
    S.G.: È alquanto strano che, benché il mio particolare interesse archeologico sia nello studio dei paesaggi del tempo antico, io abbia avuto la fortuna di aver scavato e studiato alcuni dei siti più importanti della Cristianità, e in particolare i siti che sono in stretta connessione con la vita e la morte di Gesù. Ho studiato le Piscine di Bethesda, situate accanto alla Chiesa di Sant'Anna, dove Gesù curava gli ammalati. Inoltre, ho fatto delle ricerche sulla Spianata del Tempio, in ambienti sotterranei situati sotto i cortili del Tempio, dove Gesù rovesciò i tavoli dei cambiamonete. Sul Monte Sion ho scavato case datate al primo secolo d.C. vicino alla tradizionale casa di Caifa, e lungo il Muro Occidentale ho studiato la porta che portava al cortile del Pretorio, dove Gesù fu processato davanti a Pilato. Ed infine ho fatto parte degli scavi sul Calvario, nella tomba di Gesù e nelle loro vicinanze. I risultati di tutte queste ricerche saranno incorporate in un mio libro intitolato "Gli ultimi giorni di Gesù".
    F.G.: Bene, Dottor Gibson, è stato un grande piacere fare la sua conoscenza. Spero che, se avrà altre notizie su ulteriori ritrovamenti scelga ancora HERA quale interlocutore principale. Grazie e a presto, Dottor Gibson.
    S.G.: Grazie a Lei per l'interesse.
     
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