Antichi migranti euroasiatici in Africa

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    "L'Africa fu investita da una potente ondata di immigrazione, ancora più ampia e profonda di quanto si fosse mai pensato, che ha lasciato una traccia genetica indelebile": a parlare [...] è Andrea Manica, professore dell'Università di Cambridge, autore di uno studio che potrebbe contribuire a cambiare la percezione del continente e dei suoi rapporti con il mondo. Il punto di partenza della ricerca, pubblicata dalla rivista Science, è un osso petroso (situato appena sotto l'orecchio) di quello che gli scienziati chiamano Uomo di Mota. Il nome deriva da una caverna dell'altopiano etiopico dove questo cacciatore-raccoglitore sarebbe morto circa 4.500 anni fa. Un periodo lontano, precedente all'era delle grandi migrazioni già conosciute. E che, per la prima volta, grazie a resti preservati in modo eccellente dalle temperature fresche e dal ridotto tasso di umidità dell'altopiano, è stato possibile studiare. "Messo a confronto con il DNA dell'africano moderno - sottolinea il professor Manica - il genoma dell'Uomo di Mota rivela l'ampiezza e la profondità delle migrazioni dal Medio Oriente e dall'Anatolia che investirono l'Africa circa 3.000 anni fa". Secondo lo studio, a questi spostamenti di popoli è riconducibile circa il 25% del DNA degli africani contemporanei. Una traccia euroasiatica curiosamente simile al genoma caratteristico ancora oggi in Sardegna. "Quest'isola mediterranea - annota Manica - ha conservato l'eredità genetica della colonizzazione degli agricoltori neolitici giunti in Europa e in Medio Oriente circa 8.000 anni fa". Cinquemila anni dopo furono queste stesse popolazioni a riversarsi a sud del Sahara, per ragioni ancora da chiarire, forse anche per i mutamenti politico-sociali nell'area dell'Antico Egitto. "Circa il 20% del genoma degli etiopici di oggi ha origini euroasiatiche - sottolinea lo studioso - ma la storia delle migrazioni riguarda anche altre zone: in Africa occidentale o in Sudafrica antiche popolazioni ritenute completamente di origine africane hanno un 5 o un 6% riconducibile a questi agricoltori-colonizzatori giunti dall'Eurasia".

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    "Circa 12.000 anni fa nella zona che partì dalle coste siriane e libanesi e arrivò a quella degli altopiani iranici, si sviluppò concretamente, grazie a fenomeni climatici, il primo embrione di cultura agricola "moderna", come la conosciamo noi oggi. La mietitura sperimentale, sorta d'archeologia a uso dei prodotti alimentari, ha potuto ricostruire efficacemente le culture agricole del tempo su cereali come il farro e l'orzo [...] Dal Medio Oriente le colture dei cereali (e poi dei legumi) si spostano progressivamente verso le regioni europee [...] Fu probabilmente grazie a volenterosi mediorientali che in alcune regioni dell'attuale Grecia si sviluppò l'agricoltura dei cereali e da qui, in seguito, invase il territorio continentale a occidente, mentre quello orientale sarà "invaso" attraverso la zona caucasica".

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    Edited by Francesco Z - 14/10/2015, 14:37
     
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