John Dee

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  1. maia
     
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    personaggio molto misterioso,john dee,nacque a londra nel 1527.fu uno dei maghi piu' famosi di tutti i tempi,eminente astronomo e uno degli uomini piu' istriuiti della sua epoca,tanto che la regina Elisabetta I "la vergine di ferro",lo scelse come consigliere.gli interessi alchemici e matematici di dee vennero brutalmente alterati quando,il 25 maggio del 1581 ebbe la visione che cambio' profondamente la sua vita.iniziava cosi' la "fase delle conferenze spiritiche",ossia l'evocazione degli angeli con l'intenzione di ottenere da questi i segreti della natura,per sviluppare la sua conoscenza scientifica ad un livello superiore.per questo dee si avvaleva della collaborazione di Edward Kelley,che aveva lavorato come apprendista farmacista,ma che "lavorava" anche come alchimista,sensitivo,medium....truffatore(per punizione per un delitto di falsificazione gli furono persino tagliate le orecchie).si dice che avesse riesumato un cadavere sepolto da poco e che per mezzo di incantesimi,aveva ottenuto da lui risposte alle sue domande sul futuro.lui stesso ammetteva di essere in contatto con gli spiriti maligni.
    comunque Dee e Kelley dal 1581,stabilirono continui contatti con gli spiriti angelici.nell'abitazione privata di dee c'era una sfera di cristallo,attraverso la quale kelley riceveva informazioni.dee si sedeva ad un altro tavolo e trascriveva quello che diceva kelly ad alta voce,che era poi quello che a kelly dicevano gli angeli ,parlando con lui telepaticamente.che informazioni ricevevano?sembra che fossero complicati diagrammi di lettere e figure,la cui dettatura sfiniva kelley fisicamente e psichicamente,insieme ad alcuni segni profetici come,ad es.,una bella donna decapitata la cui testa era sostenuta da un uomo vestito di nero.tutto sembra indicare che si riferisse all'esecuzione di Maria Stuarda.
    comunque,a corte,divenne molto popolare perche' Elisabetta I prese l'abitudine di consultare le stelle prima di prendere qualunque decisione.
    economicamicamente Dee non se la passo' mai bene finche' elisabetta non lo nomino'sovrintendente del Christ College di Manchester,dove si trasferi' con la famiglia.ma nel 1605 un'epidemia di peste uccise la moglie e alcuni suoi figli.Dee morira' poverissimo a Mortlake il 26 marzo del 1609.

    una curiosita':la sfera di Dee e' stata rubata recentemente dalle sale del museo delle scienze di londra alle 16.30,da un losco individuo vestito con una giacca lunga di cuoio.si dice che la sfera curi le malattie e fornisca poteri medianici


    http://www.eresie.it/id540.htm

    http://www.syllabos.com/argmese/enochiano.html
     
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  2. NSAx9000
     
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    Interessante il Liber Logaeth e lo sviluppo degli alfabeti Enochiani.
     
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  3. maia
     
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    puoi postare qualcosa sull'alfabeto evangelico?non ho trovato nulla...pero' ho trovato la palla di cristallo in una vecchia rivista superstite...quella che hanno rubato dal museo...
     
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  4. maia
     
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    bella puntata quella di ieri su Voyager :*sisi: molto interessante
     
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  5. viverride
     
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    Ad integrazione di quanto da te scritto, aggiungo altre informazioni, tratte da “Stregoneria e magia nera”, di Peter Haining – Mondadori, 1972, pag. 80. Prima di incontrare la regina e godere della sua protezione, Dee finì in carcere perché considerato “un cane dell’inferno ed evocatore degli spiriti dannati”. Sembra che finire in carcere, per chi si discosta dalla corrente culturale “mainstream” sia d’obbligo. A me è andata esattamente così. Nel suo caso, essendo un uomo colto (aveva racimolato molti libri rari sulla magia), finì per diventare odioso al popolino ignorante e ai suoi sgherri. Se non avesse trovato riparo sotto le ali protettrici di Elisabetta I, forse le autorità bigotte e spietate lo avrebbero anche ucciso. Quando entrò in servizio presso la regina, fu chiamato “Il nuovo Merlino” e per conoscere il futuro, come richiesto dalla sovrana, si serviva di uno specchio ovale. Fu lui ad inventare la sfera di cristallo, chiamata anche “pietra veggente”. A un certo punto, (qui c’è una discrepanza di date) nel 1582, poiché i simili di attraggono, conobbe Kelly, farmacista istrionico, che approfittò dell’ingenuità di Dee fino al punto di proporgli di scambiarsi le mogli. Quella di Dee era bella e giovane, naturalmente, ma Kelly disse che la cosa era voluta da uno spirito che pretendeva un uso promiscuo e indiscriminato di “atti matrimoniali fra i quattro”. Non so come John Dee accolse la faccenda, né cosa ne pensassero le rispettive consorti, ma le autorità secolari, di certo, questa ulteriore dissacrazione delle norme religiose, non la lasciarono passare. Si veda, nel seguente articolo, come anche al giorno d’oggi i segugi della moralità entrino in azione:

    http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id...ST&ssez=VICENZA

    Kelly riuscì a fuggire a Praga, dove morì in prigione. Dee rimase in Gran Bretagna fino alla sua morte avvenuta nel 1608 (anche qui c’è una discrepanza di date), perché sotto tutela monarchica e forse anche perché la sua colpa non fu riconosciuta grave come quella del suo assistente.
     
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  6. FoxMulder91
     
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    Qualcuno sa qualcosa di più sulla connessione tra il manoscritto Voynich e John Dee? Fu davvero lui a scriverlo?
     
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  7. viverride
     
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    Per rispondere alla tua domanda, riassumo quanto scrive Paolo Cortesi, nel capitolo dedicato al manoscritto Voynich, del suo libro “Manoscritti segreti” (Newton & Compton, 2005 – da pag. 149 a 186). Alcuni studiosi che lo analizzarono, dopo che la vedova dell’antiquario lo ebbe lasciato in eredità alla di lui segretaria, dissero che il testo fu redatto da due persone diverse e questo potrebbe far venire il sospetto che quelle due persone fossero Dee e Kelley. Gli esperti videro anche che i disegni erano grossolani e sembravano essere stati fatti in fretta, con lo scopo di presentare a Rodolfo II d’Asburgo, che si dilettava di esoterismo, un’opera misteriosa che avrebbe potuto fruttare agli autori una discreta sommetta. Se lo scopo era fraudolento, ovvero quello di produrre un falso, benché molto elegante, da vendere al sovrano, la cosa farebbe sospettare ancora di più lo zampino del Kelley, che era un noto furfante e che, nelle vesti di assistente, era riuscito a plagiare l’ingenuo Dee. C’è però un ostacolo temporale da superare, anzi due: il primo è che Dee e Kelley arrivarono a Praga il 9 agosto 1584 e se ne andarono il 29 maggio del 1586. In due anni di permanenza, Dee incontrò il re solo una volta, a un mese dal loro arrivo, dopo di che non fu più ricevuto perché non aveva fatto una buona impressione su Rodolfo, che infatti, alla fine, lo espulse. Il secondo ostacolo temporale è implicito nella firma “ex libris” che l’antiquario trovò su una lettera incollata tra la l’interno della copertina e la prima pagina, lettera che recava in calce la firma di Jakob Horcicki de Tepenec. Costui era l’erborista ufficiale di Rodolfo II, che lo insignì del titolo onorifico “De Tepenec” nel 1608. E’ solo a partire da tale data che si può far risalire l’inizio della storia del manoscritto. Dee e Kelley avevano lasciato Praga 22 anni prima ed è poco probabile che il manoscritto, che ipotizziamo scritto dai due, sia rimasto nascosto per tutto quel tempo, affidato all’ignoto che lo avrebbe venduto a Rodolfo. Se così fosse, Kelley, emerito truffatore, non avrebbe potuto godere dei frutti della fatica sua e del suo maestro, che forse avrebbe anche potuto avere scrupoli morali a fare una cosa del genere. Resta in piedi un’altra ipotesi, che cioè a scrivere il manoscritto sia stato Horcicki stesso, esperto botanico e alchimista, ma se confrontiamo i seguenti due passaggi del libro di Cortesi, c’è qualcosa di illogico che lascia perplessi. A pag. 163 Cortesi scrive: “Forse il libro fu affidato a Horcicki dall’imperatore, in quanto botanico” e a pag. 185 scrive: “Horcicki è indicato come un possibile autore del manoscritto Voynich”. Appurato, mediante documentazione storica, che Rodolfo II comprò il libro per 600 ducati e poi lo affidò al suo botanico di corte, Horcicki, come è possibile, mi chiedo, che lo stesso uomo sia riuscito dapprima a compilarlo, poi a venderlo al suo imperatore e infine a farselo dare in consegna? Non è una operazione priva di logica, o almeno un po’ rischiosa, da fare con un sovrano suscettibile che aveva il potere di mozzare la testa a chi commettesse lesa maestà? Paolo Cortesi arriva alla conclusione che né John Dee, né Kelley e nemmeno Horcicki furono gli autori del manoscritto più misterioso di tutti i tempi; che non si saprà mai da chi l’imperatore comprò il libro e che, nato come erbario, si è andato sviluppando in qualcosa di volutamente misterioso, proprio per renderlo attraente agli occhi di Rodolfo. E infine, che la parte scritta, resa misteriosa fin dall’inizio, fungeva più da corollario alle immagini, la cui stranezza è andata via via crescendo, mentre il testo non potrà mai essere tradotto per il semplice motivo che non si tratta di un codice alfabetico, ma di una serie di parole a bassa entropia linguistica, intraducibili perché prive di alcun significato. Non è la lingua degli angeli, e nemmeno il diario di bordo abbandonato sulla Terra da un botanico alieno, ma solo lo scherzo ben congegnato di un abile miniaturista (o forse due). E che gli ha fruttato una bella somma.
     
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  8. viverride
     
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    Forse ho capito come è nato il sospetto che a scrivere il manoscritto Voynich sia stato John Dee. A mettere in giro questa voce pare sia stato Jacques Bergier, lo studioso francese che insieme a Pawels, nel 1963, pubblicò “Il mattino dei maghi”. Bergier parla del manoscritto in almeno tre suoi libri: “L’uomo eterno”, “Gli extraterrestri” e “I libri maledetti”. I primi due sono usciti nel 1972, il terzo nel 2008. Da quest’ultimo, che è in mio possesso, ricavo alcune informazioni discordanti se confrontate con quelle di Paolo Cortesi, poco sopra menzionate. Per prima cosa Bergier sostiene con assoluta certezza che a scrivere il manoscritto sia stato Ruggero Bacone e inoltre che a donarlo a Rodolfo II sia stato Dee in persona, ma sulla prima ipotesi non vi sono prove certe, mentre sulla seconda, se Rodolfo avesse gradito il libro non avrebbe espulso Dee da Praga come avvenne dopo due anni che Dee e Kelley vi erano giunti. Bergier dice che la permanenza dei due inglesi in Cecoslovacchia si protrasse fino al 1588, mentre Paolo Cortesi afferma che vennero espulsi nel 1586. Chi ha ragione? C’è modo di conoscere la data sicura di tale evento? Benché “I libri maledetti” sia stato pubblicato in Italia nel 2008, dalle edizioni “Età dell’acquario”, mentre i “Manoscritti segreti”, di Paolo Cortesi, è uscito nel 2005, può essere che l’autore francese abbia voluto restare fedele a quanto scrisse agli inizi degli anni Settanta, senza informarsi su quanto lo studioso italiano abbia nel frattempo scoperto. Di primo acchito, la descrizione del Bergier mi sembra grossolana, mentre quelle del Cortesi mi dà più affidamento. Bergier è più esoterico, e infatti tira in ballo gli alieni, ma Cortesi parla più da tecnico. Il francese, a pag. 99 de “I libri maledetti” dice che gli uomini in nero non sono riusciti a far sparire il manoscritto, lasciando intendere che esso contenga chissà quali meravigliose informazioni. Portandoci su questo terreno, Bergier non si rende conto che non possiamo seguirlo, se non con un certo sforzo di immaginazione, perché dell’esistenza di questa presunta organizzazione di “debunkers”, mezza umana e mezza aliena, non abbiamo alcuna prova. Cortesi scrive che il manoscritto Voynich si trova in Connecticut, presso la Yale university, a cui si possono richiedere copie fotostatiche. C’è anche un indirizzo con cui mettersi in contatto, sempre che, nel frattempo, qualche editore non si sia preso la briga di pubblicarlo.
     
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7 replies since 1/9/2005, 17:33   214 views
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