Vetrificazioni e antiche esplosioni nucleari?

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  1. cocogordonmoore
     
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    I FORTI VETRIFICATI


    Nell’ambito delle costruzioni megalitiche, alcune hanno assunto nei secoli fama universale, fatto versare fiumi di inchiostro e sono continuo oggetto di circuiti turistici, solleticando fantasie ardite, nuove consapevolezze e ideologie filosofico/religiose, trasmettendo, anche al più asettico e fugace degli sguardi, lieve inquietudine e pathos; altre invece, hanno conosciuto l’oblio dei libri di storia e il silenzio, pesante come le pietre di cui sono formate, da parte di archeologi e studiosi in genere, salvo rare eccezioni.

    Pertanto, con spirito di umiltà ma anche di profonda curiosità, per via delle poche informazioni disponibili, provo a tracciare un breve profilo di quei monumenti megalitici che prendono il nome di "forti vetrificati", enigmatiche e dimenticate espressioni di un megalitismo "minore", presenti in Francia e in Scozia.

    I "forti vetrificati" sono, più propriamente, dei recinti, in genere di forma ellittica, solitamente innalzati su alture, altre volte circondano promontori naturali scoscesi. Le mura, nella parte inferiore, a volte su un lato, oppure su entrambi, sono fatte di pietre granitiche vetrificate. Quando tali recinti sono protetti da parapetti, anche su questi si trovano tracce di vetrificazione.
    Per fondere il granito ed assicurare una più efficace coesione degli elementi, si potrebbe pensare che i costruttori abbiano utilizzato dei bracieri ardenti posti ai piedi delle mura. Questa spiegazione, già di per sé poco convincente quando si constata che solo il lato interno è stato vetrificato, mentre le parti esterne, spesse talora da uno a due metri, sono fatte di pietre del tutto naturali, diventa del tutto inconsistente quando ci si rende conto che occorre raggiungere una temperatura di 1300 gradi per avviare la fusione delle rocce di granito.

    In territorio scozzese sia Spynie Castle, nell’Invernesshire, sia Top-o-Noth, nella contea di Aberdeen, costituiscono esempi di questi fortilizi, ma le costruzioni più rappresentative sono Craig Phoedrick e Ord Hill of Kissock, edificati su due colline distanti tre miglia circa l’una dall’altra, ubicate all’estremità del golfo di Moray, nei pressi della città di Inverness, di cui sembrano difendere l’accesso dal mare.
    Esse appaiono, secondo la descrizione dell’archeologo Jules Marion, come un’acropoli dal tracciato regolare la cui parte superiore appiattita in forma di terrazza ovale, presenta un incavo al centro di un bacino profondo da due a tre metri, simile al cratere di un vulcano. Alla base dell’acropoli, l’intero perimetro è ricoperto da blocchi di granito vetrificato di dimensioni ragguardevoli, che dominano a picco sul lato orientale la valle del fiume Ness. Le pietre del forte, scure ed enormi, sono tenute insieme da uno strato di malta dallo spessore difforme per consistenza e formano un agglomerato talmente compatto da rendere praticamente impossibile la sua dissociazione. Taluni blocchi appaiono bruciati come scorie vulcaniche e presentano, in caso di spaccatura, grosse "gocce vetrificate" simili per colore e consistenza al vetro delle bottiglie. Non si può essere assolutamente certi che Craig Phoedrick e Ord Hill of Kissock fossero effettivamente dei fortini, alcune ipotesi li identificano come fari o comunque osservatori risalenti all’epoca vichinga, ma in realtà non si ha nessuna nozione in merito alla loro origine e destinazione.

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    I "forti vetrificati" presenti in Francia (circa una dozzina), si trovano soprattutto nella zona del fiume Creuse, ma anche in Bretagna e nella regione della Vienne. Scrive Robert Charroux, nel suo libro "Civiltà perdute e misteriose", che i più significativi forti vetrificati francesi, nella regione della Creuse, si trovano a Chateauvieux e a Ribandelle (sulla sponda opposta del fiume, rispetto a Chateauvieux). Le mura perimetrali di Chateauvieux si snodano lungo un tracciato ovale, il cui asse longitudinale misura 128 metri; il parapetto si trova sulla sommità di uno sterro spesso sette metri alla base e tre metri in cima. Su tali strutture è stato edificato un muro con delle pareti granitiche. Lo spazio fra le due pareti è riempito da una gettata di granito fuso spesso 60 centimetri per una larghezza di 4 metri, su una base di tufo. Non c’è traccia dell’uso di alcun tipo di malta. Risulta così che la parte interna delle mura sia completamente vetrificata, al contrario della parete esterna.
    Analoga è la natura della fortezza della Ribandelle-du-Puy-de-Gaudy, che venne occupata dai Celti e, successivamente, da Romani e Visigoti: ha un perimetro di 1500 metri ed una superficie di 13 ettari. L’interno delle mura, in granito vetrificato, è separato dalle pareti da strati di terra di brughiera. Alcuni particolari farebbero presupporre che la costruzione fosse terminata nel momento in cui il granito in fusione veniva colato nello spazio fra le mura; oppure che il focolare usato per la fusione fosse collocato all’interno delle pareti.

    Le mura di Péran (Bretagna - comune di Plédran) sembrano essere state cementate con del vetro fuso. Il campo di Péran è lungo 134 metri e largo 110: nella zona viene definito "Le Pietre Bruciate". Le pietre non sono tenute insieme dalla malta o dal cemento, bensì dalla stessa fusione. Alcuni ritrovamenti fatti proverebbero che la costruzione risale almeno a tremila anni fa.

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    Quale sconosciuta civiltà ha edificato simili fortezze in Francia e in Scozia? Secondo Charroux, probabilmente si tratterebbe di quella celtica, anche se resta ignoto come un popolo, nella presunta Età del Bronzo, fosse in grado di fondere, a temperature tra i 1300 e i 1500 gradi, una roccia dura come il granito!

    Nel suo libro "L’epopea celtica d’Irlanda", Jean Markale cita tradizioni che parlano di "un fuoco druidico" di grandissima potenza: quello che per esempio, secondo un’antica leggenda celtica, utilizzava il guerriero solitario che ogni anno, nel giorno della festa di Samhain (il 1° novembre) gettava nel panico gli abitanti di Tara, in Irlanda. Ailenn Mac Neidhna, questo il nome del guerriero, si avvicinava alla città e disponendo di un fuoco di inaudita potenza, ne incendiava uno ad uno i quartieri, fino a che l’eroe Finn non riuscì a sconfiggerlo mortalmente.
    Occorre ricordare che, nel secolo scorso, gli archeologi che raggiunsero la torre dell’isola di Toriniz, oggi isola Tory, situata nel Donegal, nella punta settentrionale dell’Irlanda, dovettero constatare con sorpresa che i ruderi erano vetrificati.
    Un’altra tradizione celtico-irlandese riporta che gli uomini di Leinster sapevano costruire "un muro rosso". Era forse un muro di fuoco, o un muro vetrificato?


    Mohenjo-Daro e le altre….(antiche esplosioni nucleari?) di Ettore Interdonato
    Miti e storie, raccontati da opere e poemi epici, hanno percorso secoli e sono stati quasi sempre considerati frutto di fantasia. Avviene pero’, che accanto alla lettura ufficiale, esistano correnti che supportate da dati scientifici, concorrono a dare a quei miti insperata credibilita’ e a noi una massiccia dose di dubbi. E’ quanto sta succedendo ad esempio a testi come la Bibbia, ai poemi epici Ramayana e Mahabharata(l’Iliade dell’antica India ,secondo Berliz),al libro tibetano le Stanze di Dzyan, alla mitologia Sumerica. E cosi’ mentre la biblica fine di Sodoma e Gomorra evoca immagini da scenario atomico,(la moglie di Lot non e’ calcificata?),i poemi indiani narrano di avveniristici mezzi volanti(vimana), di guerre con strane armi descritte minuziosamente e di una citta’ l’antica Lanka, distrutta dagli dei in modo terribile. Oggi, quella citta’ sappiamo essere Mohenjo-Daro,nel moderno Pakistan, simbolo di come la mitologia a volte interpreta meglio gli avvenimenti, che la storia solo descrive. (I signori del cielo irati con Lanka,polverizzarono sette citta’ con la luce che brillava come mille soli ed emanava il rumore di diecimila tuoni-Ramayana-).Una primitiva sufficienza,ha accolto nel tempo questi racconti, ma sembra inevitabile ,pensare oggi,che in ere lontane l’energia atomica, considerata prodotto dei giorni nostri,fosse gia’ conosciuta o meglio subita,certo non usata da terrestri,all’alba del loro percorso intellettivo. Tracce molteplici solcano il pianeta, forse sfigurato in tempi remoti da eventi devastanti,ancorche’ incredibili e per questo la storia di Mohenjo-Daro-Lanka e’ significativa ed emblematica. Mohenjo-Daro, si pensava fosse l’isola di Ceylon, ma David Davenport, studioso di sanscrito ha identificato Mohenjo con Lanka,isola si’, ma del fiume Indo!(dove il RG-VEDA diceva si trovasse). La tesi e’ stata rafforzata. dal ritrovamento nella zona di Kalat,Pakistan,del dialetto mohenjo-daro-lanka.Questa citta’ della valle dell’Indo,una delle sette citta’ Rishi dell’Impero Rama,a nord di India e Pakistan,costruita nel 2500a.C.,quando gia’ le piramidi guardavano Sirio,sparita secondo Davenport nel 1927 a.C. La sua improvvisa scomparsa,insieme assieme ad Harappa(Hariupia), viene ascritta al cambiamento di corso dell’omonimo fiume, allo scoppio di fornaci,visto che l’artigianato della ceramica era molto fiorente,oppure all’assalto di popolazioni ariane, che avrebbero messo a ferro e fuoco questo pacifico popolo o fors’anche ad una calamita’(terremoto,alluvioni,meteoriti). Sommersa dall’oblio,alcuni ruderi vengono scoperti attorno al 1856,quando John e William Brunton,iniziano i lavori per costruire la ferrovia e pare che ,i reperti(mattoni cotti),siano stati usati per la struttura di base. Solo nel 1872-73 riemerge il sito di Mohenjo-Daro,con gli scavi dell’ ufficiale e archeologo inglese Cunningham e via via nel 1922-27 e nel 1950 con gli scavi di Banarjee,Vats,Marshall e Wheeler, si definiscono le caratteristiche uniche del sito.I dati rilevati,mostrano una perfetta organizzazione della citta’ e un tranquillo stile di vita degli abitanti.La scrittura non e’ stata decifrata,essendo costituita da pittogrammi.La citta’ ha un moderno schema architettonico,che presuppone un suo piano urbanistico,dove le strade possedevano canali per convogliare acque e polvere,erano larghe piu’ di sei metri e si presume esistesse gia’ la raccolta dei rifiuti(cassonetti ante litteram),un sistema di fognature,i bagni nelle case costruite con mattoni cotti,impianti idrici, rivestimenti in piastrelle, sistemi di igienizzazione. Gli abitanti usavano piscine con acqua calda, coltivavano la pianta di cotone, usato per il loro abbigliamento: lo stesso cotone sarebbe arrivato con un tantino di ritardo in Europa….solo 2400 anni piu’ tardi!!!! Mohenjo-Daro era abitata da circa 35.000 persone,impegnati a produrre ceramiche di ottima qualita’,ad elevato contenuto siliceo, ma anche nella pesca e nella caccia.Improvvisamente, questa scena viene sconvolta da un evento imprevisto,i cui effetti sono visibili tutt’oggi! Davenport e Vincenti, nel loro libro ‘2000 a.C. distruzione atomica’ esplicitamente parlano di guerre nucleari avvenute attorno a quella data,con l’annientamento della civilta’ di Mohenjo-Daro: vengono portati a sostegno sia i rilevamenti morfologici(epicentro,distribuzione onda distruttiva, radioattivita’ dei luoghi e dei reperti),la vetrificazione di rocce e manufatti vari e le ovvie trasformazioni,che investono gli organismi viventi. In teoria solo una bomba a fusione, seguita da repentino raffreddamento e’ capace di sviluppare i gradi necessari per tali alterazioni strutturali. Si e’ addirittura comparato,quanto trovato a Mohenjo-Daro ai danni rilevati nel deserto del Nevada, dopo i recenti esperimenti nucleari . Non si e’ assolutamente pensato a cause naturali,in quanto nella zona non esistono aree vulcaniche e i pozzi d’acqua erano inalterati. L’onda d’urto ha,poi, provocato una distribuzione dei danni proporzionale alla vicinanza all’epicentro, causando, nel punto dove l’intensita’dell’esplosione e’ massima,l’annientamento totale,poi,via via allontanandosi, le altezze progressive degli edifici e gli stessi mattoni, fusi solo da una parte,ne confermavano la diffusione e la presenza di temperature notevolissime.La vetrificazione, meccanismo irreversibile per esposizione almeno a 1500 gradi, aveva riempito le strade di materiale nerastro e grumoso e lo stesso Davenport citava una zona circoscritta, in cui vasi e suppellettili si reperivano allo stato fuso I livelli di uranio,plutonio e potassio 40 erano altissimi. Il ritrovamento(1927)di circa quaranta scheletri radioattivi, cinquanta volte il normale, che avevano subito calcinazione, scaraventati in modo violento,come se la morte li avesse colti all’improvviso,orientava verso la primitiva ipotesi.Nella scena degli scavi non c’erano armi di alcun genere,ne’ gli scheletri dimostravano aver subito lesioni da combattimento o colluttazione. E poi, non ultimo,gli indigeni riferiscono terrorizzati di spiriti maligni,che colpiscono quanti si recano su quei luoghi(radiazioni?). Davenport stesso non e’ morto in giovane eta’? Forse contaminato dai suoi stessi reperti che, secondo quanto dimostrato dalle analisi del C.N.R di Roma, erano molto radioattivi!!!!!!!!!! Potrebbe essere la sua morte,una prova a sostegno della sua tesi? ll prezioso contributo da Davenport, con i suoi studi prima e il libro scritto con Vincenti poi,ha gettato su Mohenjo-Daro e la valle dell’Indo una luce con i sinistri riflessi del nucleare, ammettendone l’origine non terrestre! Le citta’ di Mohenjo-daro e Hariupia(Harappa), avrebbero ostacolato le attivita’ degli Ariani con al Mesopotamia e questi ultimi, sarebbero stati aiutati da intelligenze aliene, gli dei,per risolvere la rivalita’.Una guerra fra extraterrestri di diverse fazioni, si era svolta nei cieli, liberando una bomba nucleare!!!Anche Manetone,l’uomo incaricato da Tolomeo di scrivere nel 270 a.C la storia dell’Antico Egitto parlo’ di guerre fra dei. Egli addirittura, si spinse ad affermare che,datando il diluvio attorno all’11.000 a.C.,per millenni succcessivi si svolsero battaglie e guerre fra divinita’. Luoghi in cui esistono tracce simili a quelle di Mohenjo-Daro, sono il deserto di Gobi in Mongolia, dove ci sono resti di civilta’vetrificate, civilta’ estranee al contesto primitivo dell’Homo Sapiens, ma ne abbiamo anche nel deserto Arabico,nel Mar Morto, dove si pensa fossero localizzate Sodoma e Gomorra,in Peru’(Sascayhauman),in Scandinavia,in Cina, nel Nord America ed anche in Brasile(Sette cidades-Rio Conge),Turchia(Hattusas).Di uno ziqqurat con la base vetrificata ritrovato in Mesopotamia,parla l’autore Renee’ Noobergen nel testo ‘Segreti di razze perdute e lo stesso autore riferisce di rovine vetrificate e resti umani radioattivi sulle rive del Gange e sui monti Rajamal.Questi fenomeni sono sovrapponibili a quelli rilevati nel deserto di White Sands,Stati Uniti, dopo esperimenti atomici. Sempre nella stessa zona, segnaliamo l’episodio della rivista World Island Review,che secondo Starvely,nel 1992,indicava nel Rajastan ,un territorio in cui era presente cenere radiottiva e si estendeva per tremila chilometri quadrati ad est di Johdpur;vi era inoltre un’anomala quantita’ di neonati malformati e malati di cancro.

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    Dopo varie indagini,si scopri’ un’antica citta’, in cui pare fosse avvenuta un’esplosione atomica nel 7000 a.C. Una considerazione analoga, veniva fatta dall’archeologo Francis Taylor, per il quale il reperto di ceneri radioattive in profondita’,deve comunque farci pensare a eventi nucleari di antica data.Dicevamo delle molteplici tracce, presenti sul pianeta. Ogni civilta’,racconta a suo modo,fatti realmente avvenuti, trasfigurandole in leggende.La mitologia sumerica narra di uno scontro fra dei per il possesso della terra, che avrebbe provocato una nube nucleare fino al Sinai, dove e’ ancora possibile ritrovare zone vetrificate di notevole estensione,mentre esistono mappe di un sistema solare con piu’ lune in cui uno scontro tra alieni, causa perturbazioni alle orbite di Marte e Venere,provocando la scomparsa di isole del Pacifico e dell’Atlantico.(Akakor-Brasile) Potrebbe riferirsi a tale episodio mitologico delle guerre dei Titani. All’inizio del secolo poi,il chimico Frederick Soddy(1877-1956),assistente di Rutherford,Nobel 1921,per la conoscenza degli isotopi e delle sostanze radioattive, dichiarava(Interpretation of Radium 1909)a proposito del Mahabharata e del Ramayana ‘Credo che ci siano state civilta’, che nel passato abbiano avuto familiarita’ con l’energia atomica e ne sono state distrutte’(We are not the first by Andrew Thomas).Il sanscritista e ufologo Richard Thompson,autore di ‘Civilta’ degli alieni’ e’ convinto che intelligenze aliene ,considerate divinita’ dai terrestri,in un passato lontanissimo si siano combattute sulla terra e che le popolazioni locali abbiano mitizzato i ricordi nei poemi epici. Sulla stessa lunghezza d’onda lo storico indiano Kisai Mohan Ganguli che citando il Mahabharata evidenzia come la contaminazione degli alimenti o la caduta dei capelli e delle unghie, situazione clinica di una persona irradiata,puo’ essere descritta solo da persone venute a contatto con la realta’ del nucleare.Riferiamo poi, con un certa riserva,l’episodio del sacerdote Pellegrino Ernetti che nel 1950, costruendo un cronovisore,in base alla teoria della frammentazione del suone di Aristotele ,avrebbe captato la registrazione dell’esplosione atomica di Sodoma e Gomorra! Pare che in seguito, sia il cronovisore che il medesimo padre Ernetti siano spariti dalla scena in maniera misteriosa! Infine,un recente articolo riportato dall’Herald Tribune, riferiva nell’ultima decade del secolo un’ottantina di esplosioni nella spazio profondo ed in particolare un avvenuta a 180.000 anni luce nella nebulosa di Magellano, al di fuori della nostra galassia. Lo stesso articolo riferiva le opinioni degli scienziati Ray Klebesadel e Stanton Friedman ed essi escludevano potesse trattarsi di una supernova. James Oberg, Houston,invece esplicitamente affermava di potersi trovare di fronte a guerre stellari! Queste notizie generano perplessita’,che di fronte all’episodio riferito ad Oppenheimer(1904-1967) padre del primo esperimento nucleare, aumentano. Lo scienziato, studioso di sanscrito(pure lui!), col progetto Manhattan, aveva effettuato con successo l’esplosione atomica e anni dopo , durante una lezione, uno studente gli chiese se quella avvenuta ad Algorado,New Mexico fosse la prima bomba! Oppenheimer rispose:-Well, yes in modern time of course! Si’, la prima dei tempi moderni, ovviamente! Dunque e’ possibile che, le pietre della valle dell’Indo assieme ad altri siti, dimostrano al mondo che fenomeni nucleari sono avvenuti in ere lontanissime,facendo piombare il mondo in una lunga preistoria e che i racconti mitologici,ne sono stati cronaca piu’ o meno fedele. Notiamo pero’, una elevata frequenza di scienziati esperti di sanscrito e a questo punto, visto che, maneggiano materia cosi’ delicata, speriamo solo siano tutti pacifisti.(sic!)

    Dal ‘Mahabharata’
    Un missile sfolgorante che possedeva lo splendore del fuoco senza fumo venne lanciato. All’improvviso una densa oscurita’ avvolse gli eserciti. Tutti i punti cardinali vennero avvolti improvvisamente nelle tenebre……….e i carri, arsi dall’energia di quell’arma, sembravano moncherini d’alberi consumati nell’incendio di una foresta.Migliaia di carri caddero da ogni parte.Poi le tenebre nascosero tutto l’esercito……..Incominciarono a soffiare venti freddi. Tutti i punti cardinali divennero chiari e luminosi.Poi noi contemplammo uno spettacolo prodigioso.Arse dalla potenza terribile di quell’arma,le figure dei caduti erano diventate irriconoscibili. Noi non avevamo mai udito parlare di una simile arma, ne’ mai l’avevamo veduta….

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    Link: 2000 a.c. distruzione atomica

    Edited by The Old Man - 5/4/2016, 17:59
     
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  2. maia
     
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    bombe a mano nell'antichita'

    https://mystero.forumcommunity.net/?t=3082882
     
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    Bel topic!!! :*occhiolino:
     
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  4. cocogordonmoore
     
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    grazie old alla fine ce l'ho fatta ad aprirlo anche se forse è un pò confusionario!
     
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  5. FoxMulder91
     
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    Quello che mi sono sempre chiesto a proposito di eventi come quello di Mohenjo Daro è cosa dica l'archeologia ortodossa, c'è silenzio totale? La comunità scientifica non osa parlare, non se ne interessa o non sono in grado io di trovare documenti che sbugiardino la (presunta?) vetrificazione di questi oggetti?

    I testi sanscriti sono tra i più enigmatici e interessanti...ma direi anche sbalorditivi; trovare documentazioni su meterologia, sul suono e sull'aeronautica in tempi tanto antichi lascia senza parole. Ma allo stesso tempo mi riesce difficile credere che tempo fa si sia potuta avere una scienza in grado di produrre l'atomica, trovo senz'altro più probabile che si sia giunti a soluzioni simili ma per vie diverse. :*sisi:
     
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  6. franco29337
     
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    Ciò che sbalordisce non sono tanto i fatti esposti,quanto la pervicacia con cui sono ignorati dai sapienti uffuciali.Per nostra fortuna i mezzi di comunicazione, quasi globali, ci permettono conoscenze ed approfondimenti, possibili solamente 100 anni fà ad una ristretta schiera di lettori.Benedetta sia internet.Leggete gente saremo più colti cioè più liberi.
     
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  7. cocogordonmoore
     
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    Uno strato di ceneri pesanti radioattive in Rajasthan, India, copre un'area di otto km quadrati, circa 15 km ad ovest di Jodhpur. Gli scienziati stanno studiando il sito, dove una lottizzazione era in costruzione.

    Da qualche tempo è stato stabilito che vi è un tasso molto elevato di difetti alla nascita e di malati di cancro in una zona in costruzione. I livelli di radiazioni registrati sono così alti che il governo indiano ha ritenuto opportuno isolare la regione. Gli scienziati hanno portato alla luce una città antica, dove si presentano le tracce di un'esplosione atomica che risale a migliaia di anni fa, da 8.000 a 12.000 anni, che distrusse la maggior parte degli edifici e probabilmente uccise mezzo milione di persone. Una stima dei ricercatori valuta che la bomba nucleare utilizzata fosse circa delle dimensioni di quelle esplose sul Giappone nel 1945.

    Il Mahabharata descrive chiaramente una esplosione catastrofica che scosse il continente. "Un proiettile unico carico di tutta la potenza dell'Universo... Una colonna incandescente di fumo e fiamme brillanti come 10.000 soli, esplose in tutto il suo splendore... era un'arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in cenere una razza intera.

    "I cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero, il vasellame si ruppe senza alcuna causa apparente, e gli uccelli diventarono bianchi.

    "Dopo poche ore, tutti i prodotti alimentari erano stati infettati. Per uscire da quel fuoco, i soldati si gettarono nel fiume."

    Lo storico Kisari Mohan Ganguli dice che gli scritti sacri indiani sono pieni di tali descrizioni, che suonano come un'esplosione atomica simile a quelle di Hiroshima e Nagasaki. Dice di riferimenti alla lotta di carri nel cielo e ad un'arma finale. Una battaglia antica è descritta nel Drona Parva, una sezione del Mahabharata. "Il passaggio racconta di battaglie in cui le esplosioni delle armi finali decimano interi eserciti, fanno strage di una folla di guerrieri con cavalli ed elefanti ed armi, portati via come se fossero le foglie secche degli alberi", dice Ganguli.

    "Invece di funghi atomici, lo scrittore descrive un'esplosione verticale con le sue nuvole di fumo fluttuanti come aperture di una serie di ombrelloni giganti. Non ci sono commenti in merito alla contaminazione degli alimenti e dei capelli delle persone che cadono".

    L'archeologo Francesco Taylor dice che le incisioni in alcuni templi vicini, che è riuscito a tradurre, suggeriscono preghiere per essere risparmiati dalla grande luce che stava per causare la rovina della città. "E' abbastanza incredibile immaginare che alcune civiltà possedessero la tecnologia nucleare prima di noi. La cenere radioattiva aggiunge credibilità agli antichi racconti indiani che descrivono la guerra atomica."

    L'attività di costruzione è stata fermata, mentre il gruppo di cinque membri conduce l'inchiesta. Il caposquadra del progetto è Hundley Lee, che ha avviato l'inchiesta, dopo che un alto livello di radiazioni è stato scoperto.

    fonte: www.acins.eu/Foto%20Home%20Page/home%202.jpg


    qualcuno ne sa qualcosa in più???
     
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  8. maia
     
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    L’antico Mahabarata descrive le terrificanti caratteristiche distruttive della guerra: "... (l’arma era) un singolo proiettile caricato con tutto il potere dell’universo. Una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come mille soli si sollevò in tutto il suo splendore... una saetta di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in cenere l’intera razza dei Vrishnis e gli Andhakas... i cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero; le ceramiche si ruppero senza ragione, e gli uccelli divennero bianchi... dopo qualche ora tutte le riserve di cibo erano infette... per sfuggire a questo fuoco, i soldati si lanciarono nei corsi d’acqua per lavare se stessi ed il loro equipaggiamento...". Sembra che il Mahabarata stia descrivendo una guerra atomica!

    Molti ricercatori dell’enigma UFO tendono a trascurare un fatto di grande importanza: si dà per scontato che molti dischi volanti siano di origine aliena, o forse militare governativa, non prendendo in considerazione che potrebbero invece provenire da Atlantide o dall’antica India. Ciò che sappiamo sugli antichi velivoli indiani risale a fonti remote: testi scritti che ci sono giunti attraverso i secoli. Non c’è dubbio che molti di tali testi siano autentici; esistono letteralmente centinaia di epiche indiane, molte delle quali non sono nemmeno state tradotte in inglese dal sanscrito.

    DAI DOCUMENTI CUSTODITI A LHASA
    L’imperatore indiano Ashoka diede inizio alla "Società segreta dei nove uomini sconosciuti": grandi scienziati indiani che avrebbero dovuto catalogare tutte le scienze. Ashoka tenne segreto il loro lavoro perché temeva che le scienze avanzate catalogate da questi uomini, estratte dalle antiche fonti indiane, sarebbero state usate per malvagi scopi di guerra, a cui Ashoka si opponeva fortemente, essendosi convertito al buddismo dopo aver sconfitto un esercito rivale in una battaglia sanguinosa. I "nove uomini sconosciuti" scrissero un totale di nove libri, presumibilmente uno a testa. Uno dei volumi si intitolava "Il segreto della gravità!" ed era conosciuto dagli storici anche se non l’avevano mai visto; dato che trattava principalmente del controllo della gravità, si può immaginare perché Ashoka volesse tenere segreta tale conoscenza. Egli sapeva anche di guerre devastanti in cui erano stati usati veicoli avanzati e altre "armi futuristiche" che avevano distrutto l’antico "Impero di Rama" indiano diversi secoli prima. Solo pochi anni fa i Cinesi hanno scoperto dei documenti sanscriti a Lhasa, in Tibet e li hanno inviati all’università di Chandrigarh per essere tradotti. In merito, la dottoressa Ruth Reyna dichiarava che i documenti contengono istruzioni per la costruzione di astronavi interstellari! Il loro metodo di propulsione, a suo avviso, era "anti-gravitazionale" e si basava su un sistema analogo a quello della "laghima", il potere sconosciuto dell’ego esistente nel carattere fisiologico dell’uomo "una forza centrifuga abbastanza forte da neutralizzare tutta la spinta gravitazionale". Secondo gli Yogi Hindu sarebbe la "laghima" a permettere all’uomo di levitare. La dottoressa Reyna ha detto che a bordo di queste macchine, che nel testo venivano definite "Astras", gli antichi indiani avrebbero potuto inviare un distaccamento di uomini su qualsiasi pianeta, almeno stando a questo documento, probabilmente ultra secolare. Sembra che i manoscritti abbiano rivelato anche il segreto di "antima", "della cappa dell’invisibilità" e di "garima", ovvero "come diventare pesante come una montagna di piombo". Non sorprende che gli scienziati indiani dopo aver snobbato i testi in questione, abbiano cominciato a cambiare parere quando i Cinesi hanno annunciato che avrebbero incluso certe parti dei dati nel loro programma spaziale. Questo è stato uno dei primi casi di ufficiale ammissione governativa sulla ricerca anti-gravità. Il manoscritto non specificava che fosse mai stato fatto un viaggio interplanetario, ma tra le varie cose menzionava un viaggio pianificato sulla Luna, nonostante non sia chiaro se sia stato mai effettuato. Comunque, una delle grandi epiche indiane, il Ramayana, tratta una storia dettagliata di un viaggio verso la Luna in un Vimana (o Astra) e infatti parla di una battaglia sulla Luna con una nave aerea "Asvin" (o Atlantidea"). Questa è solo una piccola prova della tecnologia anti-gravità e aerospaziale usata dagli Indiani.

    QUATTRO TIPI DI VELIVOLI
    Per comprendere veramente la tecnologia, dobbiamo tornare ancora indietro nel tempo. Il cosiddetto "Impero di Rama" dell’India settentrionale e del Pakistan, sviluppatosi almeno 15.000 anni fa nel sub continente indiano, era una nazione composta da molte grandi città. Rama esisteva parallelamente alla civiltà Atlantidea nel medio oceano Atlantico, ed era governato da sacerdoti-re illuminati. Le sette grandi capitali di Rama erano conosciute nei testi classici indu come "Le sette città Rishi". Secondo gli antichi testi indiani i suoi abitanti avevano delle macchine volanti chiamate Vimana, descritte come velivoli circolari a doppio ponte, con oblò e una cupola, come immagineremmo un disco volante. Volava con la "velocità del vento" ed emanavano un "suono melodioso". C’erano almeno quattro tipi diversi di Vimana; alcuni a forma di disco volante, altri come lunghi cilindri (aeronavi a forma di sigaro"). Gli antichi testi indiani sui Vimana sono numerosi, e ci vorrebbero interi volumi per raccontare ciò che hanno da dire. Gli antichi indiani, che costruirono queste navi, hanno scritto interi manuali di volo sul controllo dei vari tipi di Vimana, molti dei quali sarebbero ancora esistenti, ed alcuni sono stati anche tradotti in inglese. Il Samara Sutradhara è un trattato scientifico che affronta da ogni possibile angolazione il viaggio aereo a bordo di un Vimana. Ci sono 230 stanze che trattano la costruzione, il decollo, l’attraversamento di migliaia di chilometri, atterraggi normali e forzati, e anche possibili collisioni con uccelli. Nel 1875, il Vaimanika Sastra, un testo del quarto secolo a.C. scritto da Bharadvajy il Saggio, usando anche testi più antichi come fonte, fu riscoperto in un tempio in India. Trattava dell’operatività dei Vimana ed includeva informazioni sul governo del timone, precauzioni per lunghi voli, protezione dell’aeronave dalle tempeste e dai lampi e come passare dalla guida a "energia solare" ad una fonte ad energia libera che sembra "anti-gravità". Il Vaimanika Sastra (o Vymaanika-Shaastra) ha otto capitoli di diagrammi, che descrivono tre tipi di velivoli, inclusi apparati ignifughi e super-resistenti. Menziona inoltre 31 parti essenziali di questi veicoli e 16 materiali di cui sono costruiti, che assorbono luce e calore; caratteristiche che li rendevano adatti alla costruzione dei Vimana. Sembra non sussistere dubbio che i Vimana fossero alimentati da qualche sorta di anti-gravità. Potevano infatti effettuare il decollo verticale e fluttuare nel cielo, come un moderno elicottero o un dirigibile. Bharadvajy il Saggio si riferisce a non meno di 70 autorità e 10 esperti di viaggio aereo nell’antichità. Queste fonti sono ormai perdute. I Vimana venivano alloggiati in un Vimana Griha, una specie di hangar e a volte si diceva che fossero riforniti da un liquido bianco-giallastro, o da una specie di composto di Mercurio, anche se le informazioni in proposito non sembrano troppo chiare. È probabile che gli scrittori postumi, nel descrivere i Vimana, si siano serviti di testi precedenti, e si siano confusi sul principio della loro propulsione. Il liquido bianco-giallastro sembrerebbe benzina, e forse i Vimana avevano diverse fonti di propulsione, inclusi motori a combustione o anche gettoreattori. È interessante notare che i nazisti avevano sviluppato i primi pulsoreattori pratici per i loro missili V-8. Hitler e la sua accolita di studiosi nazisti di esoterismo si interessarono all'antica India e al Tibet,dove inviarono numerose spedizioni, a partire dagli anni ’30, al fine di riscontrare tangibili prove alle loro teorie: fu forse proprio così che i nazisti ottennero alcune delle loro informazioni scientifiche. Secondo il Dronaparva, parte del Mahabarata e del Ramayana, un Vimana descritto aveva la forma di una sfera e volava ad altissima velocità su un vento mitico generato dal Mercurio. Si muoveva come un UFO, andando su e giù, all’indietro e in avanti, seguendo i desideri del pilota. In un’altra fonte indiana, il Samar, i Vimana erano "macchine di ferro, ben congiunte e lisce, con una carica di Mercurio che usciva dalla parte posteriore in forma di una fiamma rumorosa".

    SCHELETRI RADIOATTIVI
    Un’altra opera chiamata Samaranganasutradhara, descrive la progettazione dei i veicoli. È possibile che il Mercurio avesse qualcosa a che fare con la propulsione, o più probabilmente con il sistema di guida. Curiosamente, gli scienziati sovietici hanno scoperto quelli che chiamano "strumenti antichi usati in veicoli navigatori cosmici" in grotte del Turkestan e del deserto del Gobi. Gli "apparecchi" sono oggetti semisferici di vetro o porcellana, che finiscono a cono con una goccia di Mercurio all’interno. È evidente che nell’antichità gli Indiani volavano in giro per l’Asia, forse ad Atlantide e perfino in Sud America. Sfortunatamente i Vimana, come molte scoperte scientifiche, venivano usati per la guerra. Gli Atlantidei usavano le loro macchine volanti "Vailixi", un tipo di velivolo, per provare letteralmente a soggiogare il mondo, se dobbiamo credere a quello che dicono i testi indiani. Gli Atlantidei, conosciuti come "Asvins" erano apparentemente tecnologicamente più avanzati degli Indiani, e certamente di temperamento più agguerrito. Sebbene non si sia a conoscenza di testi sui Vailixi atlantidei, alcune informazioni sono state ottenute da fonti "occulte" e esoteriche che descrivono le loro macchine volanti. Simili, se non identici ai Vimana, i Vailixi erano, in genere, sigariformi, ed avevano la capacità di muoversi sott’acqua, nell’atmosfera o nello spazio, indifferentemente. Il Ramayana, il Mahabarata e altri testi parlano della terribile guerra che vide opposti, fra dieci o ventimila anni, Atlantide e Rama, e l'uso di terribili ordigni di distruzione inimmaginabili fino alla seconda metà di questo secolo. L’antico Mahabarata descrive le terrificanti caratteristiche distruttive della guerra: "... (l’arma era) un singolo proiettile caricato con tutto il potere dell’universo. Una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come mille soli si sollevò in tutto il suo splendore... una saetta di ferro, un gigantesco messaggero di morte che ridusse in cenere l’intera razza dei Vrishnis e gli Andhakas... i cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I capelli e le unghie caddero; le ceramiche si ruppero senza ragione, e gli uccelli divennero bianchi... dopo qualche ora tutte le riserve di cibo erano infette... per sfuggire a questo fuoco, i soldati si lanciarono nei corsi d’acqua per lavare se stessi ed il loro equipaggiamento...". Sembra che il Mahabarata stia descrivendo una guerra atomica! Riferimenti del genere non sono isolati: battaglie con l’uso di un fantastico schieramento di armi e velivoli sono comuni in tutte le epiche indiane. Una di queste descrive addirittura un conflitto sulla Luna tra Vimana e Vailixi! La su menzionata sezione descrive dettagliatamente un’esplosione atomica e gli effetti della radioattività sulla popolazione. Saltare nell’acqua sarebbe stata l’unica tregua. Quando gli archeologi trovarono i resti della città di Mohenjo Daro, gli scheletri giacevano per strada e alcuni di loro si stringevano le mani, come se fossero stati colti all’improvviso da un tremendo destino. Questi resti umani risultano tra i più radioattivi mai trovati, alla pari con quelli di Hiroshima e Nagasaki. Antiche città i cui muri e mattoni sono stati letteralmente vetrificati e fusi insieme, si possono trovare in India, Irlanda, Scozia, Francia, Turchia e altri luoghi. Non c’è una spiegazione logica per la vetrificazione di città di pietra, se non un’esplosione atomica. Oltretutto, a Mohenjo Daro, le strade erano ricoperte di vetri anneriti, frutto dello scioglimento di vasi d’argilla a causa di un intensissimo calore.

    I GRANDI E LE AERONAVI
    Con il cataclismico affondamento di Atlantide e l’annientamento di Rama con le bombe atomiche, il mondo è collassò in una sorta di età della pietra. Eppure sembra che non tutti i Vimana e i Vailixi di Rama e Atlantide siano andati distrutti. Costruiti per durare migliaia di anni, molti sarebbero ancora in uso, come evidenziato dai "Nove uomini sconosciuti" di Ashoka e dai manoscritti di Lhasa. Che le società segrete composte da uomini eccezionalmente illuminati abbiano preservato queste invenzioni e la conoscenza della scienza e della storia non sembra sorprendente. Grandi personaggi storici tra i quali Gesù, Buddha, Lao Tzu, Confucio, Krishna, Zoroastro, Mahavira, Quetzalcoatl, Akhenaton, Mosè e altri rimasti anonimi, fecero probabilmente parte dell'organizzazione. È interessante notare che quando Alessandro il Grande invase l’India più di duemila anni fa, i suoi storici annotarono che ad un certo punto furono attaccati da "scudi di fuoco volanti" che si lanciarono in picchiata sull’esercito e terrorizzarono la cavalleria. Questi "dischi volanti" non impiegarono bombe atomiche o armi a raggi sull’esercito di Alessandro, ed egli proseguì la sua invasione dell’India. Si dice che l'"organizzazione" in questione custodisca alcuni Vimana e Vailixi in caverne segrete in Tibet e altri luoghi dell’Asia Centrale, e il deserto di Lop Nor nella Cina occidentale è al centro di un grande mistero ufologico. Forse è là che vengono conservate molte delle antiche aeronavi, in basi sotterranee.

    CITAZIONI VEDICHE
    "Una volta, mentre re Citaketu stava viaggiando nello spazio su un aeroplano brillante e fulgido, datogli da Lord Vishnu, vide Lord Siva... Le frecce mandate da Lord Siva sembravano raggi infuocati che venivano emanati dal globo di sole e coprirono i tre aeroplani residenziali, che non si potevano vedere più." (Srimad Bhagasvatam, Sixth Canto, Part. 3)

    "Un carro aereo, il Pushpaka, trasporta molta gente alla capitale di Ayodhya. Il cielo è pieno di stupende macchine volanti, scure come la notte, ma cosparse di luci con un riverbero giallognolo." Mahavira of Bhavabhuti (Testo dell’ottavo secolo selezionato da tradizioni e scritti più antichi)

    "I Veda, antichi poemi hindu, forse i più antichi di tutti i testi indiani, descrivono i Vimana di varie forme e misure: i ‘ahnihotra-vimana’ con due motori, i ‘Vimana-elefante’ con più motori, ed altri tipi che prendevano il nome da altri animali, il martin pescatore e l’ibis." (D. Hatcher Childress, "Ancient Indian Aircraft Technology", in The Anti-Gravity Handbook)

    "Ora la grandezza del carro di Vata! Rompendo va. E di tuono è il suo rumore, fino ai cieli esso tocca. Emette vivide luci (un riverbero rosso infuocato) e turbina polvere sulla terra". Rig-Veda (Vata è il Dio ariano del vento)

    L’Impero di Rama
    "Il cosiddetto ‘Impero di Rama’ dell’India del Nord e Pakistan si sviluppò almeno 15.000 anni fa nel subcontinente indiano, ed era una nazione composta da grandi sofisticate città, molte delle quali si trovano ancora nel deserto del Pakistan, nell’India settentrionale e occidentale. Rama era retto da ‘re-sacerdoti illuminati’ che governavano le città.

    Associabili agli UFO
    Nella letteratura vedica indiana ci sono molte descrizioni di macchine volanti che generalmente sono chiamate Vimana. Si distinguono in due categorie:

    (1) velivoli fatti dall’uomo simili ad aerei che volano con l’aiuto di ali simili a quelle degli uccelli
    (2) strutture non aerodinamiche che volano in modo misterioso e che di solito non sono costruite dagli umani.

    Delle macchine della categoria (1) si parla principalmente nelle opere secolari medioevali sanscrite che trattano architettura, motori difensivi militari e altri congegni meccanici.
    Le macchine della categoria (2) vengono descritte in opere antiche quali i Rig Veda, il Mahabarata, il Ramayana, e i Puranas, ed hanno molte caratteristiche che le accomunano agli UFO.

    Ci sono antichi racconti indiani su veicoli di legno costruiti dall’uomo che volano con ali nel modo dei moderni aeroplani. Sebbene questi veicoli lignei fossero anche chiamati Vimana, non tutti erano simili agli aerei. I Vimana più tipici avevano caratteristiche di volo simili a quelle riportate per gli UFO, e si diceva che gli esseri con essi associati possedessero gli stessi poteri delle entità UFO. Un esempio interessante di Vimana è la macchina volante che Salva, un antico re indiano, aveva ottenuto da Maya Danava, un abitante di un sistema planetario chiamato Taltala. "Il crudele Salva arrivò sul carro Saubha che può andare dappertutto, e da esso uccise molti coraggiosi giovani Vrishni e devastò malvagiamente tutti i parchi delle città". (Richard L. Thompson).

    Dal Mahabarata
    Nel poema c’è questo racconto dell’eroe Krishna che allude ad armi più potenti. Va nei cieli all’inseguimento di Salva: "Il suo Saubha salì al cielo alla lunghezza di una lega... mi lanciò dei razzi, missili, lance, punte, asce, azze, giavellotti a tre lame, lanciafiamme, senza sosta... il cielo... sembrava che avesse cento soli, cento lune... e cento miriadi di stelle. Nessun giorno o notte si scorgeva o i punti della bussola".

    E ancora:
    "L’aereo occupato da Salva era molto misterioso. Era così straordinario che a volte sembrava che molti aerei apparissero nel cielo, a volte che non ce ne fossero del tutto. L’aereo ora era visibile, ora no, e i guerrieri della dinastia Yadu erano confusi dalle sue manovre. A volte lo vedevano a terra, a volte volava nel cielo, altre volte si trovava sulla cima di una collina e a volte galleggiava sull’acqua. Il magnifico aereo volava nel cielo come un tizzone turbinante - non stava fermo nemmeno per un istante".





    da: edicolaweb.net
     
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  9. staipa
     
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    CITAZIONE (cocogordonmoore @ 2/9/2009, 08:13) 
    Per fondere il granito ed assicurare una più efficace coesione degli elementi, si potrebbe pensare che i costruttori abbiano utilizzato dei bracieri ardenti posti ai piedi delle mura. Questa spiegazione, già di per sé poco convincente quando si constata che solo il lato interno è stato vetrificato, mentre le parti esterne, spesse talora da uno a due metri, sono fatte di pietre del tutto naturali, diventa del tutto inconsistente quando ci si rende conto che occorre raggiungere una temperatura di 1300 gradi per avviare la fusione delle rocce di granito.

    Emm il fatto che sono vetrificati solo da un lato non è proprio la dimostrazione del fatto che possono essere stati dei bracieri?
    Con un braciere non puoi che vetrificare un singolo lato.
    Eventualmente con due bracieri si possono vetrificare i due lati.
    Per quanto riguarda la temperatura di 1300 è più o meno la temperatura usata anche dai giapponesi per forgiare le Katane, sia oggi che in epoche remote quindi non mi stupisce eccessivamente.
     
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  10. maia
     
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    Per non perderlo...
     
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  11. FoxMulder91
     
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    Maia meriteresti davvero un premio fedeltà ^_^ il forum è purtroppo morente da mesi, ma la tua passione è sempre straordinaria!
     
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10 replies since 2/9/2009, 08:13   2410 views
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