Il prete Gianni

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  1. maia
     
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    nell'immaginario medievale,il prete gianni,era il monarca di un misterioso e potente regno cristiano,ubicato a oriente,che sarebbe dovuto correre in aiuto dell'europa cattolica,intimorita dalla minaccia islamica.molte furono le collocazioni del suo leggendario dominio che si successero nei secoli.molti furono anche i nomi con i quali venne conosciuto:Prete Ianni,Presto Giovanni,Preste Ioanni.e' pero' come prete gianni che sarebbe entrato nella leggenda.allo stesso tempo sovrano e ministro di dio.i dubbi e i misteri sulla collocazione del suo regno furono con ogni probabilita',alimentati dalla particolare natura delle conoscenze geografiche dell'epoca.secondo i cartografi del medioevo,infatti,i territori dell'asia cominciavano subito a est del nilo.uno stretto braccio di mare separava le spiagge della cina dalle coste dell'africa orientale.tutto quanto si trovava tra il nilo e la cina era considerato "india".essa era immaginata come divisa in 3 parti:l'india maggiore,corrispondente a quella contemporanea,convertita al cristianesimo dell'apostolo tommaso,una seconda india rappresentata dall'arabia dei nostri giorni e infine una terza india che corrisponde all'attuale etiopia.
    alle origini del mito vi sarebbero dunque vaghi e ancestrali ricordi di antiche evangelizzazioni operate in quelle terre dall'apostolo tommaso,che si sarebbero sedimentate nella tradizione biblica.
    la storia :
    http://www.croponline.org/pretegianni.htm#...E%20LA%20STORIA

    il prete gianni e agharti:
    http://www.croponline.org/agharti.htm
     
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  2. maia
     
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    :*happy:
     
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  3. viverride
     
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    Non sono riuscito a capire cosa c’entri il prete Gianni con Agharti, tuttavia potrebbe esserci una relazione tra le due cose per il fatto che di entrambe non si sa nulla di preciso. Il prete Gianni invitava con una lettera i sovrani europei a visitare il suo regno fantastico, dove esisteva una pietra magica che trasformava l’acqua in vino (già lo aveva fatto Gesù) e in latte, che è molto più utile come alimento. Se, come penso, la lettera è uno scherzo di qualche monaco burlone, il riferimento alla pietra filosofale (quella vera trasformava il ferro in oro) conferma che il suddetto monaco conoscesse qualche principio di alchimia. Cosa che all’epoca era l’abbiccì della conoscenza, per monaci e laici. Anche l’accenno all’acqua miracolosa che mantiene giovani, descritta nella lettera, è un riferimento all’elisir di lunga vita, altro tema caro agli alchimisti occidentali, mentre il catino che risanava dalle malattie è il frutto del desiderio di combattere le medesime, che all’epoca, data la scarsità d’igiene e la malnutrizione, imperavano. La vasca miracolosa si può definire l’antesignano di Lurdes e altri posti visitati dalla Madonna, quindi soddisfa il bisogno di sacro e di meraviglioso. Oltre al fatto che Achille fu immerso in un’acqua simile da una dea e tenuto per il tallone, cosa che in seguito gli fu fatale, mentre nelle leggende nordiche, uno dei loro dei s’immerse nell’acqua miracolosa, in un bosco sacro, ma mentre lo faceva una foglia gli si posò sulla schiena, proprio nel punto dove, poi, sarebbe stato trafitto da una freccia. Da nord a sud d’Europa, quindi, ci sono le medesime leggende sull’immortalità, ma c’è sempre anche il difetto, la scappatoia, (la sfiga) che permette alla Morte di trionfare.
    Che poi, nel regno di prete Gianni, non vi siano serpenti e scorpioni è una nota di colore, per ribadire che il villaggio vacanze offre tutti i comfort, che vi si può andare senza correre alcun pericolo, anche perché non vi sono ladri, assassini, né bugiardi. Questi ultimi muoiono magicamente nello stesso momento in cui dicono una bugia: da noi non potrebbe funzionare, causa sterminio dell’intera popolazione. Il papa Alessandro III e Federico Barbarossa ci cascarono in pieno, come boccaloni, e fu solo allora che il fantomatico monaco erudito alchimista burlone si accorse di averla fatta grossa, e si ritirò in buon ordine, prima che gli arrivasse qualche mazzata tra capo e collo. O forse, la mazzata, gli è arrivata veramente, se diamo per vero il clima che si respirava nei monasteri dell’epoca, come magistralmente descritto nel romanzo (e successivo film) “Il nome della rosa”, di Umberto Eco, dove i fraticelli si ammazzavano amorevolmente l’un con l’altro.
    L’ammiraglio Byrd trasvolatore (nel nome il destino) scrive quel suo presunto diario di viaggio nel 1947, dopo il disastro di Hiroshima e Nagasaki (cattiva coscienza di un americano?) e proprio quando i dischi volanti (lui li chiama “flugelrads”) si fanno vedere la prima volta. Il messaggio che il “Maestro” gli diede è: “Pentitevi, perché la fine è vicina”: storia già sentita da almeno duemila anni, e forse anche più. Rientrando alla base e raccontando tutto ai suoi superiori, che gli hanno ordinato di tacere, Byrd pone le basi per la nascita del movimento complottista, di cui forse anch’io faccio parte, perché descrive i militari, e altri oscuri personaggi, come cattivi con pessime intenzioni nei confronti dei comuni mortali, tenuti all’oscuro – in quel caso - di un messaggio abbastanza semplice ed evidente: le bombe atomiche sono una bruttissima cosa!
    Byrd forse aveva letto H.P. Lowecraft, scrittore rinomato di fantascienza, e ne era rimasto suggestionato, volendo emularlo. Aveva letto sicuramente anche altri testi, gli stessi letti da Hitler, se non altro quelli che parlano del VRIL e dalla razza ariana. O arianna, come scritto da Byrd. E se con l’ingiunzione di tacere ha fatto nascere il cospirazionismo, con il re del mondo, (che non è una sua idea), che domina re, presidenti e capi di governo, ha fatto nascere (o contribuito) all’idea di un dominio mondiale massonico. Tanto è vero che, per il “pentitevi che la fine è vicina”, il film “Ultimatum alla Terra” (remake di quello più famoso del 1951) è del 2008, mentre “La guida di David Icke alla cospirazione globale” è uscita in Italia nel gennaio di quest’anno e “Rivelazioni non autorizzate”, di Marco Pizzuti è dell’aprile, sempre di quest’anno. Morale della favola: c’è un lungo filo rosso che unisce diversi personaggi, diciamo così “cospirazionisti”, attraverso quasi tutto il Novecento. Non sarà frutto solamente degli scrittori di fantascienza e di altri autori facilmente suggestionabili?
     
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    "La leggenda del Prete Gianni cominciò nell'anno 1165, quando una misteriosa lettera pervenne all'imperatore di Bisanzio Manuele I Comneno. La missiva era stata scritta da un personaggio che si presentava come "Giovanni Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio, Re dei Re e Sovrano dei sovrani". Sempre nella lettera, il mittente avrebbe sostenuto di essere re e sacerdote di un regno situato vicino all'India, dove vigeva sempre la pace, le persone vivevano felici e non conoscevano la menzogna; a detta del Prete Gianni, inoltre, nel suo regno "la terra stilla miele ed è ricolma di latte" e "non v'è scorpione nè serpente che strisci sull'erba, gli animali velenosi non possono entrarvi nè fare male ad alcuno". Di questa particolare lettera vennero a conoscenza, tramite degli ambasciatori, il Papa e l'Imperatore (Barbarossa), ma di fatto non se ne fece nulla, e del Prete Gianni si persero le tracce. In seguito però Marco Polo accennò al Prete Gianni nel suo libro, Il Milione, affermando che "di sua grandezza favella tutto 'l mondo" e descrivendo il suo regno come un luogo fantastico, prospero e pieno d'ogni ricchezza. Altri erano invece pronti a giurare che questo regno custodisse il Santo Graal, o che addirittura lì si trovassero la fonte dell'eterna giovinezza ed il Paradiso Terrestre. Siamo qui di fronte a racconti dove gli elementi storici si mischiano col mito e la leggenda, dove a volte i fatti narrati possono assumere sia un valore letterale che un valore simbolico. René Guénon nel suo libro Il Re del Mondo prende in esame, tra gli altri, anche questo personaggio leggendario e lo accosta alla figura biblica di Melchisedeck, suggerendo come in fondo questi due personaggi possano rappresentare simbolicamente la stessa cosa. Anche Melchisedeck infatti è sia re che sacerdote, poichè, stando alla Scrittura, egli è contemporaneamente "re di Salem" e "sacerdote di Dio altissimo" (Gn 14:18). Il Prete Gianni è inoltre re "grazie all'onnipotenza di Dio", quindi la sua figura è caratterizzata da una grandissima autorevolezza, che viene direttamente da Dio. Allo stesso modo Melchisedeck è "sacerdote di Dio altissimo" e secondo San Paolo è addirittura superiore ad Abramo ed è "reso simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno". René Guénon sostiene inoltre che questa figura, che possiamo chiamare "Re del Mondo", non designa tanto un individuo in particolare, poichè costituisce prima di tutto un principio. Questo principio si può poi manifestare in un determinato "centro" tradizionale e può essere effettivamente rappresentato da una persona".

    Fonte: link

    "Furono avanzate varie ipotesi, ma l'origine del nome e l'identità rimangono inspiegati. Per Jacques de Vitry si trattava dello stesso Gengis Khan, per Vincenzo di Beauvais di un imperatore indiano; negli Annales Sancti Rudberti Salirburgensis è identificato in Akaba, secondo re mongolo di Persia; per Odorico da Pordenone fu un principe cinese, mentre per Marco Polo e Alberico Delle Tre Fontane un sovrano keraita (popolazione mongola convertita al cristianesimo nestoriano). Anche l'ubicazione del reame rimane sconosciuta. "Man mano che i viaggiatori europei si allontanavano dall'Occidente, il Prete Gianni recedeva verso lontananze sempre più mitiche: dagli Urali alla Persia e all'India, dalla Mongolia alla Cina, all'Indocina e alla Manciuria. Ciò che restava fissa era la strabiliante ricchezza del Prete e la sua volontà di accostarsi alla dottrina di Roma [...] Poi quando l'Asia sembrò non offrire nuovi appigli alle speranza di trovarvi un valido alleato [...] fu la volta dell'Africa: l'Egitto prima, la Nubia infine l'Etiopia" Viene romanzato sia nel Guerin meschino, sia nell' Orlando furioso, dove Ludovico Ariosto lo immagina quale re d'Etiopia, di nome Senapo, che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire la fame".

    Fonte: link

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    Diversi ricercatori sostengono che la lettera del Prete Gianni all'imperatore bizantino Emanuele I Comneno sia un falso.

    Nelle opere storiche la più antica menzione del Prete Gianni si trova negli scritti di Ottone di Frisinga (1109 - 1158).

    Il 27 settembre 1177 papa Alessandro III (1100 circa - 1181) indirizzò una lettera a un misterioso "Iohanni illustri et magnifico Indorum regi".

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    Lo studioso tedesco Gustav Salomon Oppert (1836 - 1908) tentò di dimostrare che il Prete Gianni era, in realtà, Yeliutashe, un re mongolo appartenente alla dinastia Liao.

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    Edited by Francesco Z - 9/2/2016, 02:17
     
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