L'incredibile storia delle Navi di Nemi

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  1. maia
     
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    Quello delle navi del lago di Nemi è stato un caso archeologico clamoroso, oggi del tutto dimenticato. In tutte le enciclopedie leggiamo che furono fatte costruire da Caligola, affondate e poi recuperate abbassando il livello del lago. Furono distrutte durante l’ultima guerra, a causa di un incendio provocato dalle truppe tedesche. Nei pressi si trovano ruderi del Tempio di Diana Nemorense. Per recuperare le navi, Benito Mussolini, negli Anni Trenta, organizzò un’operazione lunga e complessa durata quattro anni e che coinvolse la Regia Marina. Lo scopo del Duce era quello di dimostrare la forza del Regime fascista nel recuperare le “Navi dei Giganti” com’erano allora chiamate. Già nel 1446, il Cardinale Prospero Colonna aveva incaricato l’architetto Leon Battista Alberti di fare delle ricerche sul fondale del lago e furono allora recuperati solo pochi resti.



    Fino all’ottocento ci furono vari tentativi di studiare queste navi e recuperarle ma tutti gli sforzi furono vani. Nel 1923 Benito Mussolini, che amava proclamare la gloria di Roma Antica, capì al volo l’importanza propagandistica del recupero delle due enormi navi che erano state attribuite a Caligola. Per fare ciò il Duce decise di prosciugare il lago di Nemi. E così fu fatto. Grande meraviglia, la prima nave emersa in superficie era lunga più di ottanta metri. Queste navi inspiegabilmente bruciarono il 31 maggio del 1944 poco prima che gli americani arrivassero a prenderne possesso. Fu allora un’operazione colossale ma lo scenario nel quale vanno collocate le Navi dei Giganti sarebbe ben diverso da quello romanico imposto da Mussolini. Alcuni studiosi si sono infatti accorti che in alcune mappe compilate tra il 1200 e il 1500 sono presenti alcune caratteristiche geografiche di migliaia di anni prima: per esempio la nota Carta Veneziana del 1474 o il Portolano di Dulcert, carta “impossibile” ricopiata da Dulcert probabilmente da un’altra precedente vecchia di diversi millenni e tracciata da una civiltà perduta nelle nebbie del passato. Qui la linea costiera del Basso Lazio, tra Roma e Napoli è diversa da quella di oggi, con il Mar Tirreno che penetra nel territorio laziale formando un grande golfo. Una civiltà umana sarebbe esistita tra il 38000 e il 26000 prima di Cristo, Caligola venne tirato in ballo perché nelle Vite dei dodici Cesari si dilettava nel costruire navi liburniche e a bordo di queste navi l’imperatore costeggiava la Campania tra musiche e danze. Caligola divenne imperatore nel 37 dopo Cristo e venne assassinato nel 41. Quindi le navi avrebbero dovuto essere progettate e costruite durante i tre anni del breve regno. Inoltre, la tecnologia presente sulle due imbarcazioni è più avanzata di quanto ci si aspetterebbe. Si trattava di scafi potenti e veloci, qualcuno ipotizza forse idromagnetici, che sfrecciavano lungo le coste di quel grande golfo preistorico che caratterizzava il Basso Lazio nel pieno dell’Era Glaciale, circa 30000 anni fa. Non solo, ma nel lago di Nemi ci sono diversi altri enigmi archeologici ancora insoluti come quello di un condotto di 1635 metri scavato nella roccia basaltica non si sa come ne’da chi. Secondo il parere di specialisti in materia, la realizzazione di una simile opera nel 4° secolo avanti Cristo doveva essere un’impresa pari alla costruzione del traforo del Monte Bianco. Questa struttura non è citata da nessuna fonte o da illustri come Stradone. Ci sono in fondo al lago cunicoli enigmatici, gallerie e camere sotterranee. Chi e’ stato l’artefice di tutto ciò? Non certamente Caligola. Ancora oggi rimane un mistero insoluto.
     
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4 replies since 13/8/2008, 10:08   742 views
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